Benedetto Petrone

1977
28 novembre, Bari
Benedetto Petrone, 18 anni, manovale

Nonostante la tensione a Bari fosse alta, il MSI convoca un comizio di Pino Romualdi, già vicesegretario del Partito Fascista Repubblicano, per domenica 13 novembre in piazza Fiume. Attraverso un appello lanciato nei giorni precedenti dal Movimento Lavoratori per il Socialismo a cui aderiscono numerosi partiti e organizzazioni democratiche e antifasciste, si riesce ad impedire la manifestazione di piazza dei missini. Ma il 16 novembre il MSI svolge un incontro-dibattito con Pino Rauti e Gianfranco Fini, sebbene si siano verificate tensioni nei giorni immediatamente precedenti. Nella settimana che precede il 28 novembre si susseguono le aggressioni e le provocazioni da parte delle ronde nere: un ragazzo quattordicenne viene ricoverato il 26 novembre dopo essere stato aggredito da un gruppo di uomini armati e mascherati. Il pomeriggio del 28 novembre un militante della FGCI viene aggredito da un gruppo di missini e, nella serata dello stesso giorno, attorno alle 20:00, si ripete una nuova aggressione: in piazza Chiurlia sostano alcuni giovani comunisti che improvvisamente notano l’avvicinarsi di un gruppo di missini. I comunisti fuggono subito nella sezione “Introna-Pappagallo” di Bari Vecchia per chiedere aiuto, mentre i missini si dileguano. Dalla sezione escono una quindicina di militanti, i quali si dividono per un giro di perlustrazione. Un gruppetto di quattro persone, tra i quali ci sono Benedetto Petrone, 18 anni e Franco Intranò, 16 anni, sta attraversando piazza Massari, dirigendosi verso piazza Prefettura.
Di fronte alla prefettura, all’angolo tra via Cairoli e corso Vittorio Emanuele, sostano una ventina di missini, che avvistando i giovani comunisti, inviano due di loro a chiamare i rinforzi nella vicina federazione provinciale del MSI in via Piccinni, al cui interno ha sede anche il Fronte della Gioventù, organizzazione giovanile del partito. A questo punto un branco di circa quaranta neofascisti si incammina verso il gruppetto che sosta ancora in piazza Massari. Dal branco si sganciano cinque missini che si scagliano contro i comunisti, tre dei quali iniziano a scappare attraversando la piazza e disperdendosi nei vicoli della città vecchia, mentre Benedetto Petrone, avendo problemi di deambulazione, resta indietro venendo raggiunto dagli aggressori che si avventano su di lui con catene e bastoni. Franco Intranò torna indietro per aiutare il compagno, ma viene gettato a terra e ferito da un’arma da taglio che gli penetra l’ascella, mentre Petrone viene accoltellato all’addome, colpo che gli risulta fatale e poi poco sotto alla clavicola.

«L’altra sera eravamo un gruppetto di compagni, abbiamo lasciato Bari Vecchia e ci siamo affacciati su corso Vittorio Emanuele. Erano le 20:30 o poco più, forse, e sapevamo che poco prima una banda fascista aveva intimidito e minacciato una ragazza. Improvvisamente ce li siamo visti venire incontro in tanti, sbucavano da via Piccinni, dove c’è la federazione missina, li abbiamo visti con le mazze chiodate in mano, siamo scappati, io verso la parte alta del corso, in direzione di piazza Garibaldi. Ma poi mi sono voltato, ho visto che Benedetto non ce la faceva per il difetto alla gamba, era rimasto all’angolo della prefettura. Uno degli squadristi gli stava di fronte, lo ha colpito con un coltello una prima volta, in basso: allora sono tornato indietro, mentre Benedetto cadeva e quello lo colpiva di nuovo, ho allungato il braccio per afferrarlo, e l’assassino mi ha ferito all’ascella.»
(Franco Intranò, ferito nell’agguato, da L’Unità del 30 novembre 1977)

Soccorsi qualche decina di minuti più tardi, Petrone giunge in ospedale già morto, mentre Intranò, seppur ferito, riesce a raccontare l’accaduto e a descrivere gli aggressori. Nella notte vengono fermati sei neofascisti, mentre i sindacati aderiscono allo sciopero proclamato dalla Federazione lavoratori metalmeccanici di Bari.

Il 13 novembre 1978 si apre il processo per l’omicidio di Benedetto Petrone, che vede imputato Pino Piccolo, ancora latitante e altri sette missini per favoreggiamento. Nella prima seduta, Piccolo, seppure assente, affida la sua difesa all’avvocato Franza, messo a disposizione dal MSI, il quale cerca di non attribuire l’esecuzione materiale del delitto al solo Piccolo, cercando di coinvolgere anche gli altri imputati. La richiesta di Franza viene respinta, ma emergono anche le pressioni fatte dalle famiglie, danarose e influenti, degli imputati sulla procura di Bari.
Il 17 novembre Piccolo viene arrestato a Berlino Ovest con l’accusa di aver ucciso una donna durante una rapina compiuta assieme ad un emigrante italiano che era però riuscito a fuggire. Il 2 ottobre 1979 Piccolo viene estradato. Il 27 ottobre 1980 l’équipe medica del manicomio giudiziario di Reggio Emilia, in cui è rinchiuso, dichiara Piccolo sano di mente al momento dell’assassinio compiuto il 28 novembre 1977. Il 2 marzo 1981, dopo alcuni tentativi di suicidio, ricomincia il processo a Piccolo e ad altri sette missini: al termine del dibattimento la Corte d’assise di Bari condanna Piccolo a ventidue anni e mezzo di carcere, concede l’amnistia a due neofascisti all’epoca dei fatti minorenni e condanna a pene da un anno e mezzo a sei mesi i restanti. Il 22 maggio 1982 la pena per Piccolo sarà ridotta a 16 anni. Il 21 agosto 1984 Pino Piccolo si suicida, impiccandosi nella sua cella del carcere di Spoleto.

Nel Novembre 2022, 45 anni dopo l’attentato, la Procura di Bari ha chiesto l’archiviazione per prescrizione del procedimento a carico di ignoti aperto nel tentativo di individuare gli altri responsabili, oltre all’unico che fu condannato per l’omicidio. Alla fine del 2017 le indagini erano state riaperte, in seguito al deposito in Procura di una memoria difensiva dell’avvocato Michele Laforgia – che rappresenta la famiglia di Petrone – in collaborazione con l’Anpi, che ricostruendo i fatti di quella sera, sottolineava che «la storia giudiziaria ha individuato un unico colpevole, negando qualsiasi connessione penalmente rilevante fra i fatti di piazza Prefettura e il clima di violenza e intimidazione di quel periodo. Tutti gli imputati per ricostituzione del partito fascista sono stati alla fine assolti o prosciolti». «Ma chi era accanto a Piccolo quando costui ha rincorso e accoltellato a morte Benedetto Petrone? Nessuno di costoro, pur qualificati dalla corte d’Assise di Bari come corresponsabili dell’omicidio è mai stato identificato. Vi sono dunque colpevoli che non sono mai stati processati». Le nuove indagini – coordinate dal procuratore Roberto Rossi con il sostituto Grazia Errede, hanno consentito agli inquirenti di riascoltare numerosi testimoni e di ricostruire la dinamica dell’omicidio, accertando che l’uccisione di Benetto Petrone fu «il risultato di un’azione collettiva preordinata, espressione dello squadrismo fascista» messo in atto da un gruppo fascisti tutti armati con mazze e coltelli, e determinati all’uso della violenza, e che quindi la morte di «Petrone va addebitata a tutti i soggetti autori della spedizione punitiva” . Nei riguardi di queste persone però, non è più possibile procedere penalmente perché l’aggravante dei futili motivi, che avrebbe reso imprescrittibile il reato, è stata esclusa. Di qui la richiesta di archiviazione avanzata dalla Procura al Gip.

Fonti
Wikipedia
Omicidio di Benedetto Petrone – Wikipedia
La Gazzetta del Mezzogiorno.it
https://www.lagazzettadelmezzogiorno.it/news/bari/1369245/omicidio-benedetto-petrone-la-procura-di-bari-chiede-l-archiviazione-dell-inchiesta-bis.html

Approfondimento
Bari Today
Omicidio Petrone, la Procura di Bari chiede archiviazione dell’inchiesta: “Impossibile procedere contro altri responsabili, reati ormai prescritti”

La Canzone
Enzo del Re
Canzoni contro la guerra – Benedetto

Video
Repubblica.Tv
https://www.facebook.com/watch/?v=1595744317159388
https://www.youtube.com/watch?v=7OV0GuLgtvo
Video Appello della sorella
Video appello – Porzia Petrone | 40 anni con Benedetto
Sound
Radio Radicale
Benedetto Petrone, la notte dell’omicidio: telefonate in diretta su Radio Radicale Bari


da Wikipedia

da Pubblico Esercizio