Andrea Campagna

1979
19 aprile, Milano
Andrea Campagna, 25 anni, agente di Pubblica sicurezza presso la Digos

Campagna fu ucciso al termine del suo turno di servizio, intorno alle 14 del 19 aprile 1979, in un agguato in via Modica, alla Barona, di fronte al portone dell’abitazione della sua fidanzata, mentre si accingeva a salire sulla propria autovettura per accompagnare il suo futuro suocero al lavoro. Atteso da un gruppo terroristico, fu raggiunto da cinque colpi di rivoltella, che la stampa riferì essere calibro 38 corazzato; gli attentatori si allontanarono poi su di una Fiat 127. La successiva rivendicazione fu a opera dei Proletari Armati per il Comunismo (PAC). Nella rivendicazione si parlò di Campagna come «torturatore di proletari» anche se in realtà l’agente svolgeva mansioni da autista presso la DIGOS di Milano.

Gli investigatori collegarono l’omicidio di Campagna a quello di Pierluigi Torregiani in quanto ritennero verosimile che i PAC avessero associato l’agente ucciso al caso, essendo questi stato ripreso dalle telecamere della televisione sulla scena dell’arresto di alcuni presunti responsabili del delitto Torregiani, poi rivelatisi estranei al fatto. Diverse altre rivendicazioni dell’attentato a Campagna giunsero ai giornali, ma una nuova rivendicazione dei PAC risultò la più attendibile perché essi fornirono particolari – noti solo agli inquirenti – sull’arma da fuoco usata; infatti, contrariamente a quanto diffuso inizialmente dai media, il calibro usato dal gruppo di fuoco non era il 38 special, ma il 357 Magnum.

In un’operazione del giugno successivo la polizia procedette all’arresto di circa quaranta persone sospette in varie parti d’Italia; a Milano furono rinvenute diverse armi tra cui una calibro 357 che fece supporre un collegamento sia tra i casi Torregiani e Campagna e il caso Santoro, maresciallo degli agenti di custodia ucciso a Udine. Durante un’udienza del processo Torregiani nel 1981, alcuni pentiti dichiararono di ritenere che un elemento del gruppo di fuoco che uccise Torregiani era comune a entrambi gli omicidi. Le affermazioni trovarono successivo riscontro nelle dichiarazioni di altri due pentiti, Pietro Mutti e Sante Fatone, che nel processo sulle attività terroristiche dei PAC a Milano confermarono le responsabilità di diversi imputati.

La sentenza giunse nel 1985 e fu di ergastolo per Claudio Lavazza, Paola Filippi, Luigi Bergamin, Gabriele Grimaldi e Cesare Battisti (quest’ultimo condannato in contumacia, in quanto benché arrestato nel corso della citata retata del giugno 1979 nell’appartamento dove fu rinvenuta la 357 Magnum e condannato a 13 anni per il concorso nell’omicidio Torregiani, partecipazione a banda armata e detenzione illegale di armi da fuoco, fu liberato dalla detenzione nel carcere di Frosinone nell’ottobre 1981 da un gruppo armato, di cui faceva parte una donna, rivelatasi poi essere la fidanzata dello stesso Battisti, che aveva fatto irruzione nella struttura di sicurezza; trent’anni furono inflitti ad altri cinque imputati, mentre Mutti e Fatone ricevettero forti sconti di pena e furono condannati a rispettivamente a nove anni e mezzo e a nove anni di reclusione. Battisti fu l’esecutore materiale del delitto. Bergamin, come concorrente, ebbe la pena ridotta in appello, e, latitante in Francia (come Battisti per un lungo periodo), ottenne la prescrizione nel 2021. Paola Filippi, avendo ottenuto la cittadinanza francese, non fu estradata.

Fonte
Wikipedia
Omicidio di Andrea Campagna

Approfondimenti
Questure.Poliziadistato.it
Attentato ad Andra Campagna
La Stampa
Campagna: “Non pagheranno i crimini dopo aver fatto la bella vita. Questa idea mi tormenta”
I Calabresi
Cesare Battisti e quel perdono mai chiesto
Ugo Maria Tassinari
19 aprile 1979. Cesare Battisti: l’agente Digos Campagna l’ho ucciso io

Video
TG1
ANDREA CAMPAGNA “Il nostro dolore non passerà mai”

Sound
Rai Play Sound
No francese all’estradizione degli (ex) terroristi italiani


da Wikipedia

da Questure.poliziadistato.it

da Il Secolo d’Italia