Mikaeli Mantakas

1975
28 febbraio, Roma
Mikaeli Mantakas (Mikis), 23 anni, studente universitario

L’assassinio avviene durante il processo per il rogo di Primavalle, dove esponenti dell’estrema sinistra sono imputati di aver appiccato l’incendio che poi aveva ucciso due esponenti della destra.

Riportiamo le parole pronunciare dal Ministro dell’Interno Gui durante le interrogazioni parlamentari successive all’omicidio. “Il processo ha avuto inizio nella città giudiziaria di Roma il 24 febbraio 1975. Invece di essere considerato una civile manifestazione di giustizia diretta a stabilire la verità e ad individuare i colpevoli di un grave delitto, la celebrazione di un processo cosÌ delicato è stata presa, subito a pretesto di rivalse insensate e di speculazioni di parte, con rinfocolamento di odio e spinte a nuove prepotenze. Ciò è avvenuto principalmente ad opera di settori dell’estrema destra che, con propaganda minacciosa e con tentativi di rendere impossibile, ad altri che volesse, dì assistere al processo con la presenze in aula, hanno mirato sin dall’inizio a trasformare le udienze in una dimostrazione di forza e di intimidazione. Donde i numerosi incidenti minori accaduti nelle vie e Piazze adiacenti alla città giudiziaria e gli scontri iniziali, segnatamente con appartenenti a gruppi extraparlamentari di sinistra, nonché le polemiche sempre più accese sulla stampa. (…)

Accurato presidio i tutori delL’ordine avevano assicurato anche nella giornata del 28 febbraio, quando però essi hanno incominciato ad essere fatti oggetto di aggressioni predeterminate e del tutto gratuite da parte di gruppetti organizzati di extraparlamentari di sinistra, tra i quali sono stati notati appartenenti al cosiddetto “Collettivo di via dei Volsci”, più volte distintosi per azioni di vera e propria criminale violenza verso le forze di polizia o verso beni pubblici e privati. (…)

Tra gli episodi di criminalità che risalgono a questo gruppo ricorderò che nella mattinata del 28, mentre si svolgeva la terza udienza del processo, un’autovettura della pubblica sicurezza in cui erano due sottufficiali e due agenti veniva raggiunta dal lancio di bottiglie incendiarie in via Trionfale. Il mezzo si è incendiato e solo la prontezza dell’intervento di una guardia di pubblica sicurezza ha impedito che i componenti dell’equipaggio, colpiti anche con spranghe di ferro, vi perdessero la vita. (…)

Nella zona di piazzale Clodio carabinieri e guardie di pubblica sicurezza hanno prontamente reagito disperdendo i dimostranti e in qualche caso arrestando i più accesi. Respinti da piazzale Clodio, i medesimi gruppi, con una tattica caratteristica della guerriglia, alle 13,30 circa si sono improvvisamente diretti verso la sede del Movimento sociale italiano di via OttaViano per assaltarla. In questa circostanza si è verificato l’episodio tragico dell’uccisione del giovane studente greco Michele Mantakas frequentatore della sede del Movimento sociale di via Ottaviano e quello pure grave del ferimento del giovane Fabio Rolli aderente al Movimento sociale italiano. Questi crimini sono stati compiuti con colpi di pistola sparati da appartenenti ai suddetti gruppi di ultra sinistra. Va precisato che il Mantakas era stato autorizzato a soggiornare in Italia con permessi successivi, l’ultimo dei quali scaduto nell’agosto del 1974. (…)

Dell’uccisione dello studente greco e del ferimento del giovane Rolli gravissimi indizi sono emersi a carico di Fabrizio Panzieri, attivista di “Avanguardia comunista”, tratto in arresto armato di pistola da un appuntato di pubblica sicurezza, nonché di un altro giovane, poi identificato per Alvaro Lojacono, attivista di ”Potere 0peraio” resosi irreperibile dopo aver sparato all’appuntato stesso”.

Lojacono fu indicato da tre missini come uno degli sparatori: lo riconobbero in una foto pubblicata dai giornali, ma nel processo d’ appello si dichiararono in dubbio su quella indicazione. Di quell’ omicidio Lojacono fu accusato insieme a Fabrizio Panzieri: i giudici di primo grado lo assolsero per insufficienza di prove, condannando Panzieri a nove anni. La Corte d’ assise d’ appello pronunciò invece nel 1980 una condanna (confermata in Cassazione) di sedici anni per entrambi gli imputati.

Nonostante la sentenza pronunciata dai giudici d’ appello, Lojacono (che aveva anche deposto al processo, mentre Panzieri era latitante) restò in libertà, perché il ricorso in Cassazione bloccava l’ esecutività del provvedimento, e si rese irreperibile. Dopo aver cercato rifugio in varie nazioni, fuggì in Svizzera, un paese che conosceva bene e a cui era particolarmente legato. Sua madre è di cittadinanza elvetica e lui, per questo, gode della doppia cittadinanza.

Per la strage di via Fani, l’ accusa che il giudice Priore gli ha rivolto nei giorni scorsi, Lojacono è stato chiamato in causa da Valerio Morucci. Al processo d’ appello per il rapimento e l’ omicidio di Aldo Moro Morucci e Adriana Faranda hanno sostenuto che i componenti del commando che rapì Moro erano nove, ma non ne hanno fatto i nomi. Morucci ha però precisato che tre dei condannati di primo grado, cioè Faranda, Lauro Azzolini e Luca Nicolotti non parteciparono a quell’ azione: tre dei terroristi del commando non sarebbero quindi stati individuati. In seguito, al processo Moro ter, Morucci ha tuttavia lasciato intendere che in via Fani c’erano Alessio Casimirri e Alvaro Lojacono.

Fonti
Verbali del Senato della Repubblica
https://www.senato.it/service/PDF/PDFServer/BGT/331625.pdf
La Repubblica
TUTTO COMINCIO’ CON MANTAKAS – la Repubblica.it

Approfondimenti
Spazio70.com
Roma violenta. La fine di Mikis Mantakas e Roberto Scialabba
Articolo21
Mikis Mantakas: una morte con troppi misteri – Articolo21

La Canzone
Amici del Vento – Nel suo nome


da Wikipedia

da scrivoquandovoglio

da Il Secolo d’Italia