Giuseppe Gurrieri

1979
13 marzo, Bergamo
Giuseppe Gurrieri, 50 anni, appuntato dell’Arma dei Carabinieri

L’uccisione dell’appuntato dei CC, Giuseppe Gurrieri, avvenuta martedì 13 marzo alle ore 19,20 in un cortiletto di Bergamo alta antistante lo studio del dottor Gualteroni, medico del carcere cittadino, vien rivendicata con una telefonata al quotidiano L’Eco di Bergamo dal gruppo «Guerriglia proletaria».

Riportiamo il testo della telefonata registrata al centralino del quotidiano bergamasco:
«Senta, qui è Guerriglia. Un nostro nucleo armato ha giustiziato questa sera un carabiniere nel corso di una azione che era tesa a colpire l’aguzzino di via Glene (la via del carcere. n.d.r.) dottor Gualteroni. Tenga bene in mente: Guerriglia proletaria. Un nostro nucleo armato ha giustiziato un appuntato dei carabinieri che aveva opposto resistenza armata durante l’azione. Faremo avere un comunicato domani».

Un incidente sul lavoro
L’assassinio del carabiniere rappresenta un «incidente sul lavoro», una sorta di nocività inevitabile nella logica del percorso guerrigliero. E’ come la diossina; «può accadere». La dinamica dell’ accaduto non è ancora del tutto chiara.
Vediamo di ricostruirla attraverso i numerosi testimoni oculari. I terroristi scelgono per l’azione l’ora di punta delle visite. La sala d’attesa è stracolma, al punto che alcune persone devono attendere il turno nel cortiletto su cui s’affaccia la porta dello studio. Tra queste c’è l’ appuntato Gurrieri che accompagna il figlio tredicenne da alcuni giorni febbricitante. Il carabiniere è in divisa, uscito da poco dall’ufficio del comando di Bergamo, dove svolgeva mansioni di dattilografo.
La dinamica del delitto
Alle 19,20 giungono nel cortile due uomini, giovani, armati, a viso coperto. La presenza di un carabiniere è inattesa e provoca un attimo di incertezza, poi uno dei due giovani si avvicina all’appuntato e lo tiene sotto il tiro della pistola, intimandogli di entrare nello studio del medico. L’appuntato Gurrieri invece resta qualche secondo fermo, quindi sposta lateralmente il figlio e cerca di afferrare il braccio del terrorista. C’è una breve colluttazione, poi i due si divincolano e il giovane spara cinque colpi. Dopo di che la fuga.

La telefonata di rivendicazione è opera di Maurizio Lombino, “portavoce” dell’Autonomia bergamasca. Arrestato per una rapina, si pente. Sono le accuse di Lombino, essendosi dissociato l’altro componente del commando, Enea Guarinoni, ben presto arrestato, a portare alla condanna all’ergastolo di Narciso Manenti, ben presto rifugiato a Parigi.

Fonte
Ugo Maria Tassinari
13 marzo 1979, Bergamo: Guerriglia proletaria uccide il brigadiere Gurrieri

Approfondimenti
BresciaOggi
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Il Giorno.Bergamo
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RaiNews
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Leggo.it
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da Vittimeterrorismo.it

da Johannes Buckler, Twitter