Giuseppe Malacaria

1971
04 febbraio, Catanzaro
Giuseppe Malacaria, 35 anni, operaio

Nella notte tra il 3 e il 4 febbraio una NSU Prinz 1000 si ferma davanti al salone di esposizione del palazzo della Provincia, che all’epoca ospita gli uffici della Regione, in Piazza Prefettura. Un uomo, con in mano un fagotto, scende dalla vettura, si guarda intorno con occhiate rapide e nervose, si avvicina ad una delle colonne dell’edificio, appoggia in terra il pacco e risale velocemente nell’auto che sfreccia lungo Corso Mazzini imboccando il senso vietato.
Un agente di polizia, che si trova nelle vicinanze, nota il movimento, cerca di avvicinarsi ma, dopo aver percorso qualche passo, è respinto indietro dalla detonazione. L’ordigno esplode e manda in frantumi le vetrate del palazzo e quelle dei fabbricati vicini, tra cui quelli delle Poste, del Credito Italiano e dell’Ina. La tragedia è sfiorata, il custode del palazzo provinciale e la sua famiglia ne escono miracolosamente illesi.

La mattina successiva tira vento, come accade spesso da queste parti, la giornata si preannuncia particolarmente fredda; Catanzaro si sveglia lentamente con i suoi rumori, le saracinesche si alzano, e chi non sapeva lo viene a sapere così, fuori da scuola, comprando il pane o, semplicemente, leggendo un ciclostilato che spunta sui muri della città.
Il volantino, sottoscritto da Dc, Pci, Psi, Pri, Psiup e Pli, è semplice e essenziale, scritto velocemente trasuda sdegno e chiama alla mobilitazione; le forze democratiche della città invitano i cittadini a partecipare ad un manifestazione antifascista che si terrà il pomeriggio stesso alle 17 in Piazza Grimaldi. Verso le 17 Piazza Grimaldi inizia a riempirsi di persone: dirigenti di partito, militanti e simpatizzanti, rappresentanti delle istituzioni, gente comune accorsa chi per sdegno chi per curiosità.
Dal palco, montato per l’occasione, Franco Politano, all’epoca segretario della federazione provinciale comunista, annuncia che è stata negata l’autorizzazione per la manifestazione, la motivazione ufficiale è il mancato rispetto del termine dei tre giorni previsto per la richiesta. Si decide, così, unanimemente di rinviare la manifestazione a data da destinarsi e di tenere comunque in serata una assemblea pubblica nei saloni della Provincia.
La folla prende atto della solerzia burocratica ma il muovere dei passi verso corso Mazzini è interrotto dal rumore di un altro microfono e dal riecheggiare di altre parole. Dalla sede del Movimento Sociale Italiano, collocata ad una cinquantina di metri, iniziano ad arrivare frammenti di discorsi e slogans ritmati. C’è chi si allontana e chi si muove verso la parte bassa del corso, chi invita a non raccogliere le provocazioni e chi inveisce.
“Dalla sede del Movimento sociale italiano si incominciava a sentire un discorso. L’oratore ad alta voce attribuiva la colpa di quanto stava accadendo in Calabria, per la questione del capoluogo, al governo e alla democrazia cristiana, accusati di aver rinviato troppo a lungo la decisione sul problema più importante, cioè la scelta del capoluogo della regione. Dalle finestre della sede del MSI si sono affacciati allora alcuni giovani con elmetto in testa e visiera. Fra i missini ed alcuni passanti venivano scambiati dei gesti di scherno e degli insulti. Dalle finestre venivano subito lanciate pietre verso il basso e la folla si disperdeva. I missini poi chiudevano le finestre e, quanti si trovavano in strada, rilanciavano verso l’alto le pietre che avevano raccolto per la strada” (Il Corriere della Sera, 5 febbraio 1971).
Alcuni funzionari della Polizia irrompono nella sede del MSI. A questo punto le urla e il fragore della strada sono interrotti dalle esplosioni; il resto sono grida, sangue e gente che fugge a cui, poco dopo, si aggiunge il suono delle sirene delle ambulanze.
A terra, colpiti da alcune bombe a mano, restano Pino Malacaria e un numero consistente di feriti
Malacaria arriva in ospedale presentando ferite profonde agli arti inferiori e superiori ed è subito condotto in sala operatoria, gli vengono asportati il pollice e l’indice della mano sinistra ma non c’è nulla da fare, decede per trauma cranico ed emorragico causato dallo spappolamento della coscia sinistra.
Le indagini sull’omicidio di Malacaria non hanno mai prodotto risultati concreti. Quattro militanti fascisti furono accusati del delitto e poi assolti con formula piena, gettando ulteriori ombre e divisioni su un’epoca drammatica nelle pagine della storia calabrese.

Fonti
reti-invisibili.net
Giuseppe Malacaria
gazzettadelsudonline
Catanzaro ricorda Giuseppe Malacaria, l’operaio socialista ucciso il 4 febbraio 1971 – Gazzetta del Sud

Galleria fotografica
da Repubblica
Cinquanta anni fa, la rivolta di Reggio Calabria – la Repubblica

Video
ArchivioLuce
Catanzaro: i funerali di Giuseppe Malacaria operaio socialista ucciso da una bomba lanciata contro la folla che defluiva da un corteo antifascista. La rivolta di Reggio Calabria. La strage di Piazza Fontana: una riflessione sul terrorismo di destra. – Archivio storico Istituto Luce

I Moti di Reggio – Approfondimenti
Il Riformista
I moti di Reggio del 1970, quando la Calabria ridiventò una colonia – Il Riformista
Storia della rivolta di Reggio Calabria del 1970, altro che mafia… – Il Riformista
Archivio900
01. La Rivolta di Reggio Calabria − archivio900.it
RaiNews
Cinquanta anni fa i Moti di Reggio Calabria che infiammarono l’Italia – photogallery – Rai News
Beniculturali
Scheda di Luigi Ambrosi
La rivolta di Reggio Calabria (1970-1971)
ReggioToday
“Fu una rivolta spontanea e di popolo”: cinquanta anni fa i moti di Reggio Calabria |VIDEO
Video
RaiStoria-Viaggio In Italia – Calabria – Documentario
La rivolta di Reggio Calabria – Documentario
La Storia siamo noi – Rai
Reggio 1970. I giorni della rabbia. Rai La Storia Siamo Noi
IL FILM
Pier Paolo Pasolini – Reggio Calabria – Film
12 DICEMBRE – REGGIO CALABRIA di P. P. Pasolini // Film (1971)


da Corriere della Calabria