Fulvio Croce

1977
28 aprile, Torino
Fulvio Croce, 76 anni, avvocato, presidente dell’Ordine degli Avvocati e dei Procuratori di Torino

Nel 1968, titolare di uno dei più noti studi legali della città, è eletto presidente dell’Ordine di Torino, dopo esserne stato consigliere e segretario. È confermato nella carica ininterrottamente per 9 anni, fino al momento del suo assassinio. Proprio in qualità di presidente dell’Ordine, assume la difesa d’ufficio dei brigatisti rossi al processo di Torino iniziato nel 1976. Tra i brigatisti processati figurano Prospero Gallinari, Alberto Franceschini, Renato Curcio e Paolo Maurizio Ferrari. Perché ne assume la difesa?
Durante il corso del processo accadde un episodio mai occorso in precedenza in Italia: tutti gli imputati detenuti revocarono il mandato ai loro difensori di fiducia e minacciarono di morte i legali che avessero accettato la nomina come difensori di ufficio.

Il 17 maggio 1976, data della prima udienza del processo, uno degli imputati, Maurizio Ferrari, a nome anche di tutti gli altri imputati detenuti, lesse un comunicato: “ci proclamiamo pubblicamente militanti dell’organizzazione comunista Brigate Rosse. E come combattenti comunisti ci assumiamo collettivamente e per intero la responsabilità politica di ogni sua iniziativa passata presente e futura. Affermando questo viene meno qualunque presupposto legale per questo processo. Gli imputati non hanno niente da cui difendersi. Mentre al contrario gli accusatori hanno da difendere la pratica criminale antiproletaria dell’infame regime che essi rappresentano. Se difensori, dunque, devono esservi, questi servono a voi egregie eccellenze. Per togliere ogni equivoco revochiamo perciò ai nostri avvocati il mandato per la difesa e li invitiamo, nel caso fossero nominati d’ufficio, a rifiutare ogni collaborazione con il potere […]”.

A seguito della revoca dei difensori di fiducia, il Presidente della Corte d’Assise di Torino, Dott. Guido Barbaro, richiese al Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Torino di indicare un elenco di nominativi di difensori d’ufficio per la difesa degli imputati e procedette alle nomine. Gli imputati, però, dichiararono che non intendevano accettare la nomina di difensori d’ufficio e fecero presente che “qualora i difensori accettassero la nomina saranno ritenuti come collaborazionisti del regime, con le conseguenze che ne potranno derivare”.
A seguito di quest’ultimo comunicato, i nuovi difensori d’ufficio nominati dalla Corte, in occasione della seconda udienza del 24 maggio 1976, rimisero a loro volta il mandato.

A questo punto, il presidente della Corte d’Assise, constatate le difficoltà di pervenire alla nomina di difensori, incaricò della difesa d’ufficio il Presidente del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Torino, l’avvocato Fulvio Croce. Il Codice di procedura penale dell’epoca, infatti, prevedeva all’art. 130 che, qualora non fosse possibile reperire un difensore d’ufficio, il Presidente del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati dovesse assumere questo incarico. Fulvio Croce, pur essendo un anziano avvocato civilista e pur essendo assolutamente consapevole dei gravissimi rischi a cui si esponeva, accettò l’incarico e scelse gli altri difensori tra i Consiglieri dell’Ordine con un provvedimento in cui spiegava che le ragioni delle delega erano da individuarsi nei possibili profili di incompatibilità nella difesa.

All’udienza del 25 maggio 1976 gli imputati riaffermarono il loro rifiuto della difesa leggendo un nuovo comunicato contenente minacce contro Fulvio Croce ed i legali da esso delegati:
“gli avvocati nominati dalla corte sono di fatto degli avvocati di regime. Essi non difendono noi, ma i giudici. In quanto parte organica ed attiva della contro-rivoluzione, ogni volta che prenderanno iniziative a nostro nome agiremo di conseguenza.”

Nel corso dell’udienza come pure nel corso della quarta udienza del 26 maggio 1976, ogni volta che i legali d’ufficio presero la parola furono insultati e minacciati.
Nel corso dell’udienza del 7 giugno 1976 l’avvocato Grande Stevens, d’intesa con i colleghi consiglieri dell’Ordine nominati difensori di ufficio, sollevò una eccezione preliminare di incostituzionalità dell’art. 130 del Codice di procedura penale, la norma che imponeva la obbligatorietà della difesa tecnica anche per l’imputato che la rifiutasse. Grande Stevens invocò la Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali che attribuisce il diritto all’imputato di scegliersi un difensore o difendersi da solo (art.6, comma 3 lett. c). In tal caso l’avvocato poteva essere chiamato non come difensore, ma come amicus curiae perché, nell’interesse della collettività, si riducesse il margine di errori nel processo: chiamato cioè come garante di legalità. In breve, Grande Stevens tentò di dimostrare che quello alla difesa è un diritto ma non un obbligo. Tuttavia la Corte d’Assise, forse anche sotto la spinta emotiva dell’omicidio del Procuratore della Repubblica Francesco Coco, ritenne manifestamente infondata l’eccezione di incostituzionalità e così Fulvio Croce e tutti i consiglieri dell’Ordine nominati difensori di ufficio portarono avanti il loro munus sotto la minaccia di morte dei loro assistiti.

L’avvocato Fulvio Croce fu atteso nell’androne dello stabile ove aveva sede il suo studio in Torino, Via Perrone il pomeriggio del 28.04.1977 da un commando composto da due uomini e una donna e fu ucciso con cinque colpi di pistola. Mentre la donna del gruppo di aggressori, Angela Vai, allontanava le due segretarie, Rocco Micaletto, appoggiato da Lorenzo Betassa con funzione di copertura, si diresse rapidamente verso l’avvocato, lo chiamò ‘Avvocato!” e subito dopo gli sparò cinque colpi che lo raggiunsero mortalmente alla testa e al torace.

Subito dopo i brigatisti fuggirono su una 500 già in attesa con un quarto terrorista, Raffaele Fiore, alla guida.
I cinque proiettili partirono dalla stessa arma di costruzione cecoslovacca che sette mesi dopo avrebbe ucciso il giornalista de “La Stampa” Carlo Casalegno.
L’omicidio fu rivendicato dalle “Brigate Rosse” con una telefonata al quotidiano “La Stampa” e all’Ansa. L’uccisione dell’avv. Croce determinò un ulteriore grave stato di tensione che portò al rinvio del processo “per impossibilità di costituire una giuria popolare”. Il processo sarà ripreso tempo dopo, ma prima e durante la sua celebrazione altre persone verranno uccise: dagli investigatori Antonio Esposito e Rosario Berardi, al vicedirettore de “La Stampa”, Carlo Casalegno. Poco più di un mese prima dell’omicidio dell’avv. Fulvio Croce, era stato ucciso anche il brigadiere Giuseppe Ciotta, un altro degli investigatori direttamente coinvolti nell’istruttoria del processo.

Fonte
Ordineavvocatitorino.it
Chi è stato Fulvio Croce | Ordine Avvocati Torino

Approfondimento
Il Dubbio
28 aprile 1977: così moriva Fulvio Croce, che prima della vita mise il diritto

Video
Piemonte Memoria n. 3 – Torino di Piombo, gli anni drammatici del terrorismo


da Il Dubbio

SIENA 20071004 CRO, Cristoforo Piancone al suo arrivo al palazzo do giustizia ANSA CARLO FERRARO

da Ansa

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