Angelo Furlan

1982
3 gennaio, Rovigo
Angelo Furlan, 64 anni, pensionato

Era il 3 gennaio 1982 quando gli “anni di piombo” sconvolsero anche la nostra tranquilla città. Una ferita che, ancor oggi, non si dimentica.
Erano le 15.45 di domenica pomeriggio, quel 3 gennaio 1982, esattamente 40 anni fa, quando otto persone, guidate da Sergio Segio, leader di Prima linea, si avvicinarono a via Mazzini, con l’intento di far saltare il muro del carcere per favorire l’evasione di alcune detenute, appartenenti all’organizzazione armata di estrema sinistra e detenute in quello che allora era il carcere cittadino.
Il commando ha lasciato le auto, rubate nei giorni precedenti e con targhe sostituite, in via Gorizia. Il piano è stato studiato a tavolino, la piantina del carcere è stata fatta arrivare loro dall’interno, dalle quattro detenute che devono evadere.
Gli otto membri del commando si appostano in punti tattici della zona: Segio e Diego Forastieri all’incrocio fra via Mazzini, via Mure Soccorso e via Mure San Giuseppe; Gianluca Frassinetti e Giulia Luisa Borelli all’incrocio fra via Mazzini e via Verdi; Rosario Schettini nella galleria Pasteur; Lucio Di Giacomo si piazza vicino all’edicola tra via Mazzini e viale Trieste per allontanare i passanti; Pasquale Avilio tra viale Trieste e via Tommaseo.
Tutta la zona, insomma, è presidiata. Il blitz è pronto a scattare: dall’interno della casa circondariale arriva il segnale convenuto, ovvero della musica e i canti delle detenute che segnalano che l’ora d’aria sta per terminare e che tra poco le stesse passeranno vicino al muro perimetrale, che separa il cortile da via Mazzini.
I terroristi, armati di pistole, mitra e fucili, scatenano un inferno di piombo: sparano verso l’alto, contro il muro di cinta costringendo così le guardie penitenziarie di sentinella a ripararsi dietro al parapetto. Tutto avviene nel giro di pochi secondi. Massimo Carfora entra in scena alla guida di un’A112 e la lascia radente al muro di cinta del carcere, poi accende la miccia dell’esplosivo appoggiato sul sedile.
Pochi istanti e un rombo assordante lacera l’aria. Una sorta di piccolo terremoto che apre una breccia di un metro e mezzo nel muro. Fumo e brandelli di pietra investono gli edifici lungo la via in un raggio di 80 metri. I vetri delle case vanno in frantumi, sette le persone che riporteranno lesioni non gravissime. Le linee telefoniche ed elettriche vanno in tilt.
I pezzi dell’A112 schizzano via come impazziti, la portiera vola a 30 metri di distanza, fino all’ingresso della galleria Pasteur, travolge Angelo Furlan, pensionato uscito a portare a spasso il suo cane. L’impatto è tremendo, l’anziano morirà pochi istanti dopo. Intanto in via Mazzini impazza la guerra.
Segio varca la breccia che si è aperta nel muro, all’interno Susanna Ronconi, Federica Meroni, Marina Premoli, Loredana Biancamano, hanno già immobilizzato le agenti della polizia penitenziaria. Evadono. Il conflitto a fuoco continua, i terroristi sparano sia contro le guardie sul muro di cinta sia contro un poliziotto che è accorso dopo aver sentito gli spari dal cinema Apollo.
Da una casa si è precipitato fuori un agente della guardia di finanza che prova a contrastare la fuga sparando con la sua pistola di ordinanza. Ma la visibilità è scarsa per il fumo dell’esplosione. A terra resteranno 68 bossoli di pistola e fucile. Gli otto “piellini” e le quattro evase scappano lungo via Gorizia. Arrivano in via Marin, dietro a via Pascoli, a due passi dalla circonvallazione, dove c’è un furgone bianco che era stato lasciato lì per la fuga. Saltano a bordo e spariscono. Il giorno dopo, l’assalto al carcere verrà rivendicato con un volantino ritrovato a Milano dal “Nucleo comunisti” in collaborazione con i “Comunisti organizzati per la liberazione proletaria” (Colp).
I soccorsi a Furlan si rivelano inutili. Sul posto, intervengono polizia e carabinieri. Partono le indagini coordinate da Dario Curtarello. Il 28 gennaio a Roma viene arrestato Pietro Mutti, esponente di Prima linea. Decide di collaborare. Nei mesi seguenti le manette si chiudono ai polsi di quasi tutti i componenti del gruppo di fuoco.
Il processo si celebra a Rovigo nel 1985. Si scopre così che l’idea di colpire il carcere rodigino era nata da Sergio Segio per far evadere la Ronconi. Segio, Forastieri, Schettini e Carfora appartengono ai Nuclei comunisti, uno dei due tronconi in cui si era divisa Prima Linea. L’altro è il Colp, di cui fanno parte Di Giacomo, Borelli, Avilio e Frassinetti.

Fonte
Polizia penitenziaria.it che riprende Rovigooggi.it
Carcere Rovigo: l’assalto con le bombe al penitenziario del 3 Gennaio 1982

Approfondimenti
Spazio70
3 gennaio 1982. L’evasione di Susanna Ronconi costa la vita al signor Furlan
La Voce di Rovigo – Polesine24.it
Quella bomba esplosa il 3 gennaio 1982
Il Gazzettino
L’assalto al carcere di 40 anni fa: «Andammo in montagna e scampammo alla bomba»
Il Resto del Carlino
“Un boato e la città piombò nel terrore”
Parla la figlia di Furlan “Non andrò a vedere il film”
MicciaCorta
Gli anni di piombo visti da Segio
Quodlibet
LA NOSTRA LIBERTÀ È COSTATA LA VITA AD UN UOMO UNA TERRIBILE FATALITÀ CHE MAI DIMENTICHERÒ
Ugo Maria Tassinari
3 gennaio 1982: l’evasione di Rovigo e quel morto per sbaglio
Wikipedia
Susanna Ronconi

Video
Miccia Corta. Una storia di Prima Linea

Il film
Centro Studi Livatino
LA PRIMA LINEA (2009) DI RENATO DE MARIA


da Wikipediqa

da poliziapenitenziaria.it

Susanna Ronconi, da Wikipedia

Sergio Segio, da Wikipedia

Sergio Segio oggi, da Nuova Società