Sergio Gori

1980
Mestre, 28 gennaio
Sergio Gori, 47 anni, vicedirettore tecnico del Petrolchimico di Porto Marghera

“Quella mattina del 29 gennaio 1980 Sergio Gori era uscito alle 7,30 dal portone d’ingresso principale che dà su viale Garibaldi.
Come sempre aveva disatteso le raccomandazioni dell’azienda per quanto riguardava l’abitudinarietà, la ripetitività degli itinerari.
Sarebbe potuto uscire dalla porticina del sottoscala, quella che porta direttamente ai garages, come del resto facevano molti inquilini del Condominio Cavour. Avrebbe dovuto comunque aprire il lucchetto della catenella che impediva agli estranei di parcheggiare nello spazio antistante i garages e forse avrebbe potuto vedere eventuali persone appostate sul retro in tempo per rientrare nel sottoscala. Poteva fare la differenza.
Per loro era stato troppo facile annotare i passaggi di una persona che tutti i giorni, alla stessa ora, esce dalla stessa porta, svolta a sinistra fino alla fine del palazzo e poi ancora a sinistra e che dopo pochi passi si china ad aprire un lucchetto per mollare una catena e passar fuori con la propria auto, una 500 bianca, non certo una macchina blindata.
Troppo facile appostarsi su una strada di forte passaggio, tra un’edicola di giornali e macchine in sosta sui marciapiedi.
Troppo facile colpire un uomo che non ci crede, che lo uccideranno, proprio Lui, perché?
Troppo facile colpire un uomo che non fa niente per rendere il compito solo un po’ più difficile, che vuole vedere se veramente qualcuno possa arrivare a tanto.
Troppo facile colpire un uomo che magari ha in testa il pensiero del suo infarto, la figlia lontana, il problema del fosgene e che certo non si cura di loro, sarà quello che sarà, non ci saranno precauzioni in grado di fermare un destino scritto.
Per incredulità, sfida, rassegnazione o estrema voglia di libertà, una libertà che non si piega alla paura, Sergio Gori era divenuto il bersaglio ideale.
Dunque, chiuso dietro di sé il portone e direttosi verso il retro per aprire il lucchetto, Sergio Gori aveva sentito dietro di lui i passi di un uomo, elegantissimo, in cappotto cammello con sciarpa e cappello e si era girato. Loro erano soliti chiedere, prima di sparare.
“Il signor Gori?”
“Ss..ii?”
Quattro scudisciate avevano frustato l’aria e poi, tra i rantoli di un uomo morente e le grida di una donna, l’ultima, la quinta”
Tratto da RICORDI DI PIOMBO di Silvia Moscati.

Era l’alba degli anni ’80 e pure di quel 29 gennaio quando, alle 7.30, Gori scese nel cortile interno della sua abitazione per recarsi al lavoro. Prima ancora di arrivare alla sua auto parcheggiata trovò i killer che gli riversarono contro sei colpi di pistola calibro 7,65. La compagna Maria Letizia lo aveva appena salutato sul pianerottolo e vide, in pratica, l’esecuzione del suo uomo dopo aver sentito il rumore sordo degli spari, pur attutito dal silenziatore.

Tra i primi a giungere al condominio di Viale Garibaldi teatro dell’omicidio, il capo della sezione anti terrorismo della Digos veneziana, Alfredo Albanese. Non poteva sapere che la stessa sorte sarebbe toccata a lui non più tardi di quattro mesi dopo, a meno di mezzo chilometro di distanza e per mano sempre dei brigatisti rossi che avevano avviato nel sangue la stagione della lotta armata. A Mestre, un anno dopo, avrebbe perso la vita dopo un lungo periodo di prigionia un altro dirigente del Petrolchimico, Giuseppe Taliercio.

Fonti
Nuovo Terraglio
Sergio Gori. Sono passati 41 anni dal suo omicidio
Drio Casa
1980: Sergio Gori, prima vittima del terrorismo in città


da Aiviter

Archivio L’Unità

da Venezia Today

Città di Mestre