La strage di Piazza della Loggia

La strage di piazza della Loggia
1974
28 maggio, ore 10.12, Brescia

Pioveva, quella mattina. In città si respirava il disagio dei giorni sbagliati. O forse soltanto la tensione delle grandi occasioni. 28 maggio 1974, martedì: Gianpaolo Zorzi, studente all’ultimo anno di Giurisprudenza, quella mattina era a casa. Sente, come tutti quel giorno a Brescia, il boato. Alle 10.12 il rumore di un’esplosione potente lacera un cielo grigio che sembra d’autunno. Gianpaolo esce di casa e si precipita verso piazza della Loggia, dov’era indetto il comizio antifascista. Per strada incontra un amico, faccia stravolta: viene dalla piazza, ha assistito allo scoppio, ha visto coi suoi occhi la scena orribile dei feriti che gridano e dei morti che non si lamentano più. È una bomba. (…) Zorzi è preciso come un computer. Allinea a memoria nomi, date, fatti. Collega episodi. Disegna la mappa dei gruppi neofascisti italiani. Racconta, senza sbagliare un particolare, un pezzo della storia recente di questo Paese. «La manifestazione sindacale di piazza della Loggia è decisa giovedì 23 maggio. Realizzata martedì 28. Le date sono importanti» spiega. Ecco perché. Ed ecco che cosa succede in città in quei giorni cruciali. La Brescia «democratica e antifascista», come si usa dire in quegli anni, vuole scendere in piazza per mostrare una risposta «di massa e responsabile» allo stillicidio di attentati di destra che caratterizzano i primi mesi del 1974. Una serie interminabile di bombe nere aveva teso i nervi della città. Ordigni erano esplosi in un supermercato Coop. In un negozio di macelleria. Davanti al portone della sede bresciana del sindacato Cisl… Brescia e provincia sono in questo periodo un’area ad alta densità eversiva. Il periodico «La Fenice», organo dell’omonimo gruppo ordinovista milanese di Giancarlo Rognoni, viene stampato nella tipografia Eros Fiorini di Nave, in provincia di Brescia. È da Brescia che parte l’indagine contro il Mar, il Movimento armato rivoluzionario di Carlo Fumagalli, che sarà poi condannato per cospirazione politica. È in provincia di Brescia, a Sonico in Val Camonica, che i carabinieri del capitano Francesco Delfino, comandante del Nucleo investigativo di Brescia, nel marzo 1974 bloccano due giovani aderenti al Mar, il bresciano Giorgio Spedini e il milanese Kim Borromeo: i due nel baule della loro Fiat 128 hanno una buona quantità di esplosivo. Solo un anno prima, il 4 febbraio 1973, Borromeo, insieme ad altri sei camerati di Avanguardia nazionale tra cui Alessandro D’Intino, aveva partecipato a un attentato, senza vittime, contro la sede bresciana del Psi. Ma l’ultimo, drammatico episodio eversivo succede nella notte tra sabato 18 e domenica 19 maggio 1974. In piazza del Mercato salta per aria Silvio Ferrari, ventenne, neofascista. Era fermo sulla sua Vespa 125, con il cambio in folle e i piedi a terra. Alticcio, di ritorno da una festa in una villa sul lago di Garda dove aveva bevuto un po’, Silvio stava manipolando una bomba ad alto potenziale che teneva tra le gambe, sul suo scooter. Alle 3 di notte, per un caso o per un errore o per una maligna intenzione degli stessi camerati che gli avevano affidato l’ordigno, la bomba scoppia. Il corpo è dilaniato, lanciato verso l’alto. Intatti solo i piedi, protetti a terra dalla base metallica della Vespa. Segue un funerale con inni fascisti e saluti romani e cuscini di fiori che disegnano l’ascia bipenne, simbolo di Ordine nuovo. Piazza Mercato è subito presidiata, giorno e notte, dai gruppi della sinistra extraparlamentare, Lotta continua in testa, che vogliono impedire ai fascisti di trasformare in luogo di veglia e di celebrazione il teatro della morte del camerata Ferrari. È in questo clima che matura la decisione di organizzare la manifestazione del 28 maggio. Pochi giorni prima, il 12, il fronte progressista aveva vinto il referendum sul divorzio, mettendo in minoranza, per la prima volta nella storia repubblicana, la Democrazia cristiana, che nella battaglia referendaria era stata sostenuta questa volta soltanto dal Movimento sociale italiano. Gli ambienti della destra, quella radicale e bombarola, ma anche quella «atlantica» installata dentro i partiti, le forze armate e i corpi dello Stato, sono in allarme; temono uno spostamento a sinistra dell’asse politico, vivono la campagna antidivorzista e la sconfitta referendaria come l’ultima trincea, ormai sopraffatta, della resistenza legale alla sovversione del Paese. (…) Martedì 28 maggio: scoppia la bomba in piazza della Loggia. Otto morti, 94 feriti. Sul luogo dell’esplosione vengono ritrovate tracce di nitrato d’ammonio, una delle componenti di un additivo per esplosivi chiamato anfo, che si presenta sotto forma di polvere granulosa. Tracce? Difficile trovare tracce significative, indizi utili, in quella povera piazza visitata dalla morte. Quella di Brescia è l’unica strage di cui esiste un documento sonoro: la registrazione del comizio, interrotto dal boato, a cui seguono le urla, lo smarrimento, la disperazione. Una diretta dell’orrore. Ma le tracce che sarebbero potute servire alle indagini, quelle sono state cancellate. «C’è stata una dispersione sciagurata dei reperti dell’esplosione» constata Zorzi. È il primo buco nero delle indagini: subito dopo la conflagrazione, i vigili del fuoco sono stati chiamati dal funzionario di polizia Aniello Diamare a lavare la piazza con i getti ad alta pressione delle pompe. Perché? Perché la scena era apocalittica, non sostenibile, rispondono i responsabili dell’ordine pubblico. Ma quell’acqua ha cancellato ogni indizio, che invece andava cercato e analizzato con la massima attenzione.

Fonte
dal Libro di Gianni Barbacetto Il grande Vecchio, Bur 2009 nel capitolo dedicato alla Strage di Piazza Loggia – la maledizione della Piramide
online in
https://www.ilfattoquotidiano.it/wp-content/uploads/2010/10/Il-grande-vecchio.pdf

La sera del 20 giugno 2017 la Prima Sezione penale della Corte di Cassazione ha rigettato i ricorsi degli imputati – Carlo Maria Maggi e Maurizio Tramonte – condannati all’ergastolo per la strage di piazza della Loggia da una sentenza della Corte d’Assise d’Appello di Milano del 22 luglio 2015, che giudicava in sede di rinvio dopo l’annullamento della precedente sentenza di assoluzione della Corte d’Assise d’Appello di Brescia. Il dedalo di indagini, processi e sentenze è così giunto a una via d’uscita A. Vigani “Un lampo di verità. La sentenza sulla strage di piazza Loggia”
Per l’analisi dettagliata della vicenda giudiziaria si veda
http://www.sempreperlaverita.it/la-vicenda-giudiziaria/

Ultimi sviluppi Aprile 2023
Il fatto Quotidiano
Strage piazza della Loggia, rinviato a giudizio il militante di Ordine nuovo Marco Toffaloni: “Nascose la bomba nel cestino portarifiuti” – Il Fatto Quotidiano
Rai News
Giornale di Brescia
https://www.giornaledibrescia.it/brescia-e-hinterland/strage-piazza-loggia-come-%C3%A8-iniziata-l-udienza-preliminare-del-nuovo-filone-d-inchiesta-1.3870903


Marco Toffaloni – Immagini da Radio Onda d’Urto

Video
il sole24ore
La strage di piazza della Loggia vissuta con gli occhi…
Archivio Luce – Silvano Agosti
La strage di Brescia
Rai Play – Blu Notte
Blu Notte Misteri Italiani – Piazza Della Loggia Brescia – 2007 St 08 P 04
Fanpage.it – Le voci dei superstiti
https://www.youtube.com/watch?v=yhsKgPKpJKM&t=5s
RaiStoria
https://www.youtube.com/watch?v=uVWIS_EFDgU
Roberto Cucchini
La strage di piazza della Loggia e il segreto di Stato – Roberto Cucchini

Sound
Rai Play Sound
https://www.raiplaysound.it/audio/2018/05/MANGIAFUOCO-257b8585-6d5a-43a0-b531-4b0b45b0ffe4.html
https://www.raiplaysound.it/audio/2018/05/MANGIAFUOCO-cc2189f3-04f5-449b-bf23-cc3dd4d85995.html