Elenco completo delle Vittime

ELENCO VITTIME MEMORIALE
DEL TERRORISMO E DELLA VIOLENZA POLITICA

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Dal 1962 al 2003

Avvertenza:
A differenza di quanto elaborato nelle pagine relative alle Fasi della realizzazione e relative inaugurazioni del percorso del Memoriale, le cui schede sono autoprodotte e curate da Alfredo Ceraso, i link del presente elenco riassuntivo conducono al MURO DELLA MEMORIA nel sito istituzionale della Rete degli Archivi PER NON DIMENTICARE. Alcune vittime non hanno link perché non presenti nel sito citato: sono invece presenti le relative schede di approfondimento nel percorso delle Inaugurazioni.
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L’ELENCO
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1962
20 ottobre, Verona
Gaspare Erzen, 58 anni, guardia merci

Vittima di un attentato dinamitardo attribuito a terroristi sud-tirolesi presso il deposito bagagli della stazione di Verona Porta Nuova. L’esplosione causa anche il ferimento di diciannove persone.

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1964
3 settembre, Selva dei Molini (BZ)
Vittorio Tiralongo, 23 anni, carabiniere

Alcuni terroristi appartenenti a un’organizzazione separatista sud-tirolese lo attirano con un pretesto all’esterno della caserma e lo uccidono.

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1965
26 agosto, Sesto Pusteria (BZ)
Palmerio Ariu, 26 anni, carabiniere
Luigi De Gennaro, 25 anni, carabiniere

Alcuni terroristi appartenenti a un’organizzazione separatista sudtirolese esplodono raffiche di mitra da una finestra che uccidono Palmerio Ariu e Luigi De Gennaro.

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1966
23 maggio, Passo Vizze (BZ)
Bruno Bolognesi, 23 anni, finanziere

Mentre transita nei pressi del rifugio viene ucciso dall’esplosione di un ordigno. L’agguato è attribuito ad organizzazioni separatiste sud-tirolesi.

23 luglio, S. Martino di Casies (BZ)
Salvatore Cabitta, 25 anni, finanziere
Giuseppe D’Ignoti, 22 anni, finanziere

Sono vittime di un’imboscata tesa loro da terroristi di un’organizzazione separatista sud-tirolese.

9 settembre alle 11,15, Malga Sasso (BZ)
Martino Cossu, 20 anni, finanziere
Franco Petrucci, 27 anni, tenente della Guardia di Finanza
Eriberto Volgger, 26 anni, vice brigadiere della Guardia di Finanza

Una bomba ad alto potenziale devasta una casermetta della Guardia di Finanza. Tre militari perdono la vita. Gli autori della strage sono da iscriversi al terrorismo sud-tirolese.

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1967
25 giugno, S. Nicolò di Comelico (BL)
Mario Di Lecce, 30 anni, sottotenente
Olivo Dordi, 24 anni, sergente
Francesco Gentile, 37 anni, capitano deII’Arma dei Carabinieri
Armando Piva, 21 anni, caporale

Terroristi sud-tirolesi minano un traliccio della linea elettrica e lo abbattono dopo aver collocato diverse mine antiuomo sulla obbligata via d’accesso. Le mine antiuomo colpirono i militari sopraggiunti per le indagini del caso.
L’attentato è noto come Strage di Cima Vallona

30 settembre, Trento
Filippo Foti, 51 anni, brigadiere di Pubblica Sicurezza
Edoardo Martini, 44 anni, guardia scelta di Pubblica Sicurezza

L’esplosione di un ordigno all’interno di una valigetta deposta su un convoglio fermo alla stazione di Trento uccide Filippo Foti e Edoardo Martini. L’esplosione li coglie mentre, consapevoli del rischio, si allontanano di corsa con la valigetta per salvaguardare i presenti.

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1969
27 febbraio, Roma
Domenico Congedo, 23 anni, studente

Muore precipitando dal cornicione dell’Università occupata, nel corso di una manifestazione contro la visita del Presidente Nixon in Italia. Gruppi neofascisti attaccano il Magistero occupato, lanciando sassi e razzi contro l’edificio e dando fuoco alla porta d’ingresso. La polizia presente non interviene. I pochi occupanti rimasti a presidiare l’edificio, mentre gli altri studenti partecipavano al corteo, si rifugiano ai piani superiori. Domenico Congedo, studente di Lingue e Letterature straniere, si arrampica sul cornicione di una finestra del terzo piano, alla ricerca di una via d’uscita per tutti. Il marmo cede e il giovane si schianta sul selciato.

09 aprile, Battipaglia (SA)
Teresa Ricciardi, 30 anni, insegnante
Carmine Citro, 19 anni, tipografo

A Battipaglia (Salerno), durante una manifestazione per la chiusura di due stabilimenti che davano lavoro a 800 operai, la folla assalta il municipio. Reparti di polizia aprono il fuoco sui manifestanti. Due morti: Teresa Ricciardi, che si era affacciata al balcone, e Carmine Citro, che era in strada, e decine di feriti.

13 settembre, Padova
Alberto Muraro, portinaio e carabiniere in pensione

A Padova il portinaio Alberto Muraro, testimone del caso Fachini-Juliano (quest’ultimo commissario della Polizia trasferito da Padova mentre indagava su attentati compiuti da militanti di Ordine nuovo) “cade” dalla tromba delle scale. Il caso verrà archiviato come incidente nonostante i molti dubbi.

27 ottobre, Pisa
Cesare Pardini, 22 anni, studente

A Pisa, negli scontri fra polizia e militanti della sinistra che protestano contro le attività dei neofascisti e contro la dittatura in Grecia, muore lo studente Cesare Pardini, colpito da un candelotto lacrimogeno.

19 novembre, Milano
Annarumma Antonio, 22 anni, guardia di Pubblica Sicurezza

In servizio di ordine pubblico a Milano per una manifestazione indetta da movimenti dell’estrema sinistra quale autista di un mezzo delle forze di Polizi, venne colpito con una spranga di ferro e, poco dopo, morì nell’ospedale dove era stato ricoverato d’urgenza. Due giorni dopo, in concomitanza con i funerali di Annarumma, si verificarono a Milano numerosi altri incidenti tra militanti della destra e della sinistra.

12 dicembre, Milano
Strage di Piazza Fontana
Giovanni Arnoldi, 42 anni, commerciante
Giulio China, 57 anni, commerciante
Eugenio Corsini, 71 anni, pensionato
Pietro Dendena, 45 anni, commerciante
Carlo Gaiani, 57 anni, perito agrario
Calogero Galatioto, 71 anni, pensionato
Carlo Garavaglia, 67 anni, commerciante
Paolo Gerli, 77 anni, imprenditore agricolo
Luigi Meloni, 57 anni, commerciante
Vittorio Mocchi, 33 anni, imprenditore agricolo
Gerolamo Papetti, 79 anni, imprenditore agricolo
Mario Pasi, 50 anni
Carlo Perego, 74 anni, pensionato
Oreste Sangalli, 49 anni, imprenditore agricolo
Angelo Scaglia, 61 anni, imprenditore agricolo
Carlo Silva, 71 anni, rappresentante di commercio
Attilio Valé, 52 anni, imprenditore agricolo

Attorno alle 16.30 di venerdì 12 dicembre 1969, un ordigno di elevata potenza esplose nel salone centrale della Banca nazionale dell’Agricoltura di Milano, in piazza Fontana, dove coltivatori diretti e imprenditori agricoli erano convenuti dalla provincia per il mercato settimanale. Il pavimento del salone fu squarciato e gli effetti furono devastanti. La bomba uccise diciassette persone e altre novanta circa furono ferite. Dopo aver inizialmente imboccato la “pista anarchica”, le indagini si concentrarono su alcuni esponenti del gruppo padovano facente capo al terrorista nero Franco Freda e all’organizzazione di estrema destra Ordine nuovo, e coinvolsero esponenti di spicco dei Servizi segreti. Il lungo e tormentato iter processuale, che consta di tre processi, si è concluso nel 2005 con assoluzioni complessive, ma certificando che la strage è attribuibile all’organizzazione eversiva di estrema destra Ordine nuovo. Restano confermate in via definitiva le condanne per condotte finalizzate al depistaggio di due ufficiali del SID e il coinvolgimento dell’esperto di armi di Ordine nuovo Carlo Digilio (reo confesso e collaboratore di giustizia). L’ultimo processo, inoltre, ritiene dimostrato, sotto il profilo storico, il coinvolgimento nella strage dei terroristi neri Franco Freda e Giovanni Ventura (non più processabili perché già assolti in via definitiva nel primo processo).

16 dicembre, Milano
Giuseppe Pinelli, 41 anni, anarchico e ferroviere

Trattenuto, presso la Questura di Milano, oltre le 48 ore regolamentari per il fermo di polizia, sottoposto ad estenuanti interrogatori nel corso delle indagini sulla strage di Piazza Fontana, nella notte tra il 15 e 16 dicembre, Giuseppe Pinelli muore innocente precipitando dalla finestra della Questura milanese. Il 17 maggio 1972, il commissario Luigi Calabresi, ritenuto responsabile della morte di Pinelli dalla sinistra extraparlamentare e da larghi settori dell’opinione pubblica progressista, viene assassinato sotto casa da esponenti di Lotta Continua, come sarà accertato in sede giudiziaria molti anni dopo.

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1970
18 aprile, Genova
Ugo Venturini, 30 anni, operaio

Durante un comizio del MSI viene colpito da una bottiglia piena di sabbia lanciata da contestatori. Morirà il 1° maggio.

15 luglio, Reggio Calabria
Bruno Labate, 46 anni, ferroviere

Il 15 luglio 1970, a Reggio Calabria, durante il secondo giorno di sciopero cittadino per rivendicare il capoluogo regionale, vi sono ripetuti violenti scontri tra dimostranti e forze dell’ordine. Nella tarda serata, Bruno Labate, 46 anni, ferroviere iscritto alla Cgil, è rinvenuto esanime in una strada del centro cittadino (morirà durante il trasporto in ospedale). Le circostanze della sua morte non saranno mai chiarite.

22 luglio, Strage di Gioia Tauro
Rita Cacicia, 38 anni, insegnante per sordomuti
Rosa Fassari, 67 anni, casalinga
Andrea Gangemi, 60 anni, funzionario di banca
Nicoletta Mazzocchio, 70 anni, casalinga
Letizia Concetta Palumbo, 48 anni, sarta
Maria Adriana Vassallo, 22 anni, insegnante

Nell’estate del 1970 la parte meridionale della regione era in balia della rivolta di Reggio Calabria causata dalla nomina di Catanzaro a capoluogo di regione. La rabbia di molti cittadini di Reggio sfociò nella proclamazione dello sciopero cittadino il 13 luglio. La rivolta era coordinata da un “comitato d’azione” che raccoglieva esponenti del Movimento Sociale Italiano e di altri partiti. Il 15 luglio si arrivò all’occupazione della stazione, alla creazione di barricate e scontri con la polizia per le strade della città. L’attentato avvenne una sola settimana dopo. La strage di Gioia Tauro venne causata dal deragliamento del treno direttissimo Treno del Sole Siracusa – Torino Porta Nuova del 22 luglio 1970, avvenuto a poche centinaia di metri dalla stazione di Gioia Tauro. Le cause non vennero mai accertate, ma nelle conclusioni della relazione del giudice istruttore del tribunale di Palmi si legge che l’attentato dinamitardo sia l’ipotesi più probabile Il bilancio fu di 6 morti e più di settanta feriti, di cui molti in gravi condizioni. La sentenza della corte d’assise di Palmi n 3/96 del 27 febbraio 2001 individua come responsabili tre esponenti di Avanguardia Nazionale: Vito Silverini, Vincenzo Caracciolo e Giuseppe Scarcella.

17 settembre, Reggio Calabria
Angelo Campanella, 45 anni, operaio

La città era in subbuglio per una serie di manifestazioni sfociate in scontri con la polizia. Quel giorno a Reggio Calabria, durante l’ennesima serie di giornate di sciopero generale per il capoluogo, dalla mattinata si verificano senza sosta scontri tra dimostranti e forze dell’ordine. Nel pomeriggio, vicino al ponte Calopinace, viene tentato l’attacco con bottiglie incendiarie al deposito locomotive, dove erano barricati poliziotti e carabinieri. Vengono esplosi colpi di arma da fuoco da entrambi le parti e un militare dell’Arma colpisce a morte Angelo Campanella, reggino di 43 anni, padre di 7 figli e conducente di autobus, mentre ritorna a casa nel popolare quartiere Ferrovieri. E’ la seconda vittima civile della rivolta.
La procura della Repubblica apre un’inchiesta, formalizzata come omicidio contro ignoti e conclusa senza l’individuazione di responsabili.
Dopo la morte di Campanella, vengono svaligiate alcune armerie e presi d’assalto il tribunale e la questura. Il questore Santillo allenta la tensione dando l’ordine di non reagire, ma ciò non impedisce a Vincenzo Curigliano, vibonese di 47 anni, brigadiere di pubblica sicurezza, di morire durante gli incidenti a causa di un collasso cardiocircolatorio. Curigliano è la prima vittima tra le forze dell’ordine.

12 dicembre, Milano
Saltarelli Saverio, 23 anni, studente

A Milano, durante cariche della Polizia a una manifestazione per il primo anniversario della strage di Piazza Fontana, muore lo studente di sinistra Saverio Saltarelli, colpito da un candelotto lacrimogeno.

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1971
12 gennaio, Reggio Calabria
Antonio Bellotti, 19 anni, agente di Pubblica Sicurezza

Nel corso di una sassaiola contro un treno che riporta a Padova un reparto Celere, Antonio Bellotti viene colpito al capo e muore dopo 16 giorni di coma. Ennesima vittima all’interno dei cosiddetti Moti di Reggio.

02 febbraio, Foggia
Domenico Centola, bracciante agricolo (link assente)

Nel corso di uno sciopero, la Polizia apre il fuoco uccidendo il contadino Domenico Centola.

04 febbraio, Catanzaro
Giuseppe Malacaria, 32 anni, operaio

Nei pressi della vicina sede del Movimento sociale italiano, si verificarono alcuni tafferugli, durante i quali vi fu l’esplosione di alcune bombe a mano. Una di queste causò la morte di Giuseppe Malacaria, catanzarese di 35 anni, muratore iscritto al PSI. Ulteriore vittima all’interno dei Moti di Reggio.

26 marzo, Genova
Alessandro Floris, 32 anni, portavalori

Nel corso di una rapina, tesa a finanziare il gruppo terroristico di estrema sinistra XXII ottobre, viene ucciso Alessandro Floris. La fotografia del suo assassinio diviene una delle icone degli Anni di Piombo.

17 settembre, Reggio Calabria
Carmelo Jaconis, 25 anni, barista

Sfocia in incidenti tra manifestanti e forze dell’ordine il corteo dell’estrema destra organizzato per ricordare i “Moti di Reggio”. Perde la vita mentre transita occasionalmente nel luogo degli scontri. l’autopsia sulla salma di Jaconis accertò che il proiettile non era riconducibile a un’arma in dotazione alle forze dell’ordine. In particolare, fu ritenuta responsabile l’organizzazione della destra extraparlamentare Avanguardia Nazionale.

14 dicembre, Marina di Pisa
Giovanni Gamalero Persoglio, 30 anni, studente universitario Link scheda

L’esplosione di un ordigno, posto a scopo terroristico nel negozio in cui si era avvicinato avendo notato uscire del fumo, causa la morte di Giovanni Gamalero Persoglio. Le indagini accertarono la matrice terroristico-politica dell’attentato, che fu opera di anarchici che volevano compiere un gesto dimostrativo nei confronti dell’esercente del negozio

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1972
11 marzo, Milano
Giuseppe Tavecchio, 60 anni, pensionato

Nel corso di violenti scontri tra estremisti di destra e polizia, dopo il divieto di una manifestazione della “maggioranza silenziosa”, Giuseppe Tavecchio viene occasionalmente colpito a morte mentre transita nelle vicinanze.

05 maggio, Pisa
Franco Serantini, 21 anni, studente

Mentre manifesta contro un corteo del MSI, si trova all’interno di scontri tra polizia e manifestanti e viene gravemente ferito dalle forze dell’ordine. Incarcerato e privo di assistenza, il giovane anarchico morirà due giorni dopo. Luciano Della Mea, antifascista e militante storico della sinistra pisana, e il professor Guido Bozzoni si costituiscono parte civile, avviando un procedimento per accertare le cause della morte, mentre si svolge un’ampia campagna di controinformazione che denuncia la responsabilità delle forze dell’ordine e la gestione violenta dell’ordine pubblico. Ma l’inchiesta è affossata dalle testimonianze degli agenti di pubblica sicurezza, che affermano di non ricordare nulla. Il sovversivo, il libro che il giornalista Corrado Stajano dedica alla vita e alla morte di Serantini, pubblicato nel 1975, ha un ruolo fondamentale nel far conoscere al grande pubblico la storia dell’anarchico, che diviene una vicenda-simbolo degli abusi di potere consumati in quegli anni, soprattutto a danno dei soggetti più fragili.

17 maggio, Milano
Luigi Calabresi, 35 anni, commissario Capo di Pubblica Sicurezza

Viene ucciso sotto casa da esponenti di Lotta Continua per “vendicare” la morte in questura dell’anarchico Giuseppe Pinelli. Nonostante l’inchiesta della magistratura avesse accertato che il Commissario Calabresi non si trovava nella stanza al momento dell’accaduto, le accuse rivolte a Luigi Calabresi divennero sempre più martellanti, calunniose e minacciose. Il movimento extraparlamentare di sinistra Lotta Continua si distinse per una campagna di stampa dai toni violenti. In questo clima maturò l’omicidio del Commissario. Sedici anni dopo, un ex militante di Lotta continua ammise di esserne stato uno degli autori materiali e fece i nomi del complice e dei mandanti. All’esito di una serie di processi, le loro responsabilità sono state accertate con sentenze divenute definitive.

31 maggio, Peteano di Segrado (Go)
La Strage di Peteano

Franco Dongiovanni, 23 anni, carabiniere
Antonio Ferraro, 29 anni, brigadiere dei Carabinieri
Donato Poveromo, 33 anni, carabiniere scelto

Tre carabinieri vengono uccisi da una bomba collocata nel cofano di una Fiat 500 mentre due rimangono feriti. Si trattò di un agguato premeditato. Per identificarne gli autori, gli inquirenti batterono la “pista rossa” e quella della criminalità comune. Solo nel 1984 la loro attenzione si rivolse alla destra eversiva e, in particolare, a soggetti già militanti nella organizzazione Ordine nuovo. Fu allora che un estremista confessò il fatto e ne indicò i coautori fornendo riscontri alle sue dichiarazioni. I riscontri forniti indussero alla pronuncia di condanne divenute definitive.

07 luglio, Salerno
Carlo Falvella, 21 anni, studente

In uno scontro tra due diverse fazioni muore Carlo Falvella, militante del Fuan (organizzazione degli universitari di destra). Viene accusato dell’omicidio l’anarchico Giovanni Marini.
Soccorso Rosso Militante organizza una campagna tesa a dimostrare l’innocenza di Marini e nel 1974, nel corso del processo, pubblica un pamphlet intitolato “Il caso Marini” nel quale si illustra una posizione di difesa nei confronti dell’anarchico. Parteciparono alla stesura del documento Pio Baldelli, Lanfranco Binni, Marco Boato, Sandro Canestrini, Dario Fo, Giambattista Lazagna, Roberto Matta, Franca Rame, Giulio Savelli, Giuliano Spazzali e Pietro Valpreda
Nel 1975 Giovanni Marini viene condannato a dodici anni per omicidio preterintenzionale aggravato e concorso in rissa. In appello la condanna viene ridotta a nove anni, sette dei quali effettivamente scontati.

25 agosto, Parma
Mariano Lupo, 19 anni, operaio

L’omicidio di Mario Lupo, militante di Lotta Continua, venne compiuto a Parma da un gruppo di neofascisti la sera del 25 agosto 1972 mentre la vittima si stava recando al cinema con due suoi amici, Alfonso Piazza e Giancarlo Ablondi. Morì pugnalato al cuore dopo essere stato aggredito. Il suo funerale fu occasione per una delle più grandi manifestazioni cittadine del dopoguerra. Al processo, concluso nel 1976, gli assassini vennero condannati per omicidio premeditato

27 ottobre, Ragusa
Giovanni Spampinato, anni 27, giornalista

Cronista del giornale “L’Ora” di Palermo, Giovanni Spampinato viene ucciso mentre indaga sui rapporti tra neofascisti, servizi segreti e ambienti criminali. Il delitto è opera del giovane Roberto Cambria, figlio del Presidente del Tribunale.

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1973
23 gennaio, Milano
Roberto Franceschi, 21 anni, studente universitario

Durante accesi scontri tra studenti e polizia davanti all’università Bocconi, Roberto Franceschi, uno dei leader del Movimento Studentesco, viene colpito da un colpo d’arma da fuoco in dotazione delle forze dell’ordine, come stabilirà una sentenza della Corte d’Assise di Milano. Morirà alcuni giorni dopo.

12 aprile, Milano
Antonio Marino, 23 anni, guardia di Pubblica Sicurezza

Il 12 aprile 1973 Antonio Marino fu comandato in servizio di ordine pubblico da svolgersi in occasione di una manifestazione del Movimento Sociale Italiano. Durante la manifestazione si verificarono gravissimi scontri. Un gruppo di estremisti compì saccheggi e attaccò i reparti di Polizia anche lanciando bombe a mano. Uno degli ordigni colpì l’agente Marino ed esplose uccidendolo. Autori del fatto, appartenenti al gruppo milanese di estrema destra “La Fenice”, furono poi individuati e condannati. Il gruppo prendeva nome da una rivista il cui primo numero era comparso nel 1971

16 aprile, Roma
Il rogo di Primavalle

Virgilio Mattei, 22 anni, studente
Stefano Mattei, 10 anni, studente

La notte del 16 aprile 1973 alcuni esponenti di Potere Operaio versarono del liquido infiammabile sul pianerottolo antistante l’appartamento di Mario Mattei, segretario della sezione del Movimento sociale italiano del quartiere di Primavalle. Divampò un incendio che distrusse rapidamente l’abitazione. Mentre alcuni familiari riuscirono a porsi in salvo, due dei figli di Mario Mattei morirono carbonizzati.

16 maggio, Milano
La Strage della Questura di Milano

Felicia Bartolozzi, 61 anni
Gabriella Bortolon, 23 anni
Federico Masarin, 30 anni, guardia di Pubblica Sicurezza
Giuseppe Panzino, 64 anni, maresciallo dei Carabinieri in congedo

Al termine della commemorazione, presso la Questura, per il primo anniversario dell’omicidio del commissario Calabresi, alla presenza del Presidente del Consiglio Mariano Rumor (DC), Gianfranco Bertoli lancia una bomba a mano: ferisce 50 persone e ne uccide 4. Immediatamente arrestato afferma di aver agito da solo, mosso dalla propria scelta ideologica di «anarchico individualista». Tempo dopo si accerterà al contrario che l’attentato era stato voluto e realizzato dal gruppo di estrema destra Ordine nuovo.

31 luglio, Reggio Calabria
Giuseppe Santostefano, 50 anni, commerciante e sindacalista C.I.S.N.A.L.

Il 31 luglio a Reggio Calabria, durante un comizio del P.C.I., si verificano dei tafferugli tra militanti comunisti e sostenitori di Reggio capoluogo. In questa occasione muore Giuseppe Santostefano, commerciante di 50 anni e simpatizzante missino.
Grazie alla testimonianza diretta di alcuni membri delle forze dell’ordine, viene denunciato un infermiere sindacalista della C.G.I.L per omicidio preterintenzionale: avrebbe spinto Santostefano facendolo cadere sul selciato.
Giuseppe muore per emorragia cerebrale dopo qualche ora dal ricovero in ospedale.

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1974
24 marzo, Milano
Lucio Terminiello, 31 anni, impiegato di banca

Al parco Lambro un esponente neofascista uccide Lucio Terminiello, ritenendolo erroneamente un agente di polizia in borghese.

28 maggio alle ore 10.12, Brescia
La Strage di Piazza della Loggia

Giulia Banzi Bazoli, 36 anni, insegnante
Livia Bottardi Milani, 32 anni, insegnante
Clementina Calzari Trebeschi, 32 anni, insegnante
Euplo Natali, 69 anni, pensionato, partigiano
Luigi Pinto, 25 anni, insegnante (morirà I’1 giugno)
Bartolomeo Talenti, 55 anni, operaio L
Alberto Trebeschi, 37 anni, insegnante
Vittorio Zambarda, 60 anni, pensionato (morirà il 16 giugno)

In piazza Loggia, nel corso di una manifestazione antifascista organizzata in concomitanza con uno sciopero sindacale proclamato contro le violenze nere degli ultimi mesi, neofascisti di Ordine Nuovo fanno esplodere un ordigno che provoca un centinaio di feriti e 8 morti.
Questo sito nasce per commemorare questa strage e rispondere democraticamente alla violenza politica estrema, facendo della memoria terreno e momento di confronto, studio, crescita civile.


17 giugno, Padova
Graziano Giralucci, 30 anni, militante del MSI-DN
Giuseppe Mazzola, 60 anni, carabiniere in pensione Link scheda

Muoiono per mano di un commando delle Brigate Rosse entrato nella sede del MSI-DN di via Zabarella per prelevare alcuni documenti. E’ il primo omicidio delle BR.

04 agosto, S. Benedetto Val di Sambro (BO)
Strage dell’Italicus

Nicola Buffi, 51 anni, impiegato
Maria Santina Carraro Russo, 47 anni, casalinga
Elena Celli, 67 anni, esercente
Elena Donatini, 58 anni
Tsugufumi Fukuda, 32 anni, cinese
Raffaella Garosi, 22 anni
Wilhelus Hanema Iacobus, 20 anni, olandese
Herbert Kontriner, 35 ann, austriaco
Antidio Medaglia, 60 anni, pensionato
Marco Russo, 14 anni
Nunzio Russo, 49 anni, ferroviere
Silver Sirotti, 25 anni

Un ordigno esplode nella quinta carrozza del treno espresso Italicus. All’esplosione segue un incendio di vaste proporzioni. I feriti sono 48 e muoiono 12 persone. vengono indagati e processati esponenti dei Nuclei Armati Rivoluzionari (NAR). I processi hanno esiti difefrenti.La Corte di Cassazione, pur confermando l’assoluzione degli estremisti, ha stabilito che l’area alla quale poteva essere fatta risalire la matrice degli attentati era «da identificare in quella di gruppi eversivi della destra neofascista». A simile conclusione era pervenuta anche la relazione di maggioranza della Commissione parlamentare d’inchiesta sulla loggia massonica Propaganda 2 (più nota come P2), richiamata anche in elaborati della Commissione parlamentare di inchiesta sulle stragi.

08 settembre, Roma
Fabrizio Ceruso, 19 anni, studente

L’8 settembre, intorno alle ore 08:00, la Polizia riprende le operazioni di sgombero ai alcuni appartamenti occupati dai baraccati di San Basilio. Gli abitanti decidono di rispondere in maniera determinata e una giovane donna comincia a sparare contro gli agenti con il proprio fucile da caccia, ferendo un vicequestore. Fra le 19:00 e le 19:30 si verificano gli scontri più violenti. Polizia e Carabinieri, in assetto da guerra, assaltano le postazioni dei manifestanti lanciando decine di lacrimogeni ad altezza d’uomo in direzione della piazza affollata. Dopo aver esaurito le munizioni le Forze dell’Ordine si ritirano ma alcuni poliziotti, invece di tornare indietro, percorrono via Fabriano scontrandosi con alcuni manifestanti. Qui il diciannovenne Fabrizio Ceruso, militante di Lotta Continua arrivato da Tivoli per supportare i manifestanti, viene raggiunto da un proiettile in pieno petto.

15 ottobre, Robbiano
Felice Maritano, 55 anni, maresciallo Maggiore dei Carabinieri

Felice Maritano faceva parte del Nucleo speciale antiterrorismo dei Carabinieri, costituito dal Generale Carlo Alberto Dalla Chiesa. Durante una rischiosa ricognizione notturna in una possibile base di terroristi a Mediglia (MI), viene individuato un brigatista che uccide Felice Maritano. Morente, il maresciallo riesce a ferire il brigatista, che viene arrestato.

20 ottobre, Lamezia Terme (Catanzaro)
Argada Adelchi, 20 anni, operaio
LINK ASSENTE

Argada Adelchi milita nel Fronte popolare Comunista Rivoluzionario (FPCR), un’organizzazione di osservanza leninista che si era distinta nelle azioni di solidarietà per Pietro Valpreda, ingiustamente processato a Catanzaro per l’attentato di Piazza Fontana. Argada è anche un operaio, un uomo grande e robusto. Il 20 ottobre, mentre passeggia con suo fratello e due amici, subisce l’aggressione di due militanti di Avanguardia Nazionale, che mettono mano alle pistole. Intervenuto in difesa dell’amico, salvandogli la vita, viene colpito al cuore da una pallottola. Il giorno dei funerali trentamila persone partecipano alla cerimonia.
I due assassini vengono arrestati e affermano di aver agito per legittima difesa ma nel 1977 vengono condannati: Michele De Fazio a quindici anni e quattro mesi e Oscar Porchia a otto anni e tre mesi di reclusione.

20 novembre, Savona
Fanny Dallari, 92 anni, pensionata

Una bomba ad alto potenziale esplode in via Giacchero a Savona causando il ferimento di 14 persone. Una di queste, Fanny Dallari, morirà il giorno seguente. E’ il più grave di diversi attentati avvenuti nel periodo a Savona. I processi non consentiranno di individuare gli autori dell’attentato, pur se si ritenne che esso, al pari degli altri, fosse stato voluto da ambienti della estrema destra eversiva.

05 dicembre, Argelato (BO)
Andrea Lombardini, 34 anni, brigadiere dei Carabinieri

Nel tentativo riuscito di sventare una rapina, viene ucciso dai rapinatori, terroristi delle Brigate Rosse.

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1975
24 gennaio, Empoli (FI)
Giovanni Ceravolo, 45 anni, appuntato di Pubblica Sicurezza
Leonardo Falco, 53 anni, vice brigadiere di Pubblica Sicurezza

Vengono uccisi da un terrorista neofascista, sospettato di essere uno degli esecutori della Strage del treno Italicus, mentre stavano per arrestarlo; un terzo operatore di polizia viene gravemente ferito. L’assassino verrà successivamente arrestato e condannato all’ergastolo per numerosi deliti.

28 febbraio, Roma
Mikaeli Mantakas (Mikis), 23 anni, studente universitario

Militante del movimento giovanile di destra FUAN viene ucciso, davanti alla sede del MSI-DN del quartiere Prati, da militanti di Potere Operaio durante durissimi scontri in occasione del processo agli esponenti di Potere Operaio accusati di essere gli esecutori del Rogo di Primavalle

13 marzo, Milano
Sergio Ramelli, 18 anni, studente

Militante del Fronte della Gioventù morirà il 29 aprile per aver subito un’aggressione da parte di appartenenti ad Avanguardia Operaia, armati di spranghe. Gli autori del fatto furono individuati a distanza di circa dieci anni. Vennero condannati con sentenza definitiva nel 1990.

15 aprile, Milano
Carlo Saronio, 26 anni, ingegnere Link scheda

Rapito da militanti di Potere Operaio (alcuni dei quali erano stati suoi amici), coadiuvati da delinquenti comuni, è accidentalmente ucciso da una dose eccessiva di cloroformio.

15 aprile, Milano
Claudio Varalli, 17 anni, studente

Dopo le stragi di Piazza Fontana e di Piazza della Loggia a Brescia, a Milano si susseguono costantemente scontri tra gruppi politici di estrema destra e di estrema sinistra. Il 16 aprile viene indetta a Milano una manifestazione per sensibilizzare l’opinione pubblica sui problemi inerenti al diritto alla casa. Al termine della manifestazione, presso piazza Cavour, tre militanti del FUAN (Fronte Universitario di Azione Nazionale) sono intenti a svolgere un volantinaggio. I tre vengono riconosciuti ed aggrediti da alcuni militanti di sinistra. Due dei missini riescono ad allontanarsi mentre l’estremista di destra Antonio Braggion, iscritto ad “Avanguardia Nazionale”, è costretto a rifugiarsi nella propria macchina a causa di un impedimento fisico alla gamba.
Rapidamente i militanti di sinistra circondano la vettura e cominciano a colpirla con oggetti contundenti mandandone in frantumi i vetri. Braggion dall’interno della vettura esplode tre colpi di rivoltella di cui uno colpisce a morte Claudio Varalli che crolla a terra.
Braggion riesce a fuggire e a rendersi irreperibile. Al processo celebrato tre anni più tardi, nel 1978, viene condannato a cinque anni per eccesso colposo in legittima difesa e altri cinque per detenzione abusiva di arma. Pena successivamente ridotta in secondo grado a tre anni più tre sempre per le medesime accuse.

17 aprile, Milano
Giovanni Zibecchi, 27 anni, insegnante

All’indomani dell’omicidio di Claudio Varalli la città di Milano viene sconvolta da una serie di episodi di violenza e aggressioni a privati cittadini; vengono devastate le sedi del MSI, esercizi pubblici e redazioni di giornali. Alle ore 12:45 transita per corso XXII Marzo, diretta da piazza 5 Giornate verso piazza S. Maria del Suffragio, una colonna di automezzi inviata d’urgenza dalla caserma dei Carabinieri di via Lamarmora con un contingente di uomini il cui intervento non viene programmato in anticipo, ma deciso all’ultimo momento per il precipitare della situazione.
Uno degli autocarri pesanti, guidato dal carabiniere diciottenne Sergio Chiarieri, ad un certo punto sale su un marciapiede gremito di dimostranti. Per evitare un pilone decide di scendere investendo e sbalzando in avanti Giovanni Zibecchi intento a fuggire dal marciapiede verso il centro della strada, schiacciandogli il cranio con la ruota anteriore sinistra.
Il 28 novembre 1980 il Tribunale di Milano, guidato da Francesco Saverio Borrelli, assolve Chiarieri Sergio dal reato ascrittogli per insufficienza di prove.

17 aprile, Torino
Tonino Micciché, 25 anni, operaio

Antonino Miccichè, detto Tonino, è uno dei tanti giovani meridionali che giunge a Torino nel settembre del 1968 e che, dopo vari lavori, all’inizio degli anni Settanta viene assunto alla Fiat. Il 17 aprile Antonio, divenuto militante di Lotta Continua, muore per un colpo di pistola sparato da Paolo Fiocco, una guardia giurata e sindacalista C.I.S.N.A.L., durante un diverbio nato per l’assegnazione di un garage dell’I.A.C.P. (Istituto Autonomo Case Popolari).

18 aprile, Firenze
Rodolfo Boschi, 28 anni, impiegato Enel

Durante una manifestazione indetta dall’ANPI, a poche centinaia di metri dalla Federazione del MSI, subito dopo il comizio iniziano e si susseguono gli scontri con la polizia fino a tarda sera. Rodolfo Boschi, impiegato dell’ENEL, fa parte da tempo del servizio d’ordine del PCI e durante il concentramento per la manifestazione dell’ANPI partecipa al presidio delle strade che conducono alla sede del MSI.
Più tardi, in via Nazionale, una squadra di «picchiatori» composta da 9 individui in borghese, sta percuotendo un uomo della sinistra extraparlamentare. Rodolfo, insieme ad altri compagni, è nelle vicinanze e di fronte al pestaggio cerca di intervenire. Agenti in borghese sparano e lo colpiscono al capo, uccidendolo.

16 maggio, Napoli
Costantino Gennaro, 65 anni, pensionato
Link assente

Il 16 maggio alcuni disoccupati occupano gli uffici anagrafici del comune in piazza Dante. Alla sommossa interviene la Celere e, in uno dei caroselli, viene ucciso il pensionato Gennaro Costantino, di 65 anni, travolto da un mezzo delle forze dell’ordine che trasportava dei fermati. La Polizia sostiene che il mezzo era privo di conducente, sbalzato dal posto di guida in seguito ad uno sbandamento.

25 maggio, Milano
Alberto Brasili, 26 anni, studente lavoratore Link scheda

Ucciso da neofascisti in piazza san Babila.

05 giugno, Arzello di Milazzo (AL)
Giovanni D’Alfonso, 45 anni, appuntato dei Carabinieri

Il 5 giugno, nella valle dell’Erro in provincia di Alessandria, nel corso di un’ispezione in una cascina in località Arzello, si è alla ricerca dell’industriale Vittorio Vallarino Gancia, amministratore delegato dell’omonima casa vinicola sequestrato a scopo estorsivo nella vicina Canelli (CN) il giorno precedente. Quel giorno il Tenente Umberto Rocca, il Maresciallo Maggiore Rosario Cattafi e gli Appuntati Giovanni D’Alfonso e Pietro Barberis subiscono una violenta aggressione a colpi d’arma da fuoco e lancio di bombe a mano da parte di due brigatisti, un uomo e una donna, che si trovano all’interno del casolaree tentano di abbandonare il casolare a bordo di due autovetture. Giovanni D’Alfonso, nel tentativo di sbarrare loro la strada, viene colpito alla testa con un colpo esploso dalla donna, ma continuò a far fuoco fino all’esaurimento delle munizioni, riuscendo a ferire uno degli aggressori. Grazie al suo valoroso comportamento, l’operazione si conclude con l’uccisione della terrorista, Mara Cagol, moglie di Roberto Curcio, e con la liberazione dell’ostaggio.

13 giugno, Reggio Emilia
Alceste Campanile, 22 anni, studente

Militante di Lotta Continua viene trovato ucciso nella campagna tra Montecchi e S. Ilario (RE). Ad ucciderlo è stata un calibro 7,65. Alceste è un giovane di 21 anni e milita in “Lotta Continua”. Il suo omicidio avviene in un contesto nazionale caratterizzato da un continuo susseguirsi di violenze e agguati neofascisti. Gli inquirenti iniziano a interrogare i compagni di Alceste e numerose abitazioni di militanti di “Lotta Continua” subiscono accurate e pesanti perquisizioni. Le indagini verso la “pista rossa” vengono alimentate da Vittorio Campanile, padre di Alceste, che, coerentemente con le sue idee di destra, avvia una forsennata campagna contro gli amici e le amiche del figlio, nonostante gli altri famigliari siano di opinioni molto diverse. Inizia così una lunga vicenda che si conclude trent’anni dopo con la confessione di Paolo Bellini che ammette le proprie colpe.
Infatti, nel 1999 l’omicidio è rivendicato da Paolo Bellini, ex militante di “Avanguardia Nazionale”, ma restano dubbi sulla veridicità dell’autoaccusa. Bellini è implicato nella strage di Bologna del 1980 e in quelle mafiose del 1993.

16 giugno, Napoli
Iolanda Palladino, 20 anni, studentessa
LINK ASSENTE

Il 17 giugno 1975 c’è grande euforia a Napoli, la gente comincia a scende in strada per festeggiare la vittoria delle elezioni comunali, nel giorno dell’ultimo spoglio, da parte di un sindaco del Partito Comunista. In poco tempo il centro storico si riempie di auto e il traffico si fa intenso. Tra quelle auto c’è anche una Fiat 500 guidata da una ragazza di vent’anni, Iolanda Palladino. Iolanda abita a Porta Nolana ed è uscita per andare a telefonare al suo ragazzo ma si ritrova bloccata nel traffico in Via Foria.
Dalla sezione “Berta” del MSI-D.N. escono alcuni fascisti per lanciare bombe molotov sul corteo.
A preparare e a partecipare all’agguato sono in molti ma ad assumersi la responsabilità solo in tre: Umberto Fiore, Giuseppe Torsi e Bruno Torsi. Vengono condannati a delle pene irrisorie per omicidio, al termine delle quali alcuni di loro divengono terroristi dei Nar.

04 settembre, Ponte del Brenta (PD)
Antonio Niedda, 44 anni, appuntato di Pubblica Sicurezza Link scheda

Durante un’operazione di controllo stradale, viene ucciso da esponenti delle Brigate Rosse.

22 ottobre, Pietrasanta (LU)
Armando Femiano, 47 anni, vice brigadiere di Pubblica Sicurezza
Giuseppe Lombardi, 53 anni, appuntato di Pubblica Sicurezza
Gianni Mussi, 30 anni, maresciallo di 3 Classe di Pubblica Sicurezza

Nel corso di una operazione di polizia giudiziaria, vengono uccisi dal gruppo terroristico Lotta armata per il comunismo durante un violento scontro a fuoco.

29 ottobre, Roma
Mario Zicchieri, 16 anni, studente Link scheda

Militante della organizzazione giovanile del MSI-DN Fronte della Gioventù viene ucciso mentre si appresta ad aprire la sezione del Movimento sociale italiano di via Erasmo Gattamelata, nel quartiere Prenestino. Il delitto viene attribuito alle Brigate Rosse, ma il processo non arriva ad alcuna condanna.

29 ottobre, Roma
Antonio Corrado, 21 anni

Nella notte tra il 29 e il 30 ottobre un giovane del quartiere San Lorenzo Antonio Corrado, dopo una sera passata con un amico al cinema Palazzo, sta tornando a casa quando poco distante dall’ingresso della sua abitazione viene raggiunto da alcuni uomini che esplodono contro di lui 4 colpi di pistola, due alla testa, uno alla spalla ed uno al fegato. Gli assassini scappano senza testimoni e Antonio viene trovato in fin di vita da alcuni passanti. Muore sull’ambulanza che lo stava trasportando al Policlinico.
L’omicidio appare al momento inspiegabile, Antonio non ha precedenti penali e non partecipa alla vita politica. Le indagini vengono affidate alla Squadra Mobile, e non all’Ufficio Politico della Questura di Roma, e già a metà mattinata del 31 ottobre gli agenti della Squadra Mobile prelevano dalla propria abitazione, situata nello stabile accanto a quello dove viveva Antonio, un militante di “Lotta Continua” per sottoporlo ad un interrogatorio dove emergono le prime rivelazioni su un possibile scambio di persona.
Antonio viene ucciso da militanti di destra perché scambiato per Emilio Petruccelli, un militante di “Lotta Continua”, che abitava in un edificio vicino. L’omicidio può essere riferito alla vendetta degli estremisti di destra per l’omicidio di Mario Zicchieri avvenuto il giorno prima.

25 novembre, Roma
Pietro Bruno, 18 anni, studente

A Roma, la sera di sabato 22 novembre, si svolge una manifestazione a sostegno della lotta del popolo angolano. Il corteo si snoda per Via Labicana quando, all’altezza dell’Ambasciata dello Zaire, un gruppo di manifestanti, una decina, si stacca.
Poco dopo, all’imbocco di Via Muratori, vengono lanciate un paio di bombe molotov, distanti da dove sono posizionate le forze dell’ordine. In brevissimo tempo inizia la fuga; le forze dell’ordine sparano, i giovani scappano.
Tre uomini vengono colpiti: uno crolla sull’asfalto colpito alla schiena. E’ Pietro Bruno. Un giovane cerca di soccorrerlo. Vengono sparati altri colpi di pistola; due di quegli spari li raggiungono. Chi è a terra viene colpito di nuovo ad una gamba, chi soccorre viene colpito ad un braccio.
Piero Bruno muore il pomeriggio successivo in ospedale.
Il primo proiettile viene esploso dal carabiniere Pietro Colantuono. Il colpo sparato mentre Pietro è già a terra viene esploso da un poliziotto in borghese, poi identificato nella guardia Romano Tammaro. Oltre a Colantuono e Tammaro, ad aprire il fuoco è anche il sottotenente dei CC Saverio Bossio. Nonostante questo, nel dicembre 1976 il giudice istruttore emette la sentenza di archiviazione, scrivendo che se, per la difesa di interessi superiori dello Stato insieme alla difesa personale, si è costretti ad una reazione proporzionata all’offesa, si può compiangere la sorte di un cittadino la cui vita è stata stroncata nel fiore degli anni ma non si possono ignorare fondamentali principi di diritto.

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1976
14 marzo, Roma

Mario Marotta, 52 anni, ingegnere

Alle ore 18.40 circa, a Roma in Piazza di Spagna, un’ottantina di extraparlamentari, durante una manifestazione antifranchista, si dirigono verso l’ambasciata spagnola scagliando una decina di bombe molotov e si danno alla fuga per la scalinata di Trinità dei Monti e per la salita di San Sebastianello. La reazione delle forze di polizia, che presidiano la sede diplomatica, è rapida: superato un primo momento di sorpresa le forze dell’ordine reagiscono sparando. L’allarme viene diffuso a tutte le volanti della città. Una di queste, una Campagnola della Celere che si trova in via Sistina, si mette all’inseguimento di un gruppo di manifestanti che giungono da San Sebastianello sul viale di Trinità dei Monti. Un celerino rincorre un manifestante, Luigi De Angelis, contro il quale spara un colpo di pistola, ferendolo. Un altro agente si avventa verso un secondo giovane in fuga e, secondo quanto confermato da una prima perizia, spara anch’egli almeno due colpi. Durante questa “guerriglia urbana” Mario Marotta, ingegnere di 52 anni, viene ucciso accidentalmente, mentre passeggia nella zona del Pincio con la fidanzata. Mario, fratello del tenente dei carabinieri Aldo Marotta, muore all’istante.
L’autopsia compiuta sul corpo di Mario ha consentito di stabilire che l’uomo è stato ucciso da un proiettile calibro 7,65 penetrato nella tempia destra. Questo calibro è lo stesso dei proiettili che hanno ferito Luigi De Angelis, presunto attentatore, contro il quale ha sparato l’agente Lucio Lucentini. L’agente ha dichiarato al magistrato di aver sparato cinque colpi di pistola, due contro il giovane de Angelis in fuga che, a suo giudizio, stava per lanciargli contro una bottiglia incendiaria, e gli altri in aria.

7 aprile, Roma
Mario Salvi, 21 anni, studente

In occasione dell’esame da parte della Cassazione del caso dell’anarchico Giovanni Marini, la sinistra rivoluzionaria organizza un presidio davanti alla sede della corte, il Palazzaccio di piazza Cavour a Roma. Condannato in appello a 9 anni di reclusione, Marini è accusato di aver reagito ad un assalto fascista, disarmando del proprio coltello il giovane missino Carlo Falvella e ferendolo a morte durante la colluttazione.
Il 7 aprile dopo la conferma della condanna da parte della Cassazione, un gruppo di militanti dei “Comitati Autonomi Operai” decide di staccarsi dal presidio di piazza Cavour per effettuare un’azione contro il Ministero di Grazia e Giustizia. Vengono lanciate alcune bottiglie incendiarie verso il lato posteriore dell’edificio. L’agente di custodia Domenico Velluto, in servizio davanti al Ministero, si getta all’inseguimento dei giovani che fuggono. In via degli Specchi, ormai lontano dal luogo in cui erano state tirate le molotov, la guardia carceraria apre il fuoco uccidendo con un colpo alla nuca il giovane Mario Salvi, 21 anni, militante del Comitato Proletario Zona Nord.
La guardia viene arrestata il 15 aprile su ordine del sostituto procuratore Gianfranco Viglietta con l’accusa di omicidio preterintenzionale, scarcerato alla fine di agosto per motivi di salute e in virtù di un “sincero pentimento”.
L’8 luglio 1977 la Corte d’Assise lo assolverà per aver fatto uso legittimo delle armi.

27 aprile, Milano
Gaetano Amoroso, 21 anni, studente LINK ASSENTE

Gravemente ferito negli scontri con neofascisti, muore dopo quattro giorni.
Gaetano Amoroso viene accoltellato e gravemente ferito da militanti del M.S.I.-D.N. Insieme ad altri compagni del Comitato rivoluzionario antifascista di porta Venezia, viene aggredito e accoltellato la sera del 27 aprile in via Uberti, da un gruppo di fascisti.
Gaetano, 21 anni, lavora all’Acfa come disegnatore di fibbie; studente-lavoratore, di sera frequenta l’ultimo anno del corso serale presso la Scuola Artistica del Castello che oggi porta il suo nome. Entra giovanissimo a far parte della “Lega degli Artisti del Vento Rosso”, organismo di massa del Partito comunista marxista leninista nel quale trova il modo di esprimere le sue esigenze politiche e artistiche, dipingendo murales. La presenza fascista all’interno del quartiere in cui vive e una forte spinta antifascista dopo l’uccisione di Claudio Varalli e Giannino Zibecchi lo spingono a creare ed organizzare, insieme ad altri compagni, il Comitato antifascista di porta Venezia.
È a causa del suo impegno democratico e antifascista che, il 27 aprile viene aggredito da un gruppo di noti squadristi (Cavallini, Folli, Cagnani, Pietropaolo, Terenghi, Croce, Frascini, Forcati), tutti provenienti alla sede del Msi di via Guerrini. La sua attiva partecipazione alle lotte politiche sociali per il comunismo attira l’odio dei gruppi neofascisti, i quali organizzarono un agguato a lui e ai suoi amici in via Carlo Goldoni, in zona Porta Vittoria. Gli otto assassini fascisti vengono arrestati poche ore dopo il fatto: l’accusa iniziale di aggressione viene trasformata in “omicidio pluriaggravato” e “tentato omicidio pluriaggravato” alla morte di Gaetano per le ferite subite. Gaetano muore il 30 aprile. Due compagni di Amoroso che erano con lui rimangono feriti.

29 aprile, Milano
Enrico Pedenovi, 50 anni, avvocato

Consigliere provinciale del MSI-DN è ucciso da un nucleo di terroristi di Prima Linea.

28 maggio, Sezze Romano (LT)
Luigi Di Rosa, 19 anni, studente

A Sezze Romano si verificano disordini di piazza dovuti alla dura contestazione di militanti di sinistra verso il comizio del deputato missino Sandro Saccucci. Attorno alle 21.15, le contestazioni continuano in direzione del corteo di macchine che usciva dall’abitato al seguito del deputato. Dalle auto si rispose aprendo il fuoco: Luigi Di Rosa, militante della FGCI, viene colpito e muore all’ospedale poco dopo.

08 giugno, Genova
Francesco Coco, 67 anni, magistrato Procuratore generale della Repubblica presso la Corte d’Appello di Genova
Antioco Deiana, 39 anni, appuntato dei Carabinieri
Giovanni Saponara, 42 anni, brigadiere di Pubblica Sicurezza

Francesco Coco, Procuratore Generale della Repubblica presso la Corte di Appello di Genova, fu ucciso nei pressi della sua abitazione genovese. Gli attentatori gli esplosero alle spalle più colpi di pistola, uccidendo anche gli uomini della scorta. L’omicidio del Procuratore fu rivendicato dalle Brigate rosse come una «rappresaglia esemplare» per il comportamento che il magistrato aveva tenuto dopo la liberazione del Sostituto Procuratore della Repubblica Mario Sossi.

10 luglio, Roma
Vittorio Occorsio, 46 anni, magistrato, Sostituto Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Roma

Vittorio Occorsio, Sostituto Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Roma, fu ucciso la mattina del 10 luglio 1976 vicino alla sua abitazione con una raffica di mitra esplosa da un terrorista che lo aspettava in fondo alla strada, mentre un complice dava il segnale.
I terroristi fuggirono portando via la borsa del magistrato e sul posto lasciarono alcuni volantini con i quali il movimento politico di estrema destra Ordine nuovo rivendicava l’omicidio, sostenendo di aver condannato a morte il magistrato perché colpevole di aver «servito la dittatura democratica perseguitando i militanti» del movimento.

01 settembre, Biella
Francesco Cusano, 46 anni, vice Questore aggiunto

Durante un servizio di vigilanza viene ucciso da esponenti delle Brigate Rosse, a seguito del suo tentativo di portarli in Questura per un controllo.

05 settembre, Lecco
Pietrantonio Castelnuovo, 46 anni

Durante una festa dell’Unita è picchiato a morte da un gruppo di presunti neofascisti.

14 dicembre, Roma
Prisco Palumbo, 24 anni, guardia di Pubblica Sicurezza

Mentre svolgeva servizio di scorta ad un dirigente dell’antiterrorismo viene ucciso da esponenti dei Nuclei Armati Proletari.

14 dicembre, Sesto San Giovanni (Mi)
Sergio Bazzega, 32 anni, maresciallo di Pubblica Sicurezza
Vittorio Padovani, 47 anni, vice Questore

Durante una perquisizione alla sua abitazione, il brigatista rosso Walter Alasia esplode colpi d’arma da fuoco che uccidono Sergio Bazzega e Vittorio Padovani. Nel conflitto a fuoco muore anche Alasia.

16 dicembre, Brescia
Bianca Daller Gritti, 61 anni, insegnante in pensione

Lo scoppio di un ordigno, collocato in piazzale Arnaldo da Brescia, provoca il ferimento di una decina di persone e la morte di Bianca Daller Gritti.

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1977
18 febbraio, Carpendolo (BS)
Lorenzo Forleo, 42 anni, appuntato dei Carabinieri

Mentre si reca al lavoro cerca di sventare un furto d’auto da parte di estremisti di destra già implicati nell’attentato del 16.12.1976 a Brescia. Viene ferito e morirà il 21 febbraio.

18 febbraio, Rho (MI)
Lino Ghedini, 52 anni, brigadiere di Pubblica Sicurezza

Durante un controllo sulla strada provinciale tra Milano e Rho, viene ucciso da un commando dei Gruppi di Azione Partigiana.

11 marzo, Bologna
Francesco Lorusso, 26 anni, studente universitario

L’11 marzo 1977 all’Università di Bologna, presso l’Istituto di Anatomia, si svolge un’assemblea dell’organizzazione cattolica integralista Comunione e Liberazione, a cui prendono parte circa 400 aderenti, che rigettano la richiesta di intervenire avanzata (con atteggiamento provocatorio, a detta dei testimoni) da cinque militanti di Lotta continua. Quando un centinaio di studenti del movimento studentesco bolognese si radunano per contestare i ciellini, il Rettore chiama la Polizia, che invia settanta uomini, senza comunicarlo al Sindaco Renato Zangheri. Le forze dell’ordine intervengono con estrema durezza, prima con cariche e lacrimogeni, poi con l’uso delle armi. Un gruppo di ragazzi contrattacca, lanciando sanpietrini e bottiglie molotov contro gli automezzi dei Carabinieri; Francesco Lorusso, dopo una mattinata passata a studiare in casa di un amico, si era unito a loro e viene colpito dal proiettile calibro 9 che colpisce di spalle mentre scappa lungo via Mascarella, una delle stradine adiacenti all’ateneo bolognese, e lo uccide.

11 marzo, Torino
Giuseppe Ciotta, 29 anni, brigadiere di Pubblica Sicurezza

Alle 8 di mattina, a Torino, mentre si accingeva a salire sulla propria autovettura per recarsi al lavoro, il Brigadiere Giuseppe Ciotta, già in servizio presso l’Ufficio politico della Questura di Torino e in quel periodo addetto alla sorveglianza esterna di facoltà universitarie e istituti scolastici di quella città, venne ucciso con numerosi colpi d’arma da fuoco esplosigli contro da distanza ravvicinata. L’aggressione fu rivendicata dai terroristi delle Brigate combattenti – Prima Linea, quale rappresaglia contro le forze dell’ordine.

22 marzo, Roma
Claudio Graziosi, 20 anni, guardia di Pubblica Sicurezza

Mentre viaggiava in abiti civili su un autobus cittadino, la guardia di pubblica sicurezza Claudio Graziosi riconobbe due appartenenti ai Nuclei armati proletari (NAP), uno dei quali da poco evaso. Per assicurarli alla giustizia, invitò il conducente a dirottare il mezzo verso un compartimento di Polizia. Costretto dalle circostanze a rivelare la propria identità, fu colpito a morte dal fuoco di uno dei terroristi che poi si diedero alla fuga per le vie di Roma.

21 aprile, Roma
Settimio Passamonti, 22 anni, allievo sottufficiale di Pubblica Sicurezza

Nel pomeriggio del 21 aprile 1977 a Roma, nei pressi della città universitaria, alcuni giovani appartenenti all’area dell’Autonomia aggredirono le forze di Polizia che, al mattino, avevano sgomberato l’Università occupata. Il gruppo di dimostranti fece uso di bottiglie incendiarie ed esplose colpi di arma da fuoco. Due di questi ferirono a morte l’allievo sottufficiale Settimio Passamonti, componente dei reparti intervenuti per impedire che la manifestazione degenerasse ulteriormente

28 aprile, Torino
Fulvio Croce, 76 anni, avvocato, presidente dell’Ordine degli Avvocati e dei Procuratori di Torino

L’avvocato Fulvio Croce fu affrontato nell’androne dello stabile del suo studio torinese da un commando composto da due uomini e una donna e fu ucciso con cinque colpi di pistola. L’omicidio fu rivendicato dalle Brigate rosse con una telefonata al quotidiano «La Stampa» e all’agenzia di stampa Ansa. In qualità di Presidente dell’ordine, Fulvio Croce aveva assunto la difesa di ufficio dei brigatisti rossi al processo di Torino, che doveva iniziare qualche giorno dopo. Per invalidare il processo, i terroristi avevano ricusato sia i difensori di fiducia che quelli di ufficio

12 maggio, Roma
Giorgiana Masi, 18 anni, studentessa

In occasione del terzo anniversario della vittoria nel referendum sul divorzio, il 12 maggio 1974, Marco Pannella e i radicali sfidano il divieto, nello spirito della “disobbedienza civile” non violenta: organizzeranno comunque una festa in piazza Navona. Il centro di Roma è presidiato dalla Polizia, per tutto il pomeriggio i manifestanti fronteggiano i celerini con dimostrazioni nonviolente, si formano cortei, contro cui gli agenti lanciano i lacrimogeni. Giorgiana è fuori casa sin dalla mattina; verso sera, si ritrova, con il fidanzato e un migliaio di militanti, nei pressi di via Arenula, vicino al Ministero della Giustizia e all’Isola Tiberina, dove sono schierati Polizia e Carabinieri. Scoppiano degli incidenti, la Polizia carica i manifestanti; intorno alle 20, Giorgiana è colpita a morte alle spalle, mentre scappa con molti altri da una carica della Polizia che avanza sul ponte Garibaldi, verso Trastevere.

14 maggio, Milano
Antonio Custra, 25 anni, vice brigadiere di Pubblica Sicurezza

Nel corso di un servizio di ordine pubblico, disposto per una manifestazione organizzata da gruppi della sinistra extraparlamentare per protestare contro l’uccisione di Giorgiana Masi – avvenuta a Roma due giorni prima – il Brigadiere Antonio Custra si era trovato a dover fronteggiare, in via De Amicis, a Milano, un consistente numero di dimostranti. Questi ultimi prima iniziarono un fitto lancio di bottiglie molotov e corpi contundenti; poi fecero uso di armi da fuoco. Custra fu colpito mortalmente al volto da uno dei proiettili esplosi dagli autonomi.

08 luglio, Roma
Mauro Amato, 21 anni, studente

Ucciso per errore in un ristorante della capitale da un commando del gruppo Lotta Armata per il Comunismo. Il vero obiettivo era un suo commensale.

30 giugno, Firenze
Remo Pietroni, 23 anni, guardia giurata

Ucciso da tre giovani del Fronte della Gioventù che sorprende mentre preparano un attentato.

29 settembre, Roma
Elena Pacinelli,19 anni, studentessa

Viene colpita da tre proiettili in Piazza Igea da un’automobile dalla quale vengono sparati colpi di pistola contro un gruppo di giovani di sinistra. Piazza Igea, nel quartiere Trionfale di Roma, costituiva un ritrovo per i militanti della sinistra di Roma nord, grazie agli edifici occupati della “Casa Rossa”. Elena muore prematuramente data la sua condizione di salute precaria, aggravata dalle complicanze innescate dall’attentato.

30 settembre, Roma
Walter Rossi, 20 anni, studente

Scossi dall’accaduto e dai ripetuti attacchi che si verificano quotidianamente nella capitale in quei pesanti anni, il giorno dopo il ferimento di Elena Pacinelli, con l’obiettivo di distribuire volantini e rendere noto l’attentato ai residenti del quartiere Balduina, viene organizzata una manifestazione con i ragazzi del “Pomponazzi”, palazzo popolare con all’interno un grande cortile, luogo di ritrovo per molti militanti e ragazzi di quartiere.
Partendo proprio da Via Pietro Pomponazzi, risalendo Via delle Medaglie d’oro, all’altezza della sezione del MSI, alcuni militanti d’estrema destra, usciti da quest’ultima, iniziano una sassaiola contro i manifestanti. Vengono sparati alcuni colpi e un proiettile ferisce un benzinaio; un altro colpisce alla testa Walter Rossi, ragazzo di 20 anni militante di Lotta Continua che arriva all’ospedale Santo Spirito già morto.

01 ottobre, Torino
Roberto Crescenzio, 22 anni, studente universitario lavoratore

Nel corso di una manifestazione di protesta della sinistra extraparlamentare per l’uccisione di Walter Rossi vengono lanciate bottiglie molotov contro il bar “Angelo Azzurro”, considerato un ritrovo di destra. Crescenzio, nel bar per pura casualità, morirà il 3 ottobre per le gravi ustioni causate dall’incendio. Il lancio delle molotov viene ascritto a militanti di Lotta Continua.

3 novembre, Milano
Giuseppe Saporito, 35 anni, operaio

Nel corso di una rapina a un ufficio postale in via Castel Morrone da parte di alcuni componenti dei Nuclei armati proletari (NAP), Giuseppe Saporito viene ucciso durante lo scontro a fuoco tra una guardia giurata e un esponente dei NAP, che si era rifugiato nella sua automobile. Nell’auto era presente anche il figlioletto Davide, di due anni, rimasto illeso.

16 novembre, Firenze
Emilio Perondi, 60 anni, docente di analisi matematica
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Emilio Perondi è un docente universitario di analisi matematica alla facoltà di architettura di Firenze. È un professore esigente e critico con gli studenti politicizzati e impreparati che si presentavano agli esami. Insegna Analisi 2 e ripete sempre che senza la conoscenza di quella materia “le case crollano”. Come tale è visto come un nemico, subendo attentati anche alla propria abitazione con bombe molotov. Il 16 novembre 1977 viene pestato a sangue da sei soggetti incappucciati, all’interno della facoltà di architettura in piazza Brunelleschi a Firenze. Muore il 14 gennaio 1978 anche per l’aggravarsi di un tumore. La sua morte viene considerata una “vittoria politica”. Per tanti anni il prof. Perondi è abbandonato all’oblio, come personaggio scomodo. Viene riabilitato nel novembre 2011.

16 novembre, Torino
Carlo Casalegno, 60 anni, giornalista e vice Direttore de La Stampa

Carlo Casalegno fu aggredito nell’androne di casa da terroristi che lo colpirono alla testa, al volto e al collo. Morì il 29 novembre 1977, tredici giorni dopo l’agguato e una straziante agonia. Le Brigate rosse rivendicarono l’omicidio sia definendolo «una risposta delle formazioni rivoluzionarie europee alla morte di tre terroristi nel carcere di Stammheim (Germania)», sia collegandolo all’attività svolta da Casalegno e alla “campagna contro i giornalisti” iniziata da qualche mese (con i ferimenti, tra gli altri, di Valerio Bruno, Indro Montanelli, Emilio Rossi).

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28 novembre, Bari
Benedetto Petrone, 18 anni, manovale

A Bari, durante una “caccia all’uomo”, alcuni neofascisti uccidono a coltellate Benedetto Petrone, iscritto alla federazione giovanile del PCI.

28 dicembre, Roma
Angelo Pistolesi, 31 anni, impiegato Enel

Iscritto al MSI-DN, viene ucciso a colpi di arma da fuoco davanti alla sua abitazione, alle prime ore del mattino, mentre si recava al lavoro. L’omicidio viene rivendicato da estremisti di sinistra. I colpevoli non sono mai stati identificati. La morte di Angelo Pistolesi può essere ritenuta conseguenza di quanto accaduto parecchi mesi prima, il 28 maggio 1976, quando a Sezze rimase ucciso il giovane Luigi De Rosa, di soli 19 anni, da colpi d’arma da fuoco partiti da un’auto del seguito di Sandro Saccucci. Tra gli accompagnatori di Saccucci c’era anche Angelo Pistolesi.

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1978
04 gennaio, Piedimonte S. Germano (FR)

De Rosa Carmine, 51 anni, capo dei servizi di sicurezza della Fiat di Cassino

Capo dei Servizi di sicurezza della Fiat di Cassino, viene ucciso in un agguato dal gruppo Operai Armati per il Comunismo.

07 gennaio, Roma (Acca Larentia)
Franco Bigonzetti, 19 anni, studente universitario
Francesco Ciavatta, 18 anni, studente liceale
Stefano Recchioni, 19 anni, studente

In un agguato davanti alla sede del MSI-DN vengono uccisi due militanti. L’agguato viene rivendicato dal gruppo Nuclei Armati di Contropotere Territoriale. Subito dopo il fatto si verificano gravi incidenti con l’intervento della polizia, durante i quali è ucciso un altro giovane di destra.

20 gennaio, Firenze
Fausto Dionisi, 23 anni, appuntato di Pubblica Sicurezza

Viene ucciso nel corso della sparatoria, avvenuta in prossimità del carcere delle Murate, da terroristi di Prima Linea che tentavano di far evadere dei compagni.

28 gennaio, Roma
Giorgio Corbelli, 53 anni, orefice

Tenta di sventare una rapina nel suo negozio e viene ucciso da esponenti di un gruppo della sinistra extraparlamentare che rivendicano l’azione a scopo di autofinanziamento.

10 febbraio, Prato (FI)
Gianfranco Spighi, 57 anni, notaio

Viene ucciso nel suo studio. L’omicidio viene rivendicato dal gruppo Lotta armata per il comunismo e da loro motivato come un “incidente sul lavoro”.

14 febbraio, Roma
Riccardo Palma, 62 anni, magistrato, Capo deII’ufficio edilizia penitenziaria della Direzione Generate degli Istituti di Prevenzione e Pena del Ministero della Giustizia

Stava salendo sulla propria auto quando fu colpito da una raffica di mitra. Fu raggiunto da diciassette colpi e morì immediatamente. I due attentatori fuggirono a bordo di una vettura condotta da un complice.
L’attentato fu rivendicato dalle Brigate rosse con un comunicato diffuso in varie città, nel quale si attaccava il magistrato nella sua veste di Capo dell’Ufficio ministeriale che si occupava di edilizia penitenziaria, sostenendo che stava perseguendo una «progettazione scientifica della distruzione totale dei comunisti e dei proletari detenuti attraverso l’applicazione nelle carceri delle più moderne tecniche sperimentate dall’imperialismo internazionale».

21 febbraio, Venezia
Franco Battagliarin, 48 anni, guardia giurata

Muore nell’esplosione di un ordigno che stava rimuovendo davanti alla sede del quotidiano “II Gazzettino”. L’attentato viene rivendicato dall’organizzazione di estrema destra Ordine Nuovo.

28 febbraio, Roma
Roberto Scialabba, 23 anni

Militante di Lotta Continua viene ucciso da appartenenti al gruppo della destra eversiva Nuclei Armati Rivoluzionari.

10 marzo, Torino
Rosario Berardi, 41 anni, maresciallo di Pubblica Sicurezza

Assassinato dalle Brigate Rosse con colpi di pistola, prima alla schiena e poi alla testa.

16 marzo, Roma
La strage di Via Fani
Oreste Leonardi, 51 anni, maresciallo Maggiore Aiutante dei Carabinieri
Domenico Ricci, 43 anni, appuntato dei Carabinieri
Giulio Rivera, 23 anni, guardia di Pubblica Sicurezza
Francesco Zizzi, 29 anni, vice brigadiere di Pubblica Sicurezza L
Raffaele Iozzino, 25 anni, guardia di Pubblica Sicurezza

Il 16 marzo 1978, poco dopo le 9, in via Mario Fani – nel quartiere romano di Monte Mario – un commando delle Brigate rosse bloccò l’auto sulla quale viaggiavano il Presidente della Democrazia cristiana, Aldo Moro, e due militari addetti alla sua tutela, e un’altra auto con a bordo tre agenti della Polizia, anch’essi addetti alla tutela del parlamentare. In meno di due minuti furono esplosi oltre novanta colpi di armi automatiche. Più di quaranta andarono a segno, uccidendo i cinque uomini della scorta.
Aldo Moro fu trascinato fuori della propria auto e caricato su un’altra vettura. I brigatisti riuscirono a dileguarsi nel traffico. Alle 10.15, telefonate ad organi di stampa di Roma, Milano, Torino e Genova rivendicarono: «Questa mattina abbiamo rapito il Presidente della Democrazia cristiana ed eliminato la sua scorta, le “teste di cuoio” di Cossiga», allora Ministro dell’Interno.

18 marzo, Milano
Lorenzo Iannucci detto Iaio, 18 anni, studente
Fausto Tinelli, 18 anni, studente

Attivisti del centro sociale Leoncavallo, furono uccisi da tre persone in un agguato terroristico.
Il duplice omicidio fu seguito da numerose rivendicazioni da parte di gruppi diversi dell’estrema destra. La rivendicazione ritenuta più attendibile venne dall’Esercito nazionale rivoluzionario (NAR)-Brigata combattente Franco Anselmi, così chiamata dal nome di un giovane ucciso una decina di giorni prima durante una rapina a un’armeria di Roma.

11 aprile, Torino
Lorenzo Cutugno, 31 anni, agente di custodia

Lorenzo Cutugno fu ferito in un agguato, tesogli sul portone della sua casa torinese alle 7.30 del mattino dell’11 aprile 1978, da appartenenti alle Brigate rosse. Nonostante fosse stato fatto oggetto di colpi di pistola, riuscì, con la propria arma, a ferire uno degli attentatori. A quel punto ne intervenne un altro che, uscito dalla vettura dove aspettava i complici, esplose contro Cutugno i colpi che ne causarono la morte.

20 aprile, Milano
Francesco Di Cataldo, 51 anni, maresciallo maggiore scelto Link scheda

Mentre si reca al lavoro viene ucciso dalle Brigate Rosse “Colonna Walter Alasia”.

09 maggio, Roma
Aldo Moro, 61 anni, statista

Viene rapito il 16 marzo in via Fani. La strage e il sequestro furono compiuti emblematicamente nel giorno in cui il Parlamento era chiamato a dibattere e votare la fiducia a un Governo di solidarietà nazionale appoggiato, per la prima volta dal 1947, dal Partito comunista italiano, per la costituzione del quale il presidente della DC si era fortemente impegnato viene ucciso dalle Brigate Rosse. Il suo corpo viene fatto ritrovare nel bagagliaio di un’auto Renault R4 parcheggiata nel centro di Roma, in via Caetani. Il corso del sequestro fu scandito dalla diffusione di comunicati delle BR, talora accompagnati da drammatiche lettere e appelli del Presidente della DC, talaltra dalla richiesta delle BR di scarcerare «militanti detenuti» quale prezzo della liberazione del sequestrato. Con il Comunicato n. 9 le BR, dopo aver “registrato” «il chiaro rifiuto della DC, del Governo e dei complici che lo sostengono» allo «scambio di prigionieri politici», annunciarono: «Concludiamo quindi la battaglia iniziata il 16 marzo eseguendo la sentenza a cui Aldo Moro è stato condannato». Alle 14 del 9 maggio, a 55 giorni dal sequestro, il corpo di Aldo Moro venne fatto rinvenire all’interno di una Renault 4 rossa, in via Michelangelo Caetani, a breve distanza dalle sedi della DC e del PCI.

06 giugno, Udine
Antonio Santoro, 51 anni, maresciallo maggiore scelto degli agenti di custodia

Mentre si reca al lavoro viene ucciso dal gruppo Proletari Armati per il Comunismo. Nel volantino di rivendicazione, intitolato Contro i lager di Stato, si afferma che l’istituzione carceraria va distrutta perché «ha una funzione di annientamento del proletariato prigioniero».

21 giugno, Genova
Antonio Esposito, 35 anni, commissario di Pubblica Sicurezza

Antonio Esposito fu ucciso a Genova in un agguato tesogli da terroristi che lo avevano seguito sull’autobus e che lo colpirono mortalmente con numerosi colpi di pistola quando scese dal mezzo pubblico per dirigersi al suo ufficio nel Commissariato di Nervi (GE).
Qui Esposito era stato trasferito dopo aver svolto per lunghi anni complesse indagini sul terrorismo, che avevano consentito di istruire l’importante processo contro il nucleo storico delle Brigate rosse, celebrato a Torino.

23 giugno, Seregno (MI)
Roberto Girondi, 17 anni

Morirà il 30 giugno a seguito delle ferite provocate dall’esplosione di un ordigno posto a scopo terroristico davanti alla abitazione dell’allora sindaco.

28 settembre, Torino
Piero Mario Coggiola, 46 anni, dirigente del reparto verniciatura della Lancia Fiat di Chivasso

Il 28 settembre 1978, come ogni mattina, si accingeva a salire sul pulmino aziendale, quando fu avvicinato da un giovane che gli sparò con una Beretta 7,65. Raggiunto da dodici colpi, morì dissanguato poco dopo l’attentato poi rivendicato dalle Brigate rosse.

28 settembre, Roma
Ivo Zini, 24 anni, studente

Verso le 22, a Roma, tre simpatizzanti di sinistra, che sostavano davanti alla sezione del PCI di via Appia Nuova, furono avvicinati da un vespone dal quale discesero due giovani a volto coperto. Questi esplosero alcuni colpi di pistola che colpirono mortalmente Ivo Zini e ferirono un altro dei simpatizzanti di sinistra. Alle 23 circa dello stesso giorno, il gruppo terroristico di estrema destra Nuclei armati rivoluzionari (NAR) rivendicò l’attentato con una telefonata al quotidiano «Il Messaggero».

30 settembre, Napoli
Claudio Miccoli, 20 anni, studente

Pacifista, consigliere del WWF, interviene per sedare una rissa sorta tra esponenti di due opposte fazioni, viene aggredito e bastonato da un gruppo di appartenenti ai Nuclei Armati Rivoluzionari. Muore dopo cinque giorni di agonia.

10 ottobre, Roma
Girolamo Tartaglione, 65 anni, magistrato Direttore generale degli affari penali presso il Ministero della Giustizia

Ucciso da un commando di terroristi mentre rientra a casa. Le Brigate rosse ne rivendicarono l’assassinio con un volantino recapitato alla sede romana del «Corriere della Sera»

 

10 ottobre, Napoli
Alfredo Paolella, 49 anni, medico docente universitario di Antropologia criminale all’Università di Napoli – Direttore del carcere di Poggioreale

Alle 8.40, Alfredo Paolella – titolare della cattedra di Antropologia criminale presso l’Università di Napoli – si recò presso l’autorimessa dove era custodita la sua macchina. Un gruppo composto da tre uomini e una donna lo affrontò, strattonandolo e scaraventandolo contro un pilastro. Fu ucciso con nove colpi d’arma da fuoco. Un ultimo proiettile fu sparato a bruciapelo alla tempia destra. Alla esecuzione assistettero impotenti i titolari dell’autorimessa e il garagista.
Un’ora dopo l’attentato fu rivendicato da Prima linea con una telefonata al quotidiano «Il Mattino». L’attentato si collegava alla “campagna” che i terroristi stavano conducendo contro coloro che si dedicavano all’attuazione di un sistema penitenziario in linea con i principi fondamentali dello Stato democratico.

08 novembre, Patrica (FR)
Strage di Patrica
Fedele Calvosa, 59 anni, magistrato Procuratore della Repubblica
Giuseppe Pagliei, 29 anni, agente di custodia
Luciano Rossi, 24 anni, autista dipendente del Ministero della Giustizia

Il Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Frosinone, Fedele Calvosa, fu ucciso mentre dalla casa di Patrica (FR) si stava recando in ufficio a bordo della Fiat 128 di servizio condotta da Luciano Rossi, un autista civile del Ministero della Giustizia, che da poco aveva sostituito nel compito l’agente di custodia Giuseppe Pagliei, presente anch’egli sull’auto per affiancare il più giovane collega. All’altezza di un incrocio, tre uomini armati di pistole e mitra si pararono dinanzi all’autovettura e aprirono il fuoco. L’attentato fu rivendicato, e addebitato dagli inquirenti all’organizzazione Formazioni comuniste combattenti

01 dicembre, Milano
Domenico Bornazzini, 30 anni, commerciante
Carlo Lombardi, 35 anni, macellaio
Piero Magri, 29 anni, autista

Alle 3.40, una volante della Questura di Milano intervenne in via Adige, dove era stata segnalata una sparatoria. Sul posto si trovavano tre uomini, poi identificati in Domenico Bornazzini, Carlo Lombardi e Piero Magri. Erano stati feriti con colpi di arma da fuoco: due di loro erano riversi al suolo, l’altro all’interno di un veicolo. Nonostante i soccorsi, i tre morirono poco dopo presso il Policlinico.
A seguito di indagini, degli omicidi furono imputati due appartenenti alla organizzazione Prima linea. Durante il processo emerse che le tre vittime avevano espresso, in un bar della zona di Porta Romana, opinioni politiche radicalmente contrastanti con quelle degli imputati e che furono da questi ritenute offensive e intollerabili perché espresse in un quartiere popolare.

14 dicembre, Roma
Enrico Donati, 20 anni

Un commando composto da due uomini a volto coperto penetrò nel club Speak Easy, nel quartiere romano di Appio-Latino e, con pistole munite di silenziatore, sparò contro le quattro persone presenti in quel momento, uccidendo il giovane Enrico Donati.
Nel comunicato rivendicativo, l’organizzazione terroristica Guerriglia comunista sostenne che il vero obiettivo dell’azione criminosa erano due altre persone presenti nel locale, ritenute essere spacciatori di eroina.

15 dicembre, Torino
Salvatore Lanza, 21 anni, guardia di Pubblica Sicurezza
Salvatore Porceddu, 20 anni, guardia di Pubblica Sicurezza

Mentre erano impegnate in un servizio di vigilanza nei pressi del carcere di Torino, le guardie di pubblica sicurezza Salvatore Lanza e Salvatore Porceddu vennero mortalmente ferite da colpi d’arma da fuoco, a seguito di un attentato compiuto da terroristi delle Brigate rosse nell’ambito della «campagna contro il trattamento carcerario dei prigionieri politici» decisa dopo la istituzione, nel luglio 1977, del circuito penitenziario di massima sicurezza.

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1979
10 gennaio, Roma

Alberto Giaquinto, 17 anni, studente LINK ASSENTE
Militante del Fronte della Gioventù Alberto Giaquinto, studente al terzo anno del liceo scientifico Peano, si trovava in compagnia di alcuni altri militanti del Fronte della Gioventù per ricordare con una manifestazione il primo anniversario della strage di Acca Larenzia nella quale avevano perso la vita tre militanti del Movimento Sociale Italiano. Perde la vita negli scontri con le forze dell’ordine.

10 gennaio, Roma
Stefano Cecchetti, 18 anni, studente

In zona Montesacro, una squadra dell’ultrasinistra spara da una Mini Minor verde contro alcuni giovani che stanno parlando davanti al bar Urbano di largo Rovani, nel quartiere Talenti a Roma. Ne colpiscono tre. Stefano Cecchetti, militante del Fronte della Gioventù, muore poche ore dopo, mentre Maurizio Battaglia e Alessandro Donatone restano feriti.
Un’ora dopo l’agguato, la rivendicazione all’Ansa: «Un’ora fa abbiamo colpito, nel quartiere Talenti, un centro di aggregazione fascista. Abbiamo colpito facilmente. Contro l’arroganza fascista sul territorio. Ora e sempre violenza proletaria. Compagni organizzati per il Comunismo»

19 gennaio, Torino
Giuseppe Lorusso, 30 anni, agente di custodia

Mentre si avviava verso la propria autovettura per recarsi sul posto di lavoro, l’agente di custodia Giuseppe Lorusso venne ucciso con numerosi colpi d’arma da fuoco esplosigli contro da distanza ravvicinata. L’attentato fu rivendicato da appartenenti al gruppo terroristico Prima linea.

24 gennaio, Genova
Guido Rossa, 43 anni, operaio e sindacalista Cgil

Guido Rossa – operaio sindacalista dell’Italsider di Cornigliano (GE) – uscì alle 6.30 del 24 gennaio 1979 dalla sua abitazione per recarsi al lavoro. Venne ucciso al volante della sua auto da un commando di tre terroristi, appartati nei pressi.
Militante della CGIL, circa tre mesi prima Guido Rossa aveva denunciato e fatto arrestare un fiancheggiatore delle Brigate rosse, attivo all’interno dell’azienda. L’omicidio venne rivendicato dalle Brigate rosse con una telefonata al «Secolo XIX»

29 gennaio, Milano
Emilio Alessandrini, 36 anni, magistrato Sostituto Procuratore

A Milano, intorno alle 8.30, dopo aver accompagnato a scuola il figlio Marco di otto anni, Emilio Alessandrini sostava a bordo della propria auto all’incrocio tra viale Umbria e via Muratori, quando cinque persone, due delle quali armate, gli si avvicinano, esplodendogli contro otto colpi di pistola, di cui due alla testa, che lo uccidono all’istante. Il delitto è rivendicato da Prima linea, gruppo di fuoco Romano Tognini Valerio (ovvero alla memoria di un terrorista dell’organizzazione) di cui fanno parte Marco Donat Cattin (figlio del notabile democristiano), Sergio Segio, Umberto Mazzola, Bruno Russo Palombi e Michele Viscardi. Dal 1972 Alessandrini indagava sulla pista neofascista per la strage di Piazza Fontana. Alessandrini fu tra i magistrati che s’impegnarono maggiormente per comprendere le radici e le motivazioni del terrorismo rosso, non solo dal punto di vista giudiziario, ma anche e soprattutto da quello sociale, politico, umano. Sono proprio la sua capacità d’analisi e di comprensione del fenomeno, insieme allo scrupolo professionale a metterlo nel mirino dei gruppi terroristici di sinistra. Poco prima dell’omicidio, gli era stata assegnata l’indagine sul Banco ambrosiano di Roberto Calvi. Subito dopo l’omicidio, il ruolo centrale che aveva avuto nell’inchiesta sui depistaggi dei servizi nella Strage di piazza Fontana e quest’ultima delicata indagine inducono molti a sospettare che potessero esservi degli ispiratori occulti dietro il commando di Prima linea che lo uccide.

16 febbraio, Santa Maria di Sala (VE)
Lino Sabbadin, 45 anni, commerciante

Lino Sabbadin, commerciante, viene ucciso da militanti del gruppo Proletari armati per il comunismo (PAC) a Santa Maria di Sala (VE), all’interno del suo negozio di macelleria, verso le cinque del pomeriggio. Sabbadin viene affrontato da due giovani, uno dei quali, dopo essersi accertato della sua identità, gli esplode contro quattro colpi di pistola calibro 7.65, uccidendolo. L’omicidio Sabbadin è uno dei due omicidi commessi dai PAC pressoché in contemporanea nel pomeriggio del 16 febbraio 1979. L’altro è quello commesso a Milano ai danni del gioielliere Pierluigi Torregiani. Entrambi i commercianti, in precedenza avevano subito una rapina e avevano reagito a mano armata, provocando la morte del rispettivo rapinatore. Nel volantino che rivendicava entrambi gli omicidi, i PAC definiscono le due vittime «bottegai poliziotti» che operano «per la ripresa del comando capitalistico» attraverso la pratica di «forme di violenza antiproletaria».

16 febbraio, Milano
Pierluigi Torregiani, 42 anni, orefice Link scheda

Pier Luigi Torregiani, titolare di una gioielleria nella semiperiferia Nord di Milano, viene ucciso da militanti del gruppo Proletari armati per il comunismo (PAC) nel capoluogo lombardo, mentre sta per rientrare nel suo negozio dopo la pausa pranzo, verso le tre del pomeriggio del 16 febbraio 1979. È accompagnato dai suoi figli Marisa e Alberto. Torregiani viene affrontato da tre giovani armati, due dei quali aprono il fuoco verso di lui. L’orefice – che, avendo subito serie minacce nelle settimane precedenti, indossa un giubbotto antiproiettile e porta con sé un revolver – risponde al fuoco, ma viene sopraffatto e ucciso da un proiettile 357 Magnum che lo colpisce al capo, Nel breve scontro a fuoco rimane gravemente ferito anche suo figlio Alberto (da un proiettile che risulterà proveniente dal revolver del padre), il quale resterà paralizzato. L’omicidio Torregiani è uno dei due omicidi commessi dai PAC pressoché in contemporanea in quel pomeriggio del 16 febbraio 1979. L’altro è quello commesso a Santa Maria di Sala (VE) ai danni del macellaio Lino Sabbadin. Ciascuno dei due commercianti, in precedenza, aveva subito una rapina ed aveva reagito a mano armata, provocando così la morte del rispettivo rapinatore. Nel comune volantino di rivendicazione, i PAC definiscono le due vittime “bottegai poliziotti» che operano «per la ripresa del comando capitalistico» attraverso la pratica di «forme di violenza antiproletaria».

23 febbraio, Barzanò (CO)
Rosario Scalia, 27 anni, guardia giurata

Ucciso durante una rapina alla locale agenzia della Banca Agricola milanese. L’omicidio è rivendicato dai Comitati Comunisti Rivoluzionari.

09 marzo, Torino
Emanuele Iurilli, 18 anni, studente

Viene ucciso accidentalmente durante un conflitto a fuoco tra forze dell’ordine e terroristi di Prima Linea.

13 marzo, Bergamo
Giuseppe Gurrieri, 49 anni, Appuntato dei Carabinieri

L’Appuntato Giuseppe Gurrieri era presente, assieme al figlioletto, in un ambulatorio medico di Bergamo, quando due appartenenti al gruppo terrorista Guerriglia proletaria (vicino a Prima linea), mascherati e armati di pistola, vi fecero irruzione con l’intento di sequestrare un medico che prestava servizio presso gli Istituti penitenziari di Bergamo.
Gurrieri valutò prontamente il pericolo che sarebbe derivato alle altre persone presenti qualora avesse fatto uso dell’arma in dotazione. Si lanciò contro uno dei malviventi, impegnandolo in un violenta colluttazione nel tentativo di disarmarlo. Venne però ferito a morte da tre colpi di pistola

13 marzo, Bologna
Graziella Fava, 49 anni, domestica

Due uomini e una donna, armati e mascherati, entrarono negli uffici dell’Associazione stampa dell’Emilia-Romagna in via San Giorgio a Bologna, sequestrarono un impiegato e una persona occasionalmente presente; poi diedero fuoco ai locali. Il fumo invase l’appartamento del piano soprastante dove si trovavano un’anziana donna, la figlia e una collaboratrice, Graziella Fava. Le prime due donne furono salvate; Graziella Fava fu invece trovata morta per asfissia sul pianerottolo.
L’attentato – che fu seguito da altre due incursioni incendiarie nelle abitazioni di cronisti bolognesi – venne rivendicato con la sigla Gatti selvaggi, facendo riferimento a militanti di Prima linea uccisi qualche giorno prima in un conflitto a fuoco con le forze dell’ordine.

29 marzo, Roma
Italo Schettini, 57 anni, avvocato e consigliere provinciale della DC

L’avvocato Italo Schettini, Consigliere provinciale della Democrazia cristiana, fu ucciso con colpi di pistola sul portone d’ingresso del suo studio. L’omicidio fu rivendicato dalle Brigate rosse e rientrò nelle azioni di queste contro la DC.

19 aprile, Roma
Ciro Principessa, 23 anni, studente

Lo studente Ciro Principessa, militante della Federazione giovanile del PCI, viene ferito a morte con due coltellate da Claudio Minetti, appartenente ad Avanguardia nazionale, davanti alla sezione del PCI “Franchellucci” di Torpignattara.

19 aprile, Milano
Andrea Campagna, 24 anni, guardia di Pubblica Sicurezza

Andrea Campagna, agente della Polizia di Stato con mansioni di autista presso la DIGOS di Milano, viene ucciso da militanti del gruppo Proletari armati per il comunismo (PAC). L’omicidio, che viene rivendicato con un volantino come ritorsione alle operazioni di polizia immediatamente successive al delitto Torregiani, viene commesso verso le ore 14, nel quartiere Barona del capoluogo lombardo, da due uomini che avevano atteso che Campagna uscisse dall’abitazione della sua fidanzata, dove aveva trascorso la pausa pranzo.

03 maggio, Roma
Antonio Mea, 33 anni, vice brigadiere di Pubblica Sicurezza
Pierino Ollanu, 25 anni, guardia di Pubblica Sicurezza

Il 3 maggio 1979, pochi giorni dopo l’inizio della campagna elettorale, le Brigate rosse eseguirono un sanguinoso attentato nel pieno centro di Roma. Quindici uomini, armati di bombe e mitra, entrarono nella sede del comitato romano della Democrazia cristiana in piazza Nicosia e, dopo aver immobilizzato decine di presenti, asportarono varia documentazione e danneggiarono gravemente i locali, facendo esplodere alcuni ordigni. Un equipaggio di Polizia giunto sul posto fu colpito con raffiche di mitra. Un componente dell’equipaggio, il brigadiere Antonio Mea rimase ucciso; la guardia di pubblica sicurezza Pierino Ollanu riportò ferite che ne cagionarono la morte due giorni dopo.

13 luglio, Roma
Antonio Varisco, 52 anni, tenente colonnello dei Carabinieri, Comandante del reparto traduzioni e scorte del Tribunale di Roma

Mentre si sta recando al lavoro sulla propria autovettura viene accostato da un commando delle Brigate Rosse, che prima fa esplodere una bomba fumogena e poi lo uccide con un fucile a canne mozze.

13 luglio, Druento (TO)
Bartolomeo Mana, 34 anni, vigile urbano

Viene ucciso da esponenti di Prima Linea durante una rapina per autofinanziamento alla Cassa di Risparmio.

18 luglio, Torino
Carmine Civitate, 38 anni, esercente

Titolare del bar Dell’Angelo viene ucciso da un commando di Prima Linea, che intende vendicare la morte di due compagni avvenuta nel mese di febbraio in un conflitto a fuoco con la Polizia in quello stesso bar. Nel corso del processo emergerà che l’esercente aveva rilevato il bar dopo la morte dei due terroristi ed era pertanto del tutto estraneo a quanto accaduto.

21 settembre, Torino
Carlo Ghiglieno, 51 anni, ingegnere Responsabile del settore Pianificazione strategica della Fiat

Alle 8.30, mentre era da poco uscito di casa per andare al lavoro, fu colpito alla testa e alla schiena con numerosi colpi di pistola. L’attentato fu rivendicato da Prima linea con due telefonate al quotidiano «La Stampa» e all’Ansa.

09 novembre, Roma
Michele Granato, 23 anni, guardia di Pubblica Sicurezza

Agente del nucleo di Polizia Giudiziaria impegnato nel contrasto del terrorismo, viene ucciso in un agguato dalle Brigate Rosse.

19 novembre, Bardi (PR)
Luciano Milani, 39 anni, Appuntato dei Carabinieri

Nel corso di una identificazione degli avventori di una trattoria viene ucciso da terroristi delle Brigate Rosse.

21 novembre, Sampierderena (GE)
Vittorio Battaglini, 44 anni, maresciallo ordinario dei Carabinieri
Mario Tosa, 26 anni, carabiniere scelto

Uccisi dalle Brigate Rosse durante un servizio di controllo del territorio. L’attentato fu rivendicato dalla colonna genovese “Francesco Berardi”, così denominata dal nome dell’impiegato dell’Italsider arrestato il 25 ottobre 1978 mentre distribuiva opuscoli delle Brigate rosse e già denunciato – come fiancheggiatore della organizzazione – da Guido Rossa, delegato sindacale della stessa azienda.

27 novembre, Roma
Domenico Taverna, 58 anni, maresciallo di Pubblica Sicurezza

Ucciso nei pressi della sua abitazione dalle Brigate Rosse. Nel comunicato le Brigate rosse lo definirono un «boia» usando poi altre espressioni sprezzanti.

07 dicembre, Roma
Mariano Romiti, 52 anni, maresciallo di Pubblica Sicurezza

Ucciso dalle Brigate Rosse mentre si dirigeva in Tribunale per una deposizione. L’omicidio rientrava nella campagna con la quale le BR intendevano colpire appartenenti alle forze dell’ordine particolarmente attenti a individuare, nei quartieri di Roma, coloro che potevano svolgere funzioni di fiancheggiamento delle formazioni terroristiche. Nell’ambito di tale campagna si collocano anche gli omicidi di Michele Granato (9 novembre 1979) e Domenico Taverna (27 novembre 1979).

17 dicembre, Roma
Antonio Leandri, 24 anni, impiegato

Ucciso, per uno scambio di persona, da appartenenti al gruppo eversivo di destra Nuclei Armati Rivoluzionari. Stando agli esiti processuali, Leandri era stato scambiato per un avvocato romano, entrato nel mirino dei NAR perché ritenuto responsabile della cattura – avvenuta anni prima – di uno dei leader carismatici della estrema destra eversiva.

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1980
08 gennaio, Milano

Antonio Cestari, 49 anni, appuntato di Pubblica Sicurezza
Rocco Santoro, 31 anni, vicebrigadiere di Pubblica Sicurezza
Michele Tatulli, 24 anni, guardia di Pubblica Sicurezza Link scheda

Durante un servizio di perlustrazione a Milano, i componenti dell’equipaggio di una volante furono vittime di un agguato. Mentre transitavano sotto un ponte, la loro vettura venne bloccata da un automezzo; dagli occupanti di questo e da altri terroristi, nascosti nei pressi, partirono numerosissimi colpi di arma da fuoco. I tre componenti l’equipaggio della Polizia furono colpiti a morte.
L’agguato fu rivendicato dalle Brigate rosse, con centinaia di volantini, firmati colonna “Walter Alasia” e riportanti, quale prima frase: «Benvenuto al Generale Dalla Chiesa!»

25 gennaio, Genova
Antonino Casu, 49 anni, appuntato dei Carabinieri
Emanuele Tuttobene, 56 anni, colonnello dei Carabinieri

A Genova, il 25 gennaio 1980, nell’agguato teso da un gruppo di terroristi, vennero uccisi, con numerosi colpi d’arma da fuoco esplosi a distanza ravvicinata, il Colonnello Emanuele Tuttobene e l’Appuntato Antonino Casu, conducente dell’automezzo di servizio sul quale si trovava l’alto ufficiale. Durante l’agguato, fu ferito il Generale dell’Esercito Luigi Ramundo, che si trovava a bordo dell’autovettura: fu lui a dare l’allarme e a chiamare i soccorsi, telefonando dalla portineria del palazzo di fronte al luogo dell’attentato.
Nel volantino di rivendicazione dell’attentato si sosteneva che il Colonnello Tuttobene era «il comandante della struttura di spionaggio dei Carabinieri … che lavora in strettissimo rapporto con la Nato». L’attentato fu rivendicato dalle Brigate rosse, colonna “Francesco Berardi”, dal nome dell’impiegato dell’Italsider che si era suicidato in carcere tre mesi prima dell’agguato (il 24 ottobre 1979), dopo che era stato arrestato a seguito della denuncia sporta contro di lui da Guido Rossa, il sindacalista ucciso dalle Brigate rosse il 24 gennaio 1979.

28 gennaio, Roma
Iolanda Rozzi , 61 anni, casalinga

La sera del 28 gennaio 1980 Iolanda Rozzi, casalinga, rimase gravemente ustionata nell’incendio della sua abitazione di via Carlo della Rocca, nel quartiere Torpignattara, alla cui porta erano state appiccate le fiamme. La sorella Rosa, che viveva con lei, era dirigente della sezione di quartiere della Democrazia cristiana. L’azione venne rivendicata dalla organizzazione Nuclei proletari combattenti. Nel comunicato di rivendicazione si leggeva: «Un nostro nucleo ha scovato e colpito una militante del partito antirivoluzionario».
Iolanda Rozzi morì il successivo 25 febbraio nell’ospedale San Giovanni dopo un mese di sofferenze.

28 gennaio, Mestre (VE)
Sergio Gori, 47 anni vicedirettore tecnico del Petrolchimico di Porto Marghera

Sergio Gori, Vicedirettore del Petrolchimico di Marghera (VE), fu ucciso intorno alle 9.30 del mattino davanti alla sua abitazione. Dopo qualche ora, l’assassinio fu rivendicato da un sedicente gruppo Nuovi partigiani. Alla sera, una telefonata anonima ne attribuì la responsabilità alle Brigate rosse e alla loro azione contro gerarchie e dirigenti industriali, sviluppata a partire dal 1978.

31 gennaio, Settimo Torinese (TO)
Carlo Ala, 59 anni, impiegato

Ucciso da un commando di terroristi mentre era in turno di sorveglianza allo stabilimento Framtek del Gruppo Fiat. L’azione viene rivendicata dai Nuclei Comunisti Territoriali.

5 febbraio, Monza
Paolo Paoletti, 39 anni, dirigente d’azienda

Ucciso in strada da un commando di Prima Linea in quanto responsabile della produzione dell’ICMESA di Seveso (Mi), l’industria da cui era fuoriuscita nel 1976 una nube tossica carica di diossina.

06 febbraio, Roma
Maurizio Arnesano, 19 anni, guardia di Pubblica Sicurezza

In servizio di vigilanza presso I’ Ambasciata del Libano, viene ucciso da un commando del gruppo eversivo di destra Nuclei Armati Rivoluzionari.

06 febbraio, Milano
William Vaccher, 25 anni

Testimone d’accusa per gli omicidi del giudice Emilio Alessandrini viene ucciso sotto casa dai suoi stessi compagni di Prima Linea perché considerato delatore.

12 febbraio, Roma
Vittorio Bachelet, 53 anni, magistrato Vice Presidente del Consiglio Superiore della Magistratura

Viene ucciso dalle Brigate Rosse all’interno dell’università di Roma presso la facoltà di Scienze Politiche, ove era docente di Diritto Amministrativo. Nel comunicato di rivendicazione si sostiene che, nella sua veste di Vicepresidente, Bachelet aveva reso possibile la trasformazione del CSM «da organismo formale a mente politica», assumendo «il controllo delle attività giuridiche dei singoli magistrati» e «assicurando inoltre un collegamento organico all’Esecutivo».

22 febbraio, Roma
Valerio Verbano, 18 anni, studente

Verso le 13 del 22 febbraio 1980, tre ragazzi armati e con il volto coperto fecero irruzione nell’abitazione di Valerio Verbano, nel quartiere Montesacro di Roma. Legarono e imbavagliarono i genitori di Valerio, diciottenne attivista di Autonomia operaia, e attesero il ritorno da scuola del ragazzo per 50 minuti, durante i quali rovistarono nella camera da letto del giovane. Valerio tornò a casa, ma appena aperta la porta fu ucciso con un unico colpo, che gli recise l’aorta.
L’omicidio fu rivendicato sia da formazioni estremiste di sinistra che di destra. Il Gruppo proletario rivoluzionario armato sostenne che il giovane era stato ucciso perché «servo della polizia»; i Nuclei armati rivoluzionari (NAR) sostennero invece di aver «giustiziato Valerio Verbano come mandante dell’omicidio Cecchetti», avvenuto un anno prima. I NAR aggiunsero particolari significativi sull’arma usata e, per questo motivo, le indagini privilegiarono la pista del terrorismo nero.

10 marzo, Roma
Luigi Allegretti, 35 anni, cuoco

Ucciso per errore da un commando di Compagni Armati per il Comunismo. L’obiettivo dell’agguato era un vicino di casa, dirigente locale del MSI-DN.

12 marzo, Roma
Angelo Mancia, 26 anni, impiegato

Dipendente con mansioni esecutive del giornale «Secolo d’Italia» e segretario della sezione del Movimento sociale italiano del quartiere Talenti, fu ucciso nei pressi della sua abitazione da un commando di terroristi. Due giovani gli esplosero contro due colpi di pistola alla schiena e un colpo di grazia alla nuca. Il delitto fu rivendicato dai Compagni organizzati in volante rossa. Si ritenne trattarsi di una rappresaglia per l’omicidio di Valerio Verbano, il militante di Autonomia operaia ucciso qualche giorno prima.

12 marzo, Bari
Martino Traversa, 21 anni, Dj

Un gruppo armato della galassia dell’estrema destra eversiva irrompe nella sede di un’emittente radiofonica privata per leggere un proclama. Un dj della radio, Martino Traversa, simpatizzante di destra, reagisce ed è ucciso con un colpo di fucile.

16 marzo, Salerno
Nicola Giacumbi, 51 anni, magistrato

Ucciso mentre rientrava a casa in compagnia della moglie. Fu colpito da quattordici colpi di pistola, esplosi alle spalle da un gruppo di terroristi della colonna salernitana delle Brigate rosse Fabrizio Pelli.

18 marzo, Roma
Girolamo Minervini, 60 anni, magistrato Direttore Generale degli Istituti di Prevenzione e Pena

Fu ucciso mentre viaggiava sull’autobus che lo stava portando al Ministero della Giustizia dove, dal giorno prima, ricopriva l’incarico di Direttore generale degli Istituti di prevenzione e pena. L’assassino fuggì facendosi largo tra i passeggeri e continuando a sparare.
L’omicidio fu rivendicato dalle Brigate rosse. Minervini aveva rifiutato la scorta per non esporre a rischio la vita di giovani agenti.

18 marzo, Milano
Guido Galli, 47 anni, magistrato Docente di Criminologia presso l’Università Statale di Milano

Aveva rinviato a giudizio numerosi esponenti di Prima Linea a seguito di una maxi inchiesta sul terrorismo. Nel pomeriggio del 19 marzo 1980, al termine di una lezione di Criminologia, il Giudice Istruttore Guido Galli viene assassinato in un corridoio al piano terra dell’Università statale di Milano. Il commando che lo colpisce a morte sparandogli alla schiena si era appostato davanti all’aula magna dell’Università ed era poi scappato in bicicletta dal luogo del delitto, mimetizzandosi nella folla degli studenti, tra cui c’era anche una delle figlie del magistrato, Alessandra, iscritta a Giurisprudenza. Toccò a lei riconoscere il cadavere del padre. L’omicidio venne rivendicato dal gruppo di fuoco di Prima linea intitolato a Romano Tognini (Valerio), lo stesso che aveva colpito a morte Emilio Alessandrini poco più di un anno prima.

10 aprile, Torino
Giuseppe Pisciuneri, 29 anni, guardia giurata

Alle 7.30 del mattino, appena dopo essere uscito dalla sua abitazione per recarsi al lavoro, Giuseppe Pisciuneri, guardia giurata, fu assalito alle spalle da due uomini che gli sfilarono la pistola. Nella colluttazione che seguì fu colpito a morte da un proiettile esploso dall’arma appena sottrattagli. L’omicidio fu rivendicato dalle Ronde proletarie.

12 maggio, Mestre (VE)
Alfredo Albanese, 33 anni, commissario capo di Pubblica Sicurezza

In un agguato viene ucciso dalle Brigate Rosse. Nel corso di un processo i terroristi rivendicarono il fatto ricordando che Alfredo Albanese aveva svolto con successo indagini sull’omicidio di Sergio Gori, il Vicedirettore del Petrolchimico, ucciso il 29 gennaio 1980.

19 maggio, Napoli
Giuseppe Amato, 50 anni, assessore al Bilancio della Regione Campania

Assessore al Bilancio della Regione Campania, fu ucciso a Napoli con colpi d’arma da fuoco da tre uomini e una donna che avevano bloccato l’auto su cui viaggiava. L’autista e addetto alla scorta reagì ferendo uno degli assalitori.
Il commando venne catturato dopo un inseguimento e una sparatoria per le vie di Napoli. L’attentato fu rivendicato dalle Brigate rosse.

27 maggio, Roma
Vincenzo Totonelli, 48 anni, guardia giurata

Presta servizio di sorveglianza presso un Istituto di Credito quando viene ucciso da terroristi nel corso di una rapina per autofinanziamento. L’attentato è rivendicato da un sedicente gruppo Proletario Organizzato Armato, ma secondo gli inquirenti è opera di esponenti della destra eversiva.

27 maggio, Milano
Walter Tobagi, 33 anni, giornalista

Verso le 11 di mattina, Walter Tobagi, inviato sul fronte del terrorismo e cronista politico e sindacale del «Corriere della Sera», era uscito dalla propria abitazione e si stava recando in garage per prendere l’auto. Fu affrontato e ucciso con cinque colpi di pistola da un commando di terroristi, uno dei quali sparò il colpo di grazia al giornalista che si era già accasciato a terra. Nel giro di alcuni mesi, le indagini portarono all’identificazione degli assassini, appartenenti alla Brigata 28 marzo, un gruppo terrorista di estrema sinistra, composto anche da figli di famiglie della borghesia milanese, costituitosi dopo l’uccisione di quattro appartenenti alle Brigate rosse avvenuta a Genova, nel covo di via Fracchia, il 28 marzo di quello stesso anno. Uno dei suoi ultimi articoli era significativamente intitolato: “Non sono samurai invincibili”.

28 maggio, Roma
Francesco “Serpico” Evangelista, 37 anni, vicebrigadiere di Pubblica Sicurezza

Mentre era in servizio di vigilanza davanti al Liceo classico “Giulio Cesare” viene ucciso da appartenenti al gruppo della destra eversiva Nuclei Armati Rivoluzionari. L’azione era volta a «ridicolizzare la militarizzazione del territorio».

3 giugno, Martina Franca (TA)
Antonio Chionna, 49 anni, appuntato dei Carabinieri

Ucciso da terroristi di Prima Linea in un conflitto a fuoco durante una rapina per autofinanziamento.

23 giugno, Roma
Mario Amato, 42 anni, magistrato, Sostituto Procuratore presso la Procura della Repubblica in Roma

Il magistrato Mario Amato fu ucciso da appartenenti al gruppo terroristico eversivo di estrema destra Nuclei armati rivoluzionari (NAR) alla fermata dell’autobus che avrebbe dovuto portarlo in ufficio. A freddarlo fu un colpo alla nuca sparatogli da breve distanza.
Nel volantino di rivendicazione, i NAR scrissero: «Oggi 23 giugno 1980 abbiamo eseguito la sentenza di morte emanata contro il sostituto procuratore Mario Amato, per le cui mani passavano tutti i processi a carico dei camerati».

02 agosto, Bologna
Strage della Stazione di Bologna
Agostini Natalia Gallon, 40 anni, operaia
Ales Vito, 20 anni
Alganon Mauro, 22 anni, commesso
Avati Maria Idria, 80 anni, pensionata
Barbaro Rosina, 58 anni
Basso Nazzareno, 33 anni, dipendente aziendale
Bergianti Euridia, 49 anni, addetta alla ristorazione della stazione
Bertasi Katia, 34 anni, dipendente aziendale
Betti Francesco, 44 anni, conducente di taxi
Bianchi Paolino, 50 anni, operaio
Bivona Verdiana, 22 anni, operaia
Bonora Argeo, 42 anni, operaio presso le FF.SS.
Bosio Anna Maria in Mauri, 28 anni
Breton Irene, 61 anni
Bugamelli Viviana in Zecchi, 23 anni, ragioniera
Burri Sonia,7 anni
Caprioli Davide, 20 anni, studente universitario
Carli Velia Lauro, 50 anni
Casadei Flavia, 18 anni, studentessa
Castellaro Mirco, 33 anni, dipendente aziendale
Ceci Antonella, 19 anni, studentessa
Dall’oIio Franca, 20 anni, addetta alla ristorazione
De Marchi Roberto, 21 anni, dipendente bancario
Diomede Fresa Francesco Cesare, 14 anni, studente
Diomede Fresa Vito, 62 anni, docente universitario
Di Paola Antonino, 32 anni, dipendente aziendale
Di Vittorio Mauro, 24 anni
Drouhard Brigitte, 21 anni
Ebner Berta, 50 anni, studentessa universitaria
Ferretti Lina, 53 anni, casalinga
Fornasari Mirella, 36 anni, dipendente aziendale
Fresu Angela, 3 anni
Fresu Maria, 24 anni, contadina
Frigerio Enrica in Diomede Fresa, 57 anni, insegnante
Gaiola Roberto, 14 anni, studente
Galassi Piero, 66 anni, prof. e Preside d’Istituto scolastico
Gallon Manuela, 11 anni, studentessa
Geraci Eleonora in Vaccaro, 46 anni
Gomez Martinez Francesco, 23 anni
Gozzi Carla, 36 anni, operaia
Kolpinski Andrew John, 22 anni
Lanconelli Vincenzo, 51 anni, dirigente Pubblico in quiescenza
La Scala Francesco Antonio, 56 anni, pensionato
Laurenti Pier Francesco, 44 anni, medico
Lauro Salvatore, 57 anni, maresciallo dell’Aeronautica Militare
Lugli Umberto, 38 anni, commerciante
Maeder Eckhardt, 14 anni
Maeder Kai, 8 anni
Manea Elisabetta vedova De Marchi, 60 anni, casalinga
Marangon Maria Angela, 22 anni, contadina
Marceddu Rossella, 19 anni, studentessa
Marino Angelina, 23 anni, dipendente in studio dentistico
Marino Domenica, 26 anni, collaboratrice domestica
Marino Leoluca, 24 anni, muratore
Marzagalli Amorveno, 54 anni, dirigente aziendale
Mauri Carlo, 32 anni, perito aziendale
Mauri Luca, 6 anni, scolaro
Messineo Patrizia, 18 anni
Mitchell Katherine Helen, 22 anni
Molina Loredana, 44 anni
Montanari Antonio, 86 anni, pensionato
Natali Nilla, 25 anni, addetta alla ristorazione della stazione
Olla Lidia, 67 anni, casalinga
Patruno Giuseppe, 18 anni, elettricista
Petteni Vincenzo, 34 anni, rappresentante di commercio
Priore Angelo, 26 anni, coadiuvante del padre nell’azienda di coltivazione tabacco
Procelli Roberto, 21 anni
Remollino Pio Carmine, 31 anni, dipendente di un’impresa edile
Roda Gaetano, 31 anni, dipendente delle FF.SS.
Rohrs Margret in Maeder, 39 anni
Ruozi Romeo, 54 anni, pensionato
Sala Vincenzina, 50 anni
Salvagnini Anna Maria, 51 anni, insegnante
Secci Sergio, 24 anni
Sekiguchi Iwao, 20 anni, studente universitario
Seminara Salvatore, 34 anni, operaio specializzato
Serravalli Silvana, 34 anni, insegnante
Sica Mario, 44 anni, avvocato, dipendente dell’azienda trasporti consorziali di Bologn
Tarsi Angelica, 72 anni Trolese Marina, 16 anni
Vaccaro Vittorio, 24 anni, operaio ceramista
Venturi Fausto, 38 anni, conducente di taxi
Verde Rita, 23 anni, dipendente aziendale
Zappalà Onofrio, 27 anni, dipendente delle FF.SS.
Zecchi Paolo, 23 anni, dipendente bancario

Alle 10.25 di sabato 2 agosto 1980, un ordigno ad altissimo potenziale esplose nella sala d’aspetto di seconda classe della stazione ferroviaria di Bologna. L’esplosione provocò il crollo della struttura sovrastante le sale d’aspetto e di trenta metri della pensilina. Investì anche due vetture di un treno in sosta al primo binario. Le conseguenze dell’esplosione furono di terrificante gravità anche a causa dell’affollamento della stazione in un giorno prefestivo di agosto. Rimasero uccise ottantacinque persone; oltre duecento furono ferite. Ad oggi, sono stati condannati in via definitiva come esecutori materiali i terroristi neri dei NAR Giusva Fioravanti, Francesca Mambro e Luigi Ciavardini, e per attività di depistaggio il capo della loggia P2 Licio Gelli, gli ufficiali dei servizi segreti Pietro Musumeci (P2) e Francesco Belmonte e il faccendiere Francesco Pazienza. In primo grado è stato condannato anche Gilberto Cavallini per strage, il processo ora è in fase di Appello, e nel cosiddetto processo ai mandanti sono stati condannati, sempre in primo grado, Paolo Bellini, l’ex capitano dei carabinieri Piergiorgio Segatel, e Domenico Catracchia, ex amministratore di condomini in via Gradoli a Roma, accusato di false informazioni al pm al fine di sviare le indagini.

11 agosto, Viterbo
Pietro Cuzzoli, 31 anni, maresciallo dei Carabinieri
Ippolito Cortellessa, 49 anni, appuntato dei Carabinieri

Impegnati nella ricerca degli autori di una rapina, durante un controllo di persone sospette sono assassinati dai responsabili del fatto, terroristi appartenenti a Prima Linea.

02 settembre, Roma
Di Leo Maurizio, tipografo

Tipografo del quotidiano “II Messaggero” viene ucciso per errore da appartenenti al gruppo della destra eversiva Nuclei Armati Rivoluzionari: viene infatti scambiato per un giornalista dello stesso quotidiano, autore di inchieste sul terrorismo di estrema destra.

12 novembre, Milano
Renato Briano, 47 anni, dirigente della Ercole Marelli di Milano

Fu ucciso sulla metropolitana con due colpi di pistola sparatigli a bruciapelo da uno dei due componenti del commando terroristico. Prima di fuggire, uno degli autori del fatto gridò: «Siamo delle BR. Non preoccupatevi, tanto era uno sfruttatore».
L’attentato sarà rivendicato dalle Brigate rosse – colonna Walter Alasia – Luca – Brigata Sesto San Giovanni

26 novembre, Milano
Ezio Lucarelli, 35 anni, brigadiere dell’Arma dei Carabinieri

Il brigadiere Ezio Lucarelli fu ucciso mentre, insieme ad altri appartenenti all’Arma dei Carabinieri, stava compiendo una perquisizione presso una carrozzeria nell’ambito di indagini su un sequestro di persona. Mentre i militari stavano procedendo alla identificazione dei presenti, due giovani aprirono il fuoco uccidendo il brigadiere Lucarelli e ferendo un altro componente dell’equipaggio. I processi accerteranno che responsabili del fatto erano esponenti del gruppo di estrema destra denominato Nuclei armati rivoluzionari (NAR)

28 novembre, Bari
Giuseppe Filippo, 50 anni, appuntato di Pubblica Sicurezza

Ucciso da terroristi di Prima Linea mentre rientrava a casa.

28 novembre, Sesto San Giovanni (MI)
Manfredo Mazzanti, 54 anni, ingegnere Direttore Tecnico della Falck Unione

Ucciso nei pressi della propria abitazione dalle Brigate Rosse “Colonna Walter Alasia — Luca — Brigata Sesto San Giovanni”.

01 dicembre, Roma
Giuseppe Furci, 54 anni, direttore sanitario del carcere Regina Coeli

Già nell’ottobre dello stesso anno un ordigno era stato posto davanti alla porta del suo studio, ma la miccia si era spenta. Il secondo attentato ebbe successo quando, il 1° dicembre 1980, Furci fu brutalmente assassinato sotto la sua abitazione.
L’omicidio venne rivendicato dalla colonna Walter Alasia delle Brigate rosse.

18 dicembre, Zinasco (PV)
Alfio Zappalà, 48 anni, guardia giurata

In servizio di sorveglianza presso una banca, viene ucciso nel corso di una rapina per autofinanziamento da terroristi appartenenti ai Comitati Comunisti Rivoluzionari.

31 dicembre, Roma
Enrico Riziero Galvaligi, 60 anni, generale di Divisione dei Carabinieri

Viene ucciso, nel palazzo ove abitava, da terroristi delle Brigate Rosse travestiti da postini. L’attentato viene rivendicato con un volantino delle Brigate rosse, fatto ritrovare assieme a un comunicato sul sequestro del Magistrato Giovanni D’Urso, sequestro iniziato il 12 dicembre di quell’anno e ancora in corso. Galvaligi era uno stretto collaboratore del Generale Carlo Alberto Dalla Chiesa ed era stato da questi nominato responsabile del Coordinamento dei Servizi di sicurezza per gli istituti di prevenzione e pena. Curava dunque la sorveglianza delle carceri di massima sicurezza, ove erano reclusi i terroristi più pericolosi; a dire dei terroristi, era inoltre colpevole di aver consentito, pochi giorni prima, l’intervento di gruppi speciali delle forze dell’ordine per riprendere il controllo dell’Istituto penitenziario di Trani, che era in rivolta.

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1981
05 febbraio, Padova

Enea Codotto, 25 anni, appuntato dei carabinieri
Luigi Maronese, 23 anni, carabiniere

Vengono uccisi da appartenenti al gruppo della destra eversiva Nuclei Armati Rivoluzionari, sorpresi dall’autopattuglia dei carabinieri mentre stavano recuperando armi e munizioni precedentemente occultate.

05 gennaio, Roma
Perucci Luca, 18 anni, studente

Appartenente alla organizzazione di estrema destra Terza Posizione, viene ucciso da terroristi appartenenti al gruppo della destra eversiva Nuclei Armati Rivoluzionari perché considerato un delatore.

17 febbraio, Milano
Francesco Luigi Marangoni, 43 anni, medico

Mentre si stava recando al lavoro, Luigi Marangoni fu ucciso da quattro terroristi armati di mitragliette e di lupara, che lo crivellarono di colpi. Luigi Marangoni dirigeva l’Ospedale Maggiore di Milano, dove le Brigate rosse avevano numerosi proseliti. Sulla situazione dell’ospedale aveva inviato diversi esposti alla magistratura e ricevuto, di conseguenza, molte minacce. L’omicidio fu rivendicato dalle Brigate rosse – colonna Walter Alasia.

07 aprile, Roma
Raffaele Cinotti, 27 anni, agente di custodia

Capoposto al reparto di isolamento giudiziario del carcere di Rebibbia, viene ucciso in un agguato dalle Brigate Rosse. L’omicidio fu espressione – al pari di altri – della campagna di intimidazione del terrorismo di estrema sinistra sul “fronte carceri”. Sul corpo dell’agente ucciso gli autori del fatto lasciarono un documento sulla «Campagna D’Urso», dal nome del magistrato direttore dell’Ufficio detenuti del Ministero della Giustizia, rapito il 12 dicembre 1980 e del quale i brigatisti avevano diffuso una foto nella quale appariva con al collo la scritta «Organizzare la liberazione dei proletari prigionieri, smantellare il circuito della differenziazione»

27 aprile, Torre del Greco (NA)
Mario Cancello, 34 anni, dipendente della Regione Campania
Luigi Carbone, 56 anni, brigadiere di Pubblica Sicurezza

Uccisi da un commando delle Brigate Rosse “Partito della Guerriglia” durante il sequestro dell’assessore regionale Ciro Cirillo. L’agguato avvenne mentre la vettura dell’Assessore usciva dal garage. Il primo a cadere fu il brigadiere Luigi Carbone, colpito a morte mentre si accingeva a chiudere la saracinesca; subito dopo fu assassinato l’autista Mario Cancello, che cercò inutilmente di reagire. Dopo aver colpito alle gambe il segretario dell’Assessore, il commando caricò Ciro Cirillo su un furgone e si allontanò rapidamente. In serata le Brigate rosse rivendicarono l’attentato e il rapimento con una telefonata alla redazione del «Secolo XIX». Cirillo fu liberato il 24 luglio.

NAPOLI 27 LUGLIO 1981- CIRO CIRLILO NELLA SUA CASA

03 giugno, Settimo Milanese (MI)
Antonio Frasca, 34 anni, dipendente dell’AIfa Romeo

Addetto alla vigilanza dell’Alfa Romeo di Arese, viene ucciso da militanti di Prima Linea.

19 giugno, Roma
Sebastiano Vinci, 44 anni, commissario capo di Pubblica Sicurezza

Fu ucciso a Roma con numerosi colpi di arma da fuoco esplosigli contro da distanza ravvicinata mentre si trovava a bordo dell’autovettura di servizio. L’attentato, accuratamente pianificato, fu rivendicato dalla colonna romana delle Brigate rosse.

05 luglio, Mestre (VE)
Giuseppe Taliercio, 53 anni, ingegnere Direttore del Petrolchimico di Marghera

L’ingegner Giuseppe Taliercio venne rapito il 20 maggio 1981 a Mestre (VE), nella sua abitazione, da un gruppo di terroristi delle Brigate rosse che intendevano “processarlo” perché ritenuto «servo delle multinazionali imperialiste». Durante il sequestro, le Brigate rosse fecero rinvenire più comunicati. In uno di questi si sosteneva che Giuseppe Taliercio stava collaborando e svelando piani e organigrammi del settore Petrolchimico di Porto Marghera, definito dai terroristi una «fabbrica della morte».
Il successivo 5 luglio, dopo quarantasei giorni di prigionia e dopo che i brigatisti avevano annunciato essere stata emessa la “condanna a morte”, il corpo di Taliercio fu fatto ritrovare nel bagagliaio di un’auto vicino al capannone del consiglio di fabbrica della Montedison.

15 luglio, Como
Luigi Carluccio, 28 anni, brigadiere di Pubblica Sicurezza

Muore per l’ esplosione di un ordigno, posizionato con altri nel centro cittadino, nel tentativo di disinnescarlo. L’attentato verrà rivendicato dalle Brigate Operaie per il Comunismo.

31 luglio, Nuoro
Santo Lanzafame, 35 anni, appuntato dei Carabinieri

Viene ferito dal gruppo di estrema sinistra Barbagia Rossa durante un’operazione di pattugliamento. Morirà il 6 agosto.

03 agosto, Roma
Roberto Peci, 25 anni Link scheda

Viene rapito il 10 giugno a San Benedetto del Tronto, dove abitava, da un commando terroristico Brigate Rosse “Partito della Guerriglia”. Viene poi ucciso per rappresaglia nei confronti del fratello Patrizio, militante delle Brigate Rosse, che dopo la cattura aveva collaborato con gli inquirenti.

18 settembre, Milano
Francesco Rucci, 25 anni, brigadiere del Corpo degli Agenti di Custodia di San Vittore

Mentre si recava in macchina presso la Casa circondariale di Milano San Vittore dove prestava servizio, il Brigadiere Francesco Rucci rimase vittima di un attentato, rivendicato dal Nucleo di comunisti. Nel volantino di rivendicazione si affermava che il brigadiere era stato “giustiziato” per la attività «al primo raggio di San Vittore […] braccio famigerato per le torture a cui i boia costringono le avanguardie comuniste prigioniere».

30 settembre, Roma
Marco Pizzari, 23 anni

Ucciso dai terroristi appartenenti al gruppo della destra eversiva Nuclei Armati Rivoluzionari perché ritenuto delatore sia sulla strage di Bologna del 2 agosto 1980 che su altri esponenti dell’organizzazione dell’estrema destra.

19 ottobre, Milano
Carlo Buonantuono, 27 anni, guardia di Pubblica Sicurezza
Vincenzo Tumminello, 27 anni, guardia di Pubblica Sicurezza

vengono uccisi nel corso di un controllo di un’autovettura sospetta da appartenenti al gruppo della destra eversiva Nuclei Armati Rivoluzionari.

21 ottobre, Roma
Ciriaco Di Roma, 30 anni, guardia scelta di Pubblica Sicurezza
Francesco Straullu, 26 anni, capitano delle Guardie di Pubblica Sicurezza

Colpiti mortalmente in un agguato da terroristi appartenenti al gruppo della destra eversiva Nuclei Armati Rivoluzionari.

13 novembre, Milano
Anello Eleno Viscardi, 25 anni, guardia di Pubblica Sicurezza

Mentre effettuava un’operazione di controllo nei confronti di due individui sospetti, Eleno Anello Viscardi, agente della Polizia di Stato, all’improvviso venne raggiunto mortalmente da numerosi colpi di pistola.
Gli autori dell’omicidio furono immediatamente arrestati da altri agenti di Polizia accorsi sul posto e successivamente identificati come terroristi appartenenti al gruppo eversivo dei Comunisti organizzati per la liberazione proletaria (COLP):

05 dicembre, Roma

Ciro Capobianco, 21 anni, agente della Polizia di Stato

Colpito a morte da appartenenti al gruppo della destra eversiva Nuclei Armati Rivoluzionari durante un conflitto a fuoco, muore due giorni dopo, il 7 dicembre.

05 dicembre, Roma
Romano Radici, 38 anni, carabiniere scelto

Ucciso da un terrorista appartenente al gruppo della destra eversiva Nuclei Armati Rivoluzionari mentre sta identificando alcuni sospetti.

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1982
03 gennaio, Rovigo

Angelo Furlan, 64 anni

Muore a seguito della deflagrazione di un ordigno posto davanti al carcere femminile di Rovigo per favorire l’evasione di detenute terroriste. L’attentato verrà attribuito al Nucleo Comunista.

21 gennaio, Monteroni d’Arbia (SI)
Giuseppe Savastano, 20 anni, carabiniere ausiliario
Euro Tarsilli, 19 anni, carabiniere ausiliario

Uccisi a un posto di blocco da terroristi appartenenti all’organizzazione Comunisti Organizzati per la Liberazione Proletaria.

05 marzo, Roma
Alessandro Caravillani, 16 anni, studente

Viene casualmente ucciso dai terroristi, appartenenti al gruppo della destra eversiva Nuclei Armati Rivoluzionari, che avevano appena rapinato una banca e stavano ingaggiando un conflitto a fuoco con le forze di Polizia.

27 aprile, Napoli
Raffaele Delcogliano, 37 anni, assessore al lavoro della Regione Campania
Aldo Iermano, 43 anni, dipendente regionale

Uccisi in un agguato dalle Brigate Rosse “Partito della Guerriglia”.

06 maggio, Roma
Giuseppe Rapesta, 53 anni, appuntato di Pubblica Sicurezza

Agente della Polizia ferroviaria, intorno alle 21 si trovava da solo nell’ufficio Polfer della stazione di San Pietro a Roma, quando vi fece irruzione un gruppo di terroristi. Alla sua reazione questi gli spararono alla nuca, poi fuggirono dopo aver sottratto l’arma di ordinanza.
Giuseppe Rapesta morì il successivo 12 maggio. Come i processi accerteranno, l’agguato fu organizzato da un commando del gruppo eversivo di estrema destra Nuclei armati rivoluzionari (NAR) come rappresaglia in seguito alla morte di un militante della loro organizzazione. Questi si era suicidato il giorno prima al momento dell’irruzione di agenti nel covo dove si era rifugiato

08 giugno, Roma
Giuseppe Antonio Carretta, 26 anni, assistente della Polizia di Stato
Franco Sammarco, 26 anni, assistente della Polizia di Stato

Nel corso di un controllo notturno ad una autovettura vengono aggrediti dagli occupanti, immobilizzati, disarmati ed uccisi con un colpo di pistola alla nuca. L’atto è rivendicato dai terroristi del gruppo della destra eversiva Nuclei Armati Rivoluzionari.

24 giugno, Roma
Galluzzo Antonio, 24 anni, agente della Polizia di Stato

Viene ucciso nell’attentato terroristico compiuto dal gruppo della destra eversiva Nuclei Armati Rivoluzionari contro l’abitazione del rappresentante in Italia dell’0.L.P. (Organizzazione per la Liberazione della Palestina), mentre vi svolgeva il servizio di vigilanza.

15 luglio, Napoli
Antonio Ammaturo, 57 anni, vice Questore, Capo della Squadra Mobile
Pasquale Paola, 32 anni, agente scelto della Polizia di Stato

Quando era appena uscito dalla propria abitazione per recarsi in Questura con l’auto di servizio guidata dall’agente scelto Pasquale Paola, due uomini scesi da una vettura aprirono il fuoco contro l’auto, assassinandone gli occupanti.
Gli autori del fatto risultarono appartenere alle Brigate rosse.

15 luglio, Lissone (MI)
Valerio Renzi, 44 anni, maresciallo capo dei Carabinieri

Ucciso dai terroristi di Prima Posizione, organizzazione terroristica di estrema sinistra, durante una rapina ad un ufficio postale.

26 agosto, Salerno
Antonio Bandiera, 24 anni, agente della Polizia di Stato
Mario De Marco, 30 anni, agente della Polizia di Stato (morirà il 29 agosto)
Antonio Palumbo, 21 anni, caporale dell’Esercito (morirà il 23 settembre)

Rimangono uccisi nel conflitto a fuoco che deriva dall’assalto di terroristi delle Brigate Rosse ad un furgone dell’esercito, eseguito per impossessarsi delle armi trasportate.

8 ottobre, Remondato di Rocca Canavese (To)
Benito Atzei, 48 anni, vice brigadiere dei Carabinieri

Ucciso ad un posto di blocco dal gruppo denominato Potere Rosso.

9 ottobre, Roma (Sinagoga)
Stefano Gaj Tachè, 2 anni LINK ASSENTE

Un commando palestinese, formato da cinque persone, spara e lancia bombe a mano contro una folla di fedeli che esce dalla Sinagoga. È il giorno dello Shabbat ma è anche il giorno della festa di Shemini Atzeret che, nella tradizione ebraica, vede il rabbino dare la benedizione a tutti i bambini nel Tempio. Stefano Gaj Tachè resta colpito a morte, mentre 37 sono i feriti. Un solo autore viene identificato, il palestinese Abdel Al Zomar. Sette anni dopo verrà condannato in contumacia perché nel frattempo fuggirà in Libia.
Così, il 3 gennaio 2015, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella v nel suo messaggio al Parlamento nel giorno del giuramento: “Il nostro Paese ha pagato, più volte, in un passato non troppo lontano, il prezzo dell’odio e dell’intolleranza. Voglio ricordare un solo nome: Stefano Tachè, rimasto ucciso nel vile attacco terroristico alla Sinagoga di Roma nell’ottobre del 1982. Aveva solo due anni. Era un nostro bambino, un bambino italiano”.

21 ottobre, Torino
Sebastiano D’Alleo, 27 anni, guardia giurata
Antonio Pedio, 56 anni, guardia giurata

Usati prima come ostaggio per la rapina all’agenzia del Banco di Napoli da terroristi delle Brigate Rosse “Partito della Guerriglia”, vengono poi brutalmente uccisi.

18 novembre, Milano
Carloni Erminio, 38 anni, guardia giurata

Ucciso da appartenenti al gruppo della destra eversiva Nuclei Armati Rivoluzionari davanti all’agenzia del Banco di Napoli, nel tentativo riuscito di sventare la rapina.

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1983
28 gennaio, Roma

Germana Stefanini, 55 anni, vigilatrice penitenziaria

Vigilatrice del reparto femminile del carcere di Rebibbia, viene rapita il 27 gennaio dalle Brigate Rosse. II corpo viene ritrovato il giorno seguente nel cofano di una autovettura.

02 febbraio, Roma
Paolo Di Nella, 19 anni, studente

Giovane militante del MSI-DN, viene aggredito con spranghe di ferro mentre attacca manifesti. Muore il 9 febbraio. Gli attentatori non verranno mai identificati.

05 luglio, Dorgali (NU)
Giovanni Bosco, 59 anni, Appuntato dell’Arma dei Carabinieri

Venne ucciso da appartenenti al Movimento Armato Sardo (MAS) per la testimonianza resa anni prima nel corso di un procedimento penale per un sequestro di persona a scopo di estorsione. In sede giudiziaria si accerterà che l’omicidio di Bosco si inquadrava nel programma del MAS, gruppo terroristico di estrema sinistra, volto ad impedire comportamenti processuali di collaborazione, sia da parte di imputati che da parte di semplici testimoni.

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1984
02 gennaio, Portici (Na)
Stanislao Ceraso, 49 anni, Appuntato degli agenti di custodia

Viene data alle fiamme l’automobile di un Agente di Custodia. L’incendio si propaga all’auto parcheggiata accanto. II vicino di casa tenta di spegnere le fiamme, ma è ucciso dall’esplosione del serbatoio di una delle due vetture. L’attentato è rivendicato dai Proletari per il Comunismo.

15 gennaio, Roma
Ray Leamon Hunt, 56 anni, diplomatico americano

Già responsabile logistico della Forza Multinazionale del Sinai, viene ucciso in un agguato dalle Brigate Rosse “Partito Comunista Combattente”.

23 dicembre, San Benedetto Val di Sambro (BO)
Strage del rapido 904 o Strage di Natale
Altobelli Giovanbattista, 51 anni, operaio
Brandi Anna Maria, 26 anni, studentessa universitaria
Calvanese Angela in De Simone, 33 anni, insegnante
Cavalli Susanna, 22 anni, studentessa universitaria
Cerrato Lucia, 76 anni, pensionata
De Simone Anna, 9 anni, scolara
De Simone Giovanni, 4 anni Link scheda
De Simone Nicola, 40 anni, operaio
Leoni Pier Francesco, 23 anni, studente universitario
Matarazzo Luisella, 25 anni, studentessa universitaria
Moccia Carmine, 31 anni, operaio
Moratello Valeria, 22 anni, studentessa universitaria
Morini Maria Luigia, 45 anni, vigilatrice d’infanzia
Taglialatela Federica, 12 anni, studentessa
Taglialatela Gioacchino, 47 anni, geometra
Vastarella Abramo, 29 anni, carpentiere

Alle 19.08 del 23 dicembre 1984, il treno rapido 904 proveniente da Napoli fu squassato da una esplosione violentissima mentre si trovava all’interno della galleria di San Benedetto Val di Sambro (BO), la “galleria degli Appennini”, nei pressi della quale – dieci anni prima – si era consumata la Strage dell’Italicus. A causare la detonazione fu una carica di esplosivo radiocomandata, collocata su una griglia portabagagli mentre il treno era fermo alla stazione di Firenze. L’esplosione provocò nell’immediato quindici morti e circa trecento feriti. A distanza di qualche tempo e per conseguenza dei traumi allora subiti, i morti saliranno a sedici. Dai processi e dalle relazioni della Commissione parlamentare d’inchiesta è emerso essersi trattato di una strage la cui ideazione ed esecuzione erano state il frutto di un intreccio di interessi e legami coinvolgenti, a vario titolo, criminalità organizzata comune e criminalità mafiosa. Dalle sentenze, è emerso con particolare chiarezza che la strage era stata organizzata da esponenti di vertice di Cosa Nostra per «allentare momentaneamente la morsa repressiva e investigativa» cui l’organizzazione veniva sottoposta a seguito degli «effetti devastanti prodotti dalle rivelazioni» di alcuni collaboratori di giustizia, ai quali «gli inquirenti davano credito», emettendo «centinaia di provvedimenti restrittivi».

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1985
09 gennaio, Torvajanica (Roma)

Ottavio Conte, 27 anni, agente della Polizia di Stato

Libero dal servizio e disarmato, viene assalito sotto casa ed ucciso a colpi di pistola. L’omicidio viene rivendicato dalle Brigate Rosse. Le indagini si spostano successivamente sulla eversione di destra. Entrambe le piste si arenano.

27 marzo, Roma
Ezio Tarantelli, 43 anni, docente universitario

Ezio Tarantelli, docente di Economia politica presso la Facoltà di Economia e Commercio dell’Università degli studi di Roma La Sapienza, fu ucciso a pochi passi dall’aula dove aveva appena tenuto una lezione. Verso le 12.30 era salito sulla propria auto parcheggiata nei pressi della Facoltà quando due individui lo colpirono in volto con numerosi colpi di mitraglietta. L’assassinio venne rivendicato dalle Brigate rosse per la costruzione del Partito comunista combattente (BR-PCC) con un volantino lasciato sull’auto: Tarantelli veniva attaccato come teorico della predeterminazione degli scatti di scala mobile e come uno dei principali fautori della riforma strutturale del mercato del lavoro.

30 aprile, Tivoli (Roma)
Giovanni Di Leonardo, 33 anni, agente scelto della Polizia di Stato

Assassinato in un agguato sull’autostrada Roma-L’ Aquila da terroristi della destra eversiva Nuclei Armati Rivoluzionari.

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1986
10 febbraio, Firenze

Lando Conti, 52 anni, amministratore locale

Poco dopo le 17, Lando Conti, esponente del Partito repubblicano italiano e fino a pochi mesi prima sindaco di Firenze, si stava recando con la sua autovettura a una seduta del Consiglio comunale quando fu affiancato da un’auto dalla quale partirono undici colpi di arma da fuoco che lo uccisero. I terroristi lasciarono sul posto un volantino di rivendicazione a firma Brigate rosse per la costruzione del Partito comunista combattente (BR-PCC), la stessa sigla che era comparsa nell’omicidio del professor Ezio Tarantelli e che comparirà quattro giorni dopo nell’Assalto di via Prati di Papa (Roma) e, nel 1988, 1999 e 2002 negli omicidi di Roberto Ruffilli, Massimo D’Antona e Marco Biagi. I terroristi attaccarono l’ex Sindaco di Firenze sia come stretto collaboratore del «ministro della guerra» Spadolini sia per la partecipazione attiva a una società – fondata dal padre – che si occupava di sistemi radar considerati materiale bellico dalle BR-PCC. La perizia stabilirà che l’arma usata per l’omicidio era la stessa che aveva ucciso un anno prima Ezio Tarantelli.

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1987
14 febbraio, Roma

Rolando Lanari, 26 anni, assistente della Polizia di Stato
Giuseppe Scravaglieri, 23 anni, agente della Polizia di Stato

Uccisi dalle “Brigate Rosse per la Costruzione del Partito Comunista Combattente” nel corso di una rapina ad un furgone postale.

20 marzo, Roma
Licio Giorgieri, 61 anni, generale dell’Aeronautica Militare Direttore Generale del Ministero della Difesa

Mentre rientra a casa è ucciso da un commando di terroristi della Unione Comunisti Combattenti. Nel rivendicare l’omicidio, i terroristi affermano che era stato «giustiziato il massimo responsabile della costruzione di armi ed armamenti aeronautici e spaziali». A guidarli era stata la stessa logica che il 10 febbraio 1986 li aveva indotti a colpire l’ex sindaco di Firenze Lando Conti, accusato di voler promuovere la produzione di materiale bellico favorendo così «le scelte generali dell’imperialismo occidentale».

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1988
16 aprile, Forlì
Roberto Ruffilli, 51 anni, docente universitario – Senatore della Repubblica per la Democrazia Cristiana

Roberto Ruffilli, docente universitario e senatore della Repubblica per il partito della Democrazia cristiana, era appena rientrato nella sua casa forlivese da un convegno, quando due individui suonarono alla sua porta con la scusa di recapitargli un pacco postale. Entrati nell’abitazione, lo fecero inginocchiare e lo uccisero brutalmente con alcuni colpi alla testa. L’attentato venne rivendicato dalle Brigate rosse per la costruzione del Partito comunista combattente (BR-PCC), la stessa sigla già comparsa negli assassini di Ezio Tarantelli e di Lando Conti, a Firenze, e che, nel 1999 e nel 2002, rivendicherà gli omicidi dei professori D’Antona e Biagi. Stando alla rivendicazione, Roberto Ruffilli era stato colpito perché «ideatore» del progetto politico di «ridefinizione/riadeguamento complessivo di tutte le funzioni ed istituzioni dello Stato ai nuovi termini di sviluppo dell’imperialismo», ovvero come «uomo chiave» che negli ultimi anni aveva saputo «concretamente ricucire, attraverso forzature e mediazioni, tutto l’arco delle forze politiche […] comprese le opposizioni istituzionali».
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1993
27 maggio, Firenze

La Strage di via dei Georgofili
Dario Capolicchio, 22 anni, studente universitario
Angelamaria Fiume in Nencioni, 35 anni, custode con mansioni di segreteria presso l’Accademia dei Georgofili
Fabrizio Nencioni, 38 anni, ispettore dei vigili urbani
Caterina Nencioni, 51 giorni
Nadia Nencioni, 8 anni, scolara Link scheda

Un’ esplosione distrugge la Torre dei Pulci, sede dell’Accademia dei Georgofili. Muoiono sotto le macerie il custode e la sua famiglia. Tra le fiamme muore lo studente Dario Capolicchio. Gravi i danni a numerosi edifici della zona, tra cui la Galleria degli Uffizi. Dipinti di grande valore distrutti. I processi hanno accertato che i mandanti e gli autori materiali della strage erano esponenti della mafia e che ad ispirarla era stata l’avvenuta formale deliberazione di «una sorta di stato di guerra contro l’Italia», da attuarsi utilizzando una precisa strategia di tipo terroristico ed eversivo, che andava oltre i consueti metodi e le consuete finalità delle varie forme di criminalità organizzata. Con essa si intendeva «costringere lo Stato italiano praticamente alla resa davanti alla criminalità mafiosa».

27 luglio, Milano
La Strage di via Palestro
Alessandro Ferrari, 29 anni, vigile urbano
Carlo La Catena, 25 anni, vigile del fuoco
Driss Moussafir, 44 anni
Sergio Pasotto, 34 anni, vigile del fuoco
Stefano Picerno, 36 anni, vigile del fuoco

Attorno alle 23 del 27 luglio 1993, due vigili urbani transitarono con l’auto di servizio in via Palestro a Milano e furono avvicinati da un gruppo di persone che segnalarono la presenza di un’auto dai cui finestrini usciva del fumo. Qualche minuto dopo giunsero i vigili del fuoco, che notarono la presenza, all’interno del cofano, di un involucro di grosse dimensioni. Temendo trattarsi di un ordigno esplosivo, ordinarono di evacuare la zona. Mentre si procedeva all’operazione, il veicolo esplose uccidendo uno dei vigili urbani, tre vigili del fuoco e una persona che dormiva su una panchina dei vicini giardini pubblici. Almeno dodici persone rimasero ferite. L’esplosione danneggiò, tra l’altro, il sistema di illuminazione pubblica, frantumò i vetri delle abitazioni in un raggio di circa 200-300 metri e lesionò il muro esterno del Padiglione di Arte contemporanea, nella stessa via. L’esplosione raggiunse la condotta del gas sottostante alla sede stradale che prese fuoco. Per ore i vigili del fuoco non riuscirono a domare l’incendio. La Strage di via Palestro seguì, a distanza di due mesi, quella di via dei Georgofili a Firenze; precedette di appena un giorno gli attentati alla Basilica di San Giovanni in Laterano e alla Chiesa di San Giorgio al Velabro a Roma. Le sentenze l’hanno addebitata agli stessi esponenti mafiosi ritenuti responsabili della deliberazione di una sorta di «stato di guerra contro l’Italia». Cosa Nostra puntò a distruggere il patrimonio artistico italiano, compromettere le attività turistiche, uccidere indiscriminatamente, per imporre allo Stato di “venire a patti”, di eliminare i trattamenti penitenziari di rigore, di modificare la legge sui collaboratori di giustizia, di chiudere istituti penitenziari – come quelli dell’Asinara e di Pianosa – ritenuti tali da impedire i rapporti tra i capi detenuti e i complici in libertà.

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1999
20 maggio, Roma

Massimo D’Antona, 51 anni, docente universitario

Ucciso in via Salaria, a poche centinaia di metri dalla sua abitazione, il collaboratore del Ministro del Lavoro. L’omicidio viene rivendicato dalle “Brigate Rosse per la costruzione del Partito Comunista Combattente”. Durante il giudizio, i terroristi non esiteranno a rivendicare brutalmente l’attentato come «espressione della lotta armata, a difesa del proletariato, contro la borghesia imperialista» in quanto D’Antona era stato attivamente impegnato a favore di politiche di riforma della legislazione del lavoro.

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2002
19 marzo, Bologna

Marco Biagi, 51 anni, docente universitario

Verso le otto di sera, Marco Biagi, arrivato alla stazione di Bologna in treno da Modena, dove insegnava Diritto del lavoro, prese la sua bicicletta per fare ritorno a casa. Giunto davanti al portone, fu ferito a morte da più colpi di arma da fuoco esplosigli contro da una delle almeno tre persone che lo attendevano nei pressi. Con una telefonata al quotidiano «Il Resto del Carlino», il delitto fu rivendicato dalle Brigate rosse per la costruzione del Partito comunista combattente (BR-PCC): la stessa sigla comparsa anni prima in occasione degli omicidi di Ezio Tarantelli, Lando Conti, Roberto Ruffilli e, nel 1999, in occasione dell’omicidio di Massimo D’Antona. Marco Biagi, consulente di diversi Ministri del Lavoro, era stato il “padre” del Libro bianco sul lavoro, del Governo allora in carica e uno degli artefici, unitamente a Massimo D’Antona, del Patto sul lavoro elaborato dai precedenti governi. Fu proprio il contributo offerto al dibattito sulle prospettive del mercato del lavoro nel nostro Paese a fare di Marco Biagi un obiettivo privilegiato delle formazioni terroristiche che lo attaccarono come «autore e promotore delle linee e delle formulazioni legislative di un progetto di rimodellizzazione» del mercato del lavoro. Nel corso delle indagini, emergerà che l’arma del delitto era stata usata anche nell’omicidio D’Antona.

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2003
02 marzo, Castiglion Fiorentino (AR)

Emanuele Petri, 48 anni, sovrintendente capo della Polizia di Stato

Emanuele Petri era impegnato, assieme a due colleghi, nel servizio di scorta viaggiatori su un treno della tratta Roma-Firenze. Poco prima della stazione di Castiglion Fiorentino, Petri e i suoi colleghi – durante i controlli di routine – richiesero i documenti a un uomo (margo Galesi) e a una donna (Nadia Desdemona Lioce) che viaggiavano sul convoglio, accorgendosi subito che erano falsi. Con reazione improvvisa e rapidissima, l’uomo estrasse una pistola e la puntò al collo di Petri, intimando ai suoi colleghi di gettare le armi. Uno dei due agenti obbedì, gettando la sua arma sotto i sedili del vagone. Nonostante ciò, l’uomo non esitò a sparare a Petri, che, colpito alla gola, morì sul colpo. Sparò anche all’altro agente ancora armato che, nonostante fosse stato colpito, rispose però al fuoco ferendo l’assalitore, che morì alcune ore dopo in ospedale. La donna, dopo una colluttazione con l’altro agente, fu bloccata. Dalle prime indagini risultò che i due soggetti erano terroristi appartenenti alle Brigate rosse. Dal materiale rinvenuto sul treno e nella borsa della donna, gli investigatori riusciranno a ricostruire l’organico delle nuove Brigate rosse, dei cui appartenenti – responsabili tra l’altro degli omicidi di Massimo D’Antona e Marco Biagi – gran parte sarà catturata nei mesi successivi e poi condannata all’esito dei processi celebrati. Questo episodio segna in pratica la fine delle nuove Brigate Rosse.


da La Diga Civile