Iolanda Palladino

1975
16 giugno, Napoli
Iolanda Palladino, 20 anni, studentessa

Era il 17 giugno 1975, una data storica e memorabile per la città di Napoli per la vittoria elettorale del PCI alle amministrative di quell’anno e perché era la prima volta nella storia della città dell’elezione di un Sindaco comunista. Il risultato delle urne, che portò all’elezione di Maurizio Valenzi, è senza precedenti: lo spoglio delle schede mostrò un netto successo del PCI e un arretramento della DC.
Quella sera in città si respirava un’aria frizzantina e faceva molto caldo. Iolanda esce di casa alla ricerca di una cabina telefonica perché aveva necessità di parlare con il fidanzato. Il quartiere in cui viveva era interessato però da un guasto alla rete telefonica e così Iolanda decise di raggiungere il fidanzato con la sua 500 a Piazza Carlo III al Cinema 2000. Parlò col fidanzato e dopo un po’ salì in auto per rientrare a casa e, nonostante l’insistenza del fidanzato per riaccompagnarla, Iolanda ripartì da sola e ignara andò incontro al suo tragico e fatale destino.
C’era grande euforia in città, in tanti scesero per strada sfilando in corteo per festeggiare una vittoria attesa e in poco tempo il centro storico si riempì di auto e di bandiere rosse. Tra quelle auto c’era anche la 500 colore azzurro guidata da Iolanda che stava percorrendo Via Foria, una delle strade storiche della città che si estende da Piazza Carlo III a Piazza Cavour attraversando i quartieri Stella, San Carlo all’Arena e San Lorenzo. Erano circa le 22, la giovane donna non poteva sapere che, nascosto dietro le scalinate di Via Tenore, vicino all’Orto Botanico, un gruppo di fascisti aveva deciso di dare una lezione a chi avesse deciso di festeggiare la vittoria del PCI. Chiusa la sezione Berta (di cui era segretario il consigliere comunale del Msi Michele Florino, detto “Nicolino ’o pazzo”) al civico 169 di Via Foria, infatti, i suoi militanti avevano preparato bottiglie molotov da lanciare sulle auto che festanti attraversavano la città, per dare sfogo alla propria rabbia per il risultato delle elezioni.
Nonostante fosse sera, faceva davvero molto caldo. Così Iolanda decide di aprire il tettuccio della sua 500: è in quel momento che una molotov colpì anche l’auto della giovane ragazza che, in fiamme, scese dall’auto per chiedere aiuto. Fu soccorsa da Vincenzo Giacco e Orlando Giannuzzi Savelli e accompagnata in condizioni disperate all’ospedale degli Incurabili.
La gioia per una vittoria attesa fu presto spezzata dalla notizia del gesto criminale che attentò alla vita di una giovane donna di appena 21 anni.
Iolanda fu successivamente trasferita a Roma dove morirà il 21 giugno dopo quattro giorni di atroce sofferenza per le gravi ustioni riportate su tutto il corpo. Sandro Pertini, allora Presidente della Camera, le rese omaggio al suo obitorio a Roma.
Il 24 giugno si tennero i suoi funerali presso la Chiesa del Carmine a Napoli. La salma della ragazza fu salutata da migliaia di studenti e lavoratori che assieme a comunisti e antifascisti napoletani sfilarono silenziosi in corteo verso Via Foria. Nel luogo dove Iolanda trovò la morte, ad attendere la sua bara e la folla di gente uno spiegamento di forze dell’ordine disposto a difesa della sezione Berta. Il dolore fu interrotto dalla rabbia per uno striscione dei fascisti recante la scritta “Solo Dio può fermare la volontà fascista, gli uomini e le cose no”. Una violenza inaudita che non si ferma nemmeno di fronte al dolore della famiglia, dei compagni e di una città intera che alza la testa e si stringe attorno a Iolanda. La Sezione Berta è ancora lì, è passata dal Movimento Sociale a Casapound.
Nel 2015, grazie all’amministrazione di Luigi de Magistris, la giovane donna viene ricordata con l’apposizione di una targa in sua memoria proprio sulle scalinate di Via Foria, perché “fare memoria” è un dovere da dover rendere a chi perde la vita per mano violenta e criminale, un impegno verso i familiari delle vittime, verso la comunità e la città, ma prima ancora verso tutte e tutti noi che viviamo il nostro tempo senza rassegnazione.

Racconto di Maria Lippiello, 17 giugno 20121, su
Formturismosotenibile.it
Iolanda Palladino vittima innocente dei fascisti, il diritto di non dimenticare! | Forum turismo sostenibile

Uno degli squadristi coinvolti nell’attacco scappa ad Ischia, dove viene intercettato dalla polizia. È Umberto Fiore, cameriere ventenne. Decide subito di confessare, diventando quasi un capro espiatorio per gli altri coinvolti nell’attentato. Da lì a poco gli altri due assassini vengono scoperti: sono Giuseppe Torsi, operaio di 19 anni e Bruno Torsi, apprendista di 16 anni. La Corte d’Assise di Roma, nel 1977, condanna i tre imputati a pene dai sei anni e otto mesi a due anni e dieci mesi. Il segretario della sezione, Michele Florino, verrà assolto dall’accusa di favoreggiamento, e tutt’oggi si dissocia sommariamente dai fatti. Le pene, già magre, non verranno nemmeno scontate a causa di condoni e riduzioni in appello.

Fonte
Sulsud.it
ANNIVERSARI / 45 anni fa moriva Iolanda Palladino, bruciata viva a Via Foria da un gruppo fascista – SulSud

Approfondimenti
La Repubblica
IOLANDA PALLADINO, IL DOVERE DEL RICORDO – la Repubblica.it


da Osservatorio Repressione

da Spazio70