Carlo Casalegno

1977
16 novembre, Torino
Carlo Casalegno, 60 anni, giornalista e viceDirettore de La Stampa

Casalegno fu la prima vittima tra i membri del “quarto potere” da parte del terrorismo italiano. Omicidio che si sarebbe ripetuto con modalità simili più avanti, come nel caso di Walter Tobagi, cronista del Corriere della Sera, assassinato il 28 maggio del 1980 dalla Brigata XXVIII marzo a Milano. Già la prima avvisaglia che la violenza politica si stesse riversando contro i giornalisti si era vista proprio nel giugno di quell’anno, il ‘77, quando sempre gli estremisti di sinistra spararono alle gambe al direttore del Giornale Indro Montanelli. Uno dei momento di massima tensione per la storia dell’Italia, stretta nella morsa della lotta armata. Gli anni delle bombe, delle stragi, dei rapimenti e degli omicidi. Ma anche se tempi eccezionali prevedono soluzioni eccezionali, Casalegno si è sempre opposto all’introduzione di leggi ad hoc per combattere il terrorismo.
Nel 1976 si aprì a Torino il maxi-processo alle Brigate Rosse, nella ex caserma trasformata in aula bunker di Corso Ferrucci, che vedeva tra i suoi principali imputati Renato Curcio. La tensione durante il processo divenne altissima, portando all’assassinio dell’avvocato Fulvio Croce, che aveva preso la difesa d’ufficio dei brigatisti nonostante questi avessero minacciato di morte chiunque lo avesse fatto. L’iter proseguì con la rinuncia in massa dei cittadini chiamati a comporre la giuria popolare. Servivano sei persone, non si presentò nessuno. In questo contesto, Casalegno coi suoi articoli esortava ognuno a non indietreggiare di fronte al terrorismo, a fare ciascuno la propria parte.
Un anno dopo, Il 16 novembre 1977 alle ore 13.55, mentre stava ritornando nella propria casa in corso Re Umberto 54, Casalegno fu vittima di un agguato da parte di un gruppo della sezione torinese delle Brigate Rosse, formato da Raffaele Fiore, Patrizio Peci, Piero Panciarelli, Cristoforo Piancone e Vincenzo Acella. Gli attentatori in un primo momento forse avevano in mente di replicare lo stesso schema operato a Milano contro Montanelli, ma, dopo una serie di rinvii e dopo una discussione interna alla colonna torinese, la gambizzazione venne commutata in sentenza di morte a causa di nuovi articoli firmati dal giornalista torinese che criticavano la lotta armata. I brigatisti avevano previsto di colpire Casalegno direttamente nell’androne del palazzo. Raffaele Fiore aveva il compito di sparare, coperto da Piero Panciarelli, mentre Peci rimaneva a fare il palo armato di mitra. Acella era alla guida dell’auto predisposta per la fuga.
Casalegno venne colpito da quattro colpi al volto. Soccorso dalla moglie, il giornalista venne ricoverato in condizioni gravissime all’ospedale Le Molinette. In quel frangente a Torino si cercarono di organizzare manifestazioni di solidarietà: la sera seguente il giorno dell’attentato (17 novembre), ci fu una manifestazione popolare di cittadini contro il terrorismo a piazza San Carlo con la partecipazione di alcune migliaia di persone.
Il vicedirettore de La Stampa morì il 29 novembre 1977, dopo 13 giorni di agonia.

Fonte

La Stampa.it
Carlo Casalegno: 45 anni dall’omicidio politico. Oggi su “Il Mix delle 23” – La Stampa

Approfondimenti

Rai Cultura
Carlo Casalegno | Storia | Rai Cultura
Giornalistiuccisi.it
Carlo Casalegno – Cercavano la verità

Sound

da Rai PlaySound
Audio di Giovanni Minoli
Il mix delle 23 | Carlo Casalegno | Rai Radio 1 | RaiPlay Sound

Il Libro

da Archivio 900


da Wikipedia

da La Stampa

PDF

da L’Alba dei funerali di uno Stato

da Immagini del Novecento