PARIGI 7 Gennaio 2015

7 gennaio 2015
PARIGI – Assalto a Charlie Hebdo

Il 7 gennaio 2015 Said e Cherif Kouachi, due fratelli jihadisti franco-algerini di 32 e 34 anni, tornati in Francia dalla Siria, mascherati e armati di kalašnikov fanno irruzione nella sede del giornale satirico Charlie Hebdo, a qualche centinaio di metri dalla Bastiglia e aprono il fuoco.
Cercano i giornalisti uno per uno e si fanno dire il nome prima di sparare.
Cadono sotto i colpi del commando di terroristi Charb, il direttore, e i popolarissimi disegnatori satirici Wolinski, Cabu, Tignous e Honoré. Vengono uccisi anche il curatore editoriale Ourrad, la giornalista Cayat, l’economista Bernard Maris, che aveva una rubrica su Charlie Hebdo con lo pseudonimo di Oncle Bernard, Michel Renaud, un addetto alla portineria, un poliziotto accorso in bicicletta dal commissariato vicino e un altro che era di guardia all’interno della redazione. I killer lasciano sul terreno dodici vittime e fuggono su un’auto che devono abbandonare dopo uno scontro con un veicolo guidato da una donna. Minacciano un altro automobilista e si allontanano con la sua auto. E proprio nell’auto gli agenti hanno trovato le loro carte d’identità. Nella banlieue nord di Parigi si scatena una caccia all’uomo senza precedenti.
Braccati dalla polizia, vengono uccisi il 9 gennaio durante un conflitto a fuoco in una tipografia fuori Parigi; lo stesso giorno un loro complice, Amedy Coulibaly, 32 anni e di origini maliane, dopo aver ucciso una poliziotta l’8 gennaio, assassina altri quattro ostaggi all’interno di un supermarket dove si è asserragliato. Anche quest’ultimo, poi, perde la vita durante l’irruzione delle forze speciali francesi.
Si tratta dell’attentato più feroce compiuto in Francia dopo quello del 1961, ai tempi della guerra di Algeria. Il bilancio finale è di diciassette morti, oltre agli attentatori, e una dozzina di feriti.

L’11 gennaio 2015 si spiega per le strade di Parigi un corteo di oltre due milioni di persone, oltre tre milioni e mezzo in tutta la Francia, che esprimono solidarietà alle vittime degli attentati e ai loro familiari. Secondo le autorità francesi si tratta della più grande manifestazione nella storia del Paese, almeno da quando si tengono queste registrazioni. Al corteo partecipano, ma isolati dal resto del corteo, i premier delle nazioni

europee e altri leader politici, come Benjamin Netanyahu e Abu Mazen. Alla manifestazione non partecipa nessun rappresentante del governo marocchino in quanto, durante tale momento di commemorazione, alcuni manifestanti mostrano immagini ritenute irrispettose della morale islamica. Gli Stati Uniti hanno partecipato con l’ambasciatrice a Parigi e la Russia col ministro degli Esteri.
Da tutta Europa, giustamente, si è levato un coro di condanna e di solidarietà al grido “Io sono Charlie”, che esalta il coraggio del giornale satirico e lo eleva a vessillo delle libertà democratiche. All’inverso, non è mancato chi, seppur senza giustificare la violenza, ha criticato le sue modalità di espressione affermando la necessità di rispettare il credo altrui. “Io non sono Charlie” è lo slogan dei secondi. Sia dagli uni sia dagli altri, l’attentato è stato interpretato come un attacco alla libertà di espressione occidentale, un monito a rispettare la religione musulmana e la figura del Profeta.

Il 2 settembre 2020, ha avuto inizio uno dei processi più attesi della storia francese, relativo sia all’attentato terroristico avvenuto il 7 gennaio 2015 a Parigi al giornale satirico Charlie Hebdo che agli altri due eventi accaduti in quel periodo: la sparatoria a sud di Parigi che è costata la vita a una poliziotta e l’attentato al supermercato kosher in cui ci sono state 4 vittime. La tesi dell’accusa è che i tre fatti siano collegati tra di loro e che gli imputati – 14 persone in totale – abbiano partecipato attivamente all’organizzazione di ciascuno di loro. Gli esecutori materiali – i fratelli Cherif e Said Kouachi (Charlie Hebdo) e Amedy Coulibaly (autore della sparatoria a sud di Parigi e dei fatti del supermercato kosher) – sono stati uccisi dalla polizia francese durante l’arresto. Ma ci sono ancora tre ricercati, tra cui Hayat Boumeddiene, l’ex fidanzata di Coulibaly.
Per l’occasione Charlie Hebdo ha ripubblicato, in un numero speciale, le contestate vignette sull’Islam che hanno provocato la violenta reazione dei musulmani integralisti (secondo i precetti religiosi, la raffigurazione di Maometto è blasfema, a maggior ragione se accompagnata da atti osceni come nei disegni del periodico). Il direttore editoriale, Laurent Sourisseau, rimasto ferito nell’attacco, ha accompagnato la pubblicazione con un editoriale che recita: “Non ci arrenderemo mai. L’odio che ci ha colpito è ancora lì e, dal 2015, ha avuto il tempo di mutare, cambiare aspetto, passare inosservato e continuare silenziosamente la sua spietata crociata”. In copertina, inoltre, campeggia il titolo “Tout ça pour ça” (“Tutto ciò a causa di queste”).

Le 14 persone che siedono sul banco degli imputati sono accusate di essere complici dei fratelli Kouachi e Coulibaly (i tre erano anche amici di infanzia) e di aver fornito supporto logistico e materiale, fornendo le armi necessarie, per l’organizzazione degli attentati. La tesi perseguita – ma ancora tutta da dimostrare – è che le persone coinvolte facessero parte di un unico gruppo coordinato dai Kouachi e Coulibaly, benché i primi si professassero appartenenti ad al Qaeda e il secondo all’Isis.

Nel dicembre 2020 il tribunale speciale per gli attentati terroristici del gennaio 2015 contro Charlie Hebdo e l’Hyper Cacher ha escluso l’accusa di terrorismo per 6 degli 11 imputati presenti in aula. I sei sono stati giudicati colpevoli di associazione per delinquere ma senza la qualifica di terrorista. Ali Riza Polat è stato dichiarato “colpevole di complicità” con i killer, i fratelli Kouachi e Amedy Coulibaly. Condannata a 30 anni di reclusione la compagna del killer dell’Hyper Cacher, Coulibaly, Hayat Boumeddiene, in fuga dai giorni delle stragi e giudicata in contumacia. La condanna rispecchia le richieste dell’accusa, che aveva sottolineato il “ruolo importante” della donna nella preparazione degli attentati, prima di fuggire in Siria prima che fossero realizzati. Nezar Michael Pastor, Amar Ramdani e Willy Prevost sono stati riconosciuti colpevoli di associazione a delinquere terrorista. Said Makhlouf, Mohamed Fares, Abdelaziz Abbad, Metin Karasular, Miguel Martinez, Christophe Raumel sono colpevoli di associazione a delinquere senza la qualifica di terrorista. Il processo, che si è aperto tre mesi fa, è stato una dura prova, non solo per le parti civili, i sopravvissuti e i familiari delle vittime, che hanno rivissuto l’orrore di quei giorni. Vi è stata una interruzione di oltre un mese, a causa del contagio di uno degli imputati, Polat, che si è ammalato di coronavirus. E durante il dibattimento vi sono stati due attacchi terroristici: a settembre due persone sono state ferite a coltellate vicino all’ex sede di Charlie Hebdo e in ottobre è stato decapitato l’insegnante Samuel Paty che aveva mostrato vignette di Maometto in classe.

Nel settembre 2022 si apre a Parigi il processo d’appello a due presunti sostenitori degli autori degli attacchi jihadisti, vicini ad Amedy Coulibaly.

La Corte d’Assise speciale deve valutare il grado di responsabilità di ciascuna nella preparazione degli attentati. Ali Riza Polat, un franco-turco di 37 anni che rischia le accuse più pesanti e l’ergastolo, ha segnato la prima “storica” udienza con i suoi sfoghi e le sue invettive. I giudici lo avevano condannato a trent’anni di reclusione per complicità nei crimini commessi da Kouachi e Coulibaly. Il secondo imputato, Amar Ramadani, ha ricevuto la pena di 20 anni per associazione criminale terroristica. I due uomini hanno negato con forza qualsiasi legame con gli attacchi.

Il 21 ottobre 2022 Ali Riza Polat vede trasformarsi la sua condanna da 30 anni di reclusione all’ergastolo, con una pena detentiva minima di 20 anni prima di poter eventualmente beneficiare della libertà condizionale. Al contrario, Amar Ramadani ha visto la sua pena ridotta da 20 a 13 anni di reclusione.

Fonti
ArchivioDisarmo.it
La satira dissacrante: causa o pretesto per il terrorismo? – IRIAD – Archivio Disarmo
Ansa.it
https://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/2015/01/09/charlie-hebdo-corteo-a-parigi-contro-il-terrore.-alla-marcia-repubblicana-leader-da-tutto-il-mondo_6b0c0cb9-2234-4fbc-930b-355d4446dd47.html
Wikipedia
Attentato alla sede di Charlie Hebdo – Wikipedia
Wired.it
È iniziato il processo per la strage di Charlie Hebdo del 2015 | Wired Italia
Shalom.it
Condannati i complici degli attentati a Charlie Hebdo e all’Hyper Cacher

Approfondimento
La strage di Charlie Hebdo | Rai Radio 3 | RaiPlay Sound

La rivista
https://charliehebdo.fr/

da Wikipedia

da Il fatto Quotidiano

da Il Fatto Quotidiano


Immagini di Alfredo Ceraso