Attentato alla Sinagoga di Roma

1982
9 ottobre, Roma
Stefano Gaj Tachè, 2 anni

Dinamica dell’attentato

L’attentato avvenne alle 11:55 di sabato 9 ottobre 1982, giorno in cui si celebravano contemporaneamente lo shabbat, il bar mitzvah di alcune decine di adolescenti della comunità ebraica romana e lo Shemini Atzeret, a chiusura della festa di Sukkot. Si stima che nel Tempio fossero presenti almeno 300 persone, fra cui almeno una cinquantina di minorenni con le rispettive famiglie.
I cinque terroristi, vestiti in maniera elegante, camminarono con calma fino all’obiettivo. Tre si disposero in modo da poter bloccare tutte e tre le potenziali vie di fuga di Via Catalana, su cui si affaccia l’uscita posteriore della Sinagoga, mentre gli altri due si posizionarono davanti all’ingresso principale dell’edificio, posto su Via del Tempio. Secondo le ricostruzioni, un agente di sicurezza impiegato dalla comunità ebraica chiese a due componenti del commando di identificarsi. Questi risposero lanciando almeno tre bombe a mano e successivamente aprendo il fuoco con i mitra sulla folla. L’aggressione durò circa cinque minuti e successivamente gli attentatori furono visti fuggire a bordo di una Volkswagen rossa e di una Austin bianca.
L’unica vittima dell’attentato fu un bimbo di 2 anni, Stefano Gaj Taché, colpito a morte da una scheggia di una bomba a mano. 40 persone furono ferite, fra cui i genitori e il fratello della vittima, Gadiel Gaj Taché (4 anni), quest’ultimo colpito alla testa e all’addome.

Reazioni

L’attentato avvenne dopo cinque mesi dall’inizio della Guerra del Libano, un periodo in cui gli ebrei in ogni parte del mondo si trovavano sotto accusa per l’invasione israeliana del Libano meridionale e la comunità ebraica a Roma si sentiva attorniata da un clima ostile, in via Garfagnana era stato affisso uno striscione con la scritta «Bruceremo i covi sionisti» e una bara era stata deposta davanti la sinagoga durante un corteo della CGIL.
Subito dopo l’attacco, si registrarono reazioni durissime da parte della comunità ebraica: un giornalista de l’Unità fu costretto a rifugiarsi in un edificio vicino, insultato dalla folla. Sul posto arrivò subito l’allora Presidente del Consiglio Giovanni Spadolini a offrire la propria vicinanza all’allora Rabbino Capo della Comunità ebraica romana Elio Toaff. Spadolini fu accolto con favore dalla folla di presenti come l’unico, assieme a Marco Pannella a non aver ricevuto Arafat (con riferimento alla visita di qualche giorno prima del leader palestinese in Italia, che incontrò il Presidente della Repubblica Sandro Pertini, il sindaco di Roma Ugo Vetere e papa Giovanni Paolo II). Il rabbino Toaf invitò Pertini a non presenziare ai funerali.
Due giorni dopo l’attentato il consigliere comunale romano Bruno Zevi pronunciò un famoso discorso in Campidoglio (che venne pubblicato integralmente il giorno seguente sulle pagine del Tempo) a nome della Comunità Ebraica, davanti al sindaco di allora Ugo Vetere. Zevi parlò dell’antisemitismo diffuso, accusò il ministero degli Interni di «non aver apprestato dispositivi difensivi nel ghetto e intorno alla sinagoga, malgrado fossero stati insistentemente richiesti» notando un’Italia «che manda i suoi bersaglieri in Libano per proteggere i palestinesi, ma non protegge i cittadini ebrei italiani», criticò il Vaticano «per il modo pomposo in cui ha ricevuto Arafat», i politici e i media «che salvo rare eccezioni hanno distorto fatti e opinioni». Alla fine del suo discorso Zevi disse: «L’antisemitismo è esistito per duemila anni, non dal 1948, dalla proclamazione dello Stato d’Israele. Non crediamo all’antisionismo filosemita: è una contraddizione in termini».

Indagini

Nei giorni successivi all’attentato, l’atto venne attribuito al Consiglio rivoluzionario di al-Fath guidato da Abu Nidal, responsabile di numerosi attentati contro obbiettivi ebraici in Italia e in Europa lungo gli anni ottanta.Una rivendicazione da parte di sedicenti “Brigate Rosse OLP” non fu giudicata attendibile dagli inquirenti.
A oggi si conosce l’identità solo di uno degli attentatori, Osama Abdel Al Zomar, arrestato il 20 novembre 1982 mentre cercava di passare il confine fra Grecia e Turchia portando con sé un carico di esplosivo. In seguito all’arresto, ulteriori riscontri condotti dalla polizia e la testimonianza della sua fidanzata italiana portarono a identificarlo come uno dei componenti del commando.
Al Zomar scontò una condanna per traffico di armi in Grecia, al termine della quale, nonostante le richieste di estradizione avanzate dall’Italia, fu lasciato libero. Zomar riparò in Libia, dove risulta sia rimasto fino alla caduta del regime di Gheddafi. Nel 1991 fu condannato in contumacia per strage dalla Corte d’Appello di Roma.
Uno dei principali collaboratori di Abu Nidal fu arrestato in Svizzera nel mese di settembre (quindi prima dell’attentato), ma la notizia fu resa nota solo a metà ottobre, perché si sospettò che l’arrestato fosse fra gli ideatori di questo e altri attacchi contro luoghi e istituzioni ebraiche

Fonte
Wikipedia
Attentato alla Sinagoga di Roma

Approfondimenti
Moked
Mattarella ricorda Stefano Taché: “Un bambino italiano”
Memorie Ebraiche
NOI, POPOLO DI ISRAELE, PROTESTIAMO E ACCUSIAMO – Bruno Zevi da: Il Tempo, 11 ottobre 1982
Il Riformista
Attentato alla Sinagoga di Roma, il governo sapeva ma non fece nulla – I DOCUMENTI SEGRETI
La Repubblica
La ricerca della verità a 40 anni dall’assalto alla Sinagoga a Roma
La Stampa
Nel 1982 l’attentato alla Sinagoga in cui morì Gaj Taché, il testimone: “In Questura mi mostrarono foto di giovani dall’aspetto nordico”
Euronews
Mai più oblio per Stefano Tachè, a Roma una mostra sull’attentato

Video
Corriere della Sera
Attentato sinagoga Roma, la mamma del piccolo Stefano Gaj Taché ucciso nel 1982: «Chiediamo…
Radio Radicale
Presentazione del libro di Gadiel Gaj Tachè “Il silenzio che urla. L’attentato alla sinagoga di Roma del 9 ottobre 1982” (Giuntina)
Rai Play
Sorgente di vitaMio fratello Stefano (attentato sinagoga di Roma)

Il Libro
Il silenzio che urla – Giuntina

Immagini
Archivio Luce
Attentato alla sinagoga di Roma


da RomaToday

Una immagine d’archivio del 9 ottobre 1982 relativa all’attentato compiuto da un commando palestinese alla sinagoga di Roma in cui mori’ il piccolo Stefano Tache’ Gay, di 2 anni. ANSA

da Ansa

da La Stampa