Emanuele Iurilli

1979
9 marzo, Torino
Emanuele Iurilli, 19 anni, studente

Il 9 marzo 1979 cinque componenti di Prima Linea quindi passarono all’azione organizzando in modo improvvisato[9] l’agguato nella bottiglieria di Via Millio 64/A, in Borgo San Paolo : intorno alle 13.40 Bruno La Ronga (nome di battaglia “Andrea”, considerato all’interno dell’organizzazione un esperto di armi, Maurice Bignami, Fabrizio Giai e Giancarlo Scotoni “Roberto” entrarono nel locale armi in pugno e presero possesso della bottiglieria, dopo aver trasferito sul retro la gente presente, cercando di evitare il panico[8]. Subito dopo La Ronga uscì dal locale e, armato di pistola, si affiancò come copertura all’esterno alla sua compagna Silveria Russo “Laura”, armata con un mitra Sten, vicino alla Fiat 131 usata per l’azione in cui era disponibile un fucile d’assalto Kalašnikov. Bignami “Davide” e Giai “Ivan” si posizionarono invece dietro il bancone all’interno della bottiglieria; Bignami si finse barista, mentre Giai si nascose dietro la macchina del caffè; Giai era armato con un mitra Sten e una P38 e Bignami aveva una pistola, mentre Scotoni, con un fucile a pompa, rimase sul retro del locale per controllare la gente che fu fatta sdraiare a terra.

Il piano architettato dai componenti di Prima Linea prevedeva che gli agenti di un’auto della polizia sarebbero stati attirati all’interno della bottiglieria con una telefonata fittizia e che, dopo l’arrivo dei poliziotti nel locale, sarebbe stato immediatamente aperto il fuoco per uccidere da parte di Bignami e Giai, mentre La Ronga e Russo sarebbero eventualmente intervenuti all’esterno per colpire i militi che fossero rimasti fuori o che si fossero accorti del pericolo[12]. Bignami quindi fece la telefonata alla questura lamentando la presenza di un ladro di autoradio all’interno del locale e richiedendo in tono eccitato l’intervento in aiuto di un’auto della polizia. Per 40 minuti i cinque terroristi attesero l’arrivo dell’auto della polizia; all’interno del locale Bignami e Giai, in un’atmosfera di grande tensione, avevano già provveduto a mettere a terra il volantino di rivendicazione predisposto in anticipo sulla vicenda di Caggegi e Azzaroni.

Alle ore 14.20 arrivò l’auto della polizia ed il primo agente, l’appuntato Gaetano D’Angiullo, entrò nella bottiglieria chiedendo informazioni al bancone riguardo alla chiamata telefonica; Bignami, senza neppure rispondere, iniziò subito a sparare con eccessiva precipitazione e colpì l’appuntato all’addome ferendolo in modo grave, mentre Giai entrò in azione in ritardo e sparò a sua volta quattro colpi con lo Sten verso il poliziotto senza colpirlo. L’appuntato D’Angiullo cadde all’indietro fuori dalla porta del locale, mentre il secondo agente, che non era ancora entrato, rispose al fuoco esplodendo alcune raffiche con il suo mitra M12 attraverso la vetrata del bar in direzione di Giai, provocando danni al bancone, ma mancando il bersaglio. Si accese quindi un violento scontro a fuoco tra l’agente con l’M12 e Giai e Bignami all’interno del locale, mentre Scotoni, preso dal panico non utilizzò il suo fucile a pompa.

Contemporaneamente aprirono anche il fuoco all’esterno del locale l’autista dell’auto della polizia e La Ronga e Russo: lo scontro fu caratterizzato dalla confusione e dall’emotività dei terroristi, da un grande volume di fuoco e dalle numerose pallottole vaganti. “Andrea” venne raggiunto per errore da quattro pallottole esplose dalla Russo con lo Sten, rimase ferito alle ginocchia e al polso, ma continuò a sparare con la pistola e riuscì a trascinarsi fino alla Fiat 131 dove prese il Kalašnikov e riaprì il fuoco a raffica verso i poliziotti. A questo punto Giai, che si era gettato a terra e il cui Sten si era inceppato, avvertito dalle grida di La Ronga del suo ferimento, prese il fucile a pompa di Scotoni e uscì di corsa fuori dal locale esplodendo una serie di colpi e avvicinandosi ad “Andrea” per soccorrerlo.

Dalle testimonianze sembrerebbe che i due agenti superstiti ripiegarono al coperto abbandonando l’M12 e i terroristi riuscirono ad uscire dal locale; La Ronga era semisvenuto e Bignami e la Russo apparivano sconvolti, mentre Giai guidò la fase di fuga[14]. Recuperò il mitra della polizia e la pistola dell’appuntato D’Angiullo, ed, essendo la Fiat 131 fortemente danneggiata dai colpi d’arma da fuoco, prese una auto Simca parcheggiata lì vicino con le chiavi dentro dove fuggirono Bignami e la Russo mentre “Ivan” e Scotoni caricarono La Ronga ferito sull’auto della polizia e fuggirono su quella macchina che, avendo le due gomme posteriori bucate, non poteva viaggiare velocemente. Il Kalašnikov e la pistola di La Ronga rimasero abbandonate sul terreno.

Mentre si svolgevano le ultime e concitate fasi dello scontro a fuoco, era già caduto a terra, colpito da pallottole vaganti, Emanuele Iurilli, un giovane studente di 18 anni che, essendo residente proprio in Via Millio 64 (di fronte alla bottiglieria) stava tornando a casa dopo la scuola[13]. Dalle ricostruzioni effettuate dopo i fatti risultò che il giovane venne verosimilmente colpito mortalmente, poco dopo aver girato l’angolo della strada per raggiungere la sua abitazione, dalle raffiche partite dal Kalašnikov di La Ronga, che in effetti subito dopo ammise la responsabilità con i suoi compagni. Il giovane Iurilli, nonostante il tentativo di ripararsi sotto un’auto, venne colpito gravemente al petto e morì durante il trasporto in ambulanza verso l’ospedale “Molinette”.

Fonte
Wikipedia
Agguato della bottiglieria di via Millio

Approfondimenti

Il Mamilio
Emanuele Iurilli, morire mentre si torna da scuola. Quel maledetto 9 Marzo 1979 e gli anni del terrore
Spazio70
9 marzo 1979: l’agguato di via Millio e l’assurda morte di Emanuele Iurilli

Il Libro
Anni spietati – Torino racconta violenza e terrorismo
Torino, quartiere San Paolo. Via Francesco Millio è una strada anonima, attorniata da brutti condomini in stile anni Cinquanta. Non ci sarebbe molto da dire su via Millio, se non fosse per quella ammaccatura circolare al centro della saracinesca metallica di un negozio: l’impronta di un proiettile. È lì, immobile, dal 9 marzo 1979, il giorno in cui morì Emanuele Iurilli, studente, 18 anni. Per caso, senza un perché. Quella di Emanuele è solo una delle tante cicatrici incise nei muri di Torino. Anni spietati è un viaggio nella memoria nascosta per le strade di Torino, un racconto per luoghi della serie inattesa di mutamenti che possono toccare una città: austera ‘company town’ nel 1967, in lotta nell’autunno 1969, indifferente o distratta di fronte alle prime azioni di guerriglia urbana nella prima metà dei Settanta, atterrita e militarizzata tra il 1977 e il 1979 e – infine – artefice di una coraggiosa reazione. A Torino si celebra il ‘processone’ ai capi storici delle Brigate Rosse, a Torino si elabora la vittoria nazionale contro il terrorismo. In fondo, è una storia a lieto fine.

da Laterza.it


da Wikipedia

da Wikipedia

La vetrata della bottiglieria – da Wikipedia

da Archivi-Polo del 900

da Il Mamilio.it