Valerio Verbano

1980
22 febbraio, Roma
Valerio Verbano, 19 anni, studente

Nato a Roma il 25 febbraio 1961 in una famiglia della piccola borghesia di estrazione antifascista, con il padre dipendente del Ministero dell’interno e iscritto al Partito Comunista Italiano e una madre infermiera, Valerio Verbano inizia il suo impegno politico nel 1975, all’interno del collettivo autonomo del proprio istituto scolastico, il liceo scientifico Archimede, situato nel quartiere romano del Nuovo Salario. La sua militanza attiva che lo impegna, a volte, anche a rischio della propria incolumità fisica, si estende anche al di fuori dell’ambito scolastico attraverso l’adesione al Comitato di lotta Valmelaina, emanazione territoriale di Autonomia Operaia.

Come molti ragazzi della sua età, oltre all’impegno politico, sin da bambino divide la sua passione con altri interessi, come lo sport (in particolare le arti marziali, come il judo ed il karate), ma anche la musica (Beatles, Pink Floyd), e il tifo calcistico per la Roma, sua squadra del cuore. Attraverso un altro dei suoi interessi, la fotografia, inizia a documentare gli avvenimenti politici dell’epoca e a redigere una personale inchiesta sui movimenti di estrema destra nella capitale.

Il 20 aprile 1979, Verbano fu arrestato dalla polizia insieme ad altri quattro ragazzi mentre, all’esterno di un casale abbandonato nei pressi della borgata romana di Fidene, si accingeva a fabbricare degli ordigni incendiari (alcune bottiglie molotov). La perquisizione che le forze dell’ordine eseguirono, immediatamente dopo l’arresto, nell’abitazione di via Monte Bianco 114, dove Verbano viveva assieme ai suoi genitori, portò al rinvenimento e al sequestro di un’arma da fuoco con la matricola abrasa (una Beretta 6,35) e di materiale documentale, tra cui diversi fascicoli redatti da Verbano con la schedatura di estremisti di destra. Processato, il 22 dicembre 1979 fu condannato a sette mesi di reclusione da scontare nel carcere romano di Regina Coeli.

L’omicidio
«Avevo un figlio, Valerio, che riempiva la nostra vita e me lo hanno ammazzato. È caduto sul divano in quell’angolo, aveva la testa dove adesso c’è quel gattino di pezza. Sono stati i fascisti, forse per vendetta, perché Valerio faceva parte di Autonomia, o forse per paura. Valerio era un loro nemico giurato, stava raccogliendo un dossier sui fascisti del quartiere, chissà? Ma da quel giorno viviamo con uno scopo, scoprire la verità su nostro figlio. Dare un nome ai tre assassini che ce l’hanno ucciso davanti agli occhi. Se la sua morte rimarrà un mistero, mio figlio sarebbe ucciso per la seconda volta.»

Il 22 febbraio 1980, intorno alle 12:44, tre giovani armati e coperti da un passamontagna si introdussero con una scusa in casa Verbano, al quarto piano di via Monte Bianco 114, nel quartiere romano di Monte Sacro. Spacciandosi per amici del figlio riuscirono a convincere i genitori di Verbano ad aprire le porte della loro abitazione; una volta introdottisi all’interno dell’appartamento, armati di pistole con silenziatore, i tre legarono e imbavagliarono i genitori che, immobilizzati con nastro adesivo, furono portati nella loro camera da letto. A quel punto, rimasero in attesa del rientro di Valerio, non ancora rincasato da scuola.

Al suo ritorno, intorno alle 13:40, aperta la porta di casa, Verbano venne subito assalito dai tre. Nella colluttazione che seguì, Verbano riuscì a disarmare uno degli assalitori e a tentare la fuga attraverso una finestra dell’appartamento. Venne però raggiunto da un colpo di arma da fuoco alla schiena che gli perforò l’intestino e lo fece cadere gravemente ferito sul divano del salotto. Quando gli aggressori si diedero alla fuga, nella concitazione, lasciarono nell’appartamento un passamontagna, una pistola calibro 38 con silenziatore, un guinzaglio per cani, un paio di occhiali da sole e un bottone di camicia.

Allertati dallo sparo, i vicini di casa accorsi nell’appartamento dei Verbano immediatamente dopo la fuga degli assassini, si attivarono per liberare i genitori e per soccorrere, invano, il ragazzo, che morì poco dopo, ancor prima di essere caricato nell’ambulanza che lo avrebbe trasportato all’ospedale.

L’omicidio ebbe una grandissima risonanza cittadina, grazie anche alla militanza politica di Verbano. Il 25 febbraio, giorno dei funerali (e del suo compleanno), si registrarono diversi episodi di violenza dei gruppi legati all’Autonomia duramente repressi con cariche e lacrimogeni dalla polizia, fin dentro il cimitero del Verano, dove Verbano fu sepolto. Dalle finestre del commissariato di San Lorenzo, quartiere romano attiguo al cimitero, vennero addirittura esplosi diversi colpi di pistola sul corteo funebre.

Le rivendicazioni
Il giorno stesso dell’omicidio, alle 20, arriva la prima rivendicazione, siglata da una sedicente formazione di sinistra, il ‘’Gruppo Proletario Organizzato Armato’’, che afferma di aver voluto colpire una spia, un delatore, un servo della polizia: nel comunicato, l’omicidio viene definito come frutto di un errore, rispetto all’intenzione iniziale di punirlo con la gambizzazione.

Un’ora dopo, intorno alle 21, arriva una seconda rivendicazione a firma dei Nuclei Armati Rivoluzionari, la sigla di punta dell’estremismo di destra dell’epoca: “Abbiamo giustiziato Valerio Verbano mandante dell’omicidio Cecchetti. Il colpo che l’ha ucciso è un calibro 38. Abbiamo lasciato nell’appartamento una calibro 7.65. La polizia l’ha nascosta”. E sempre a firma NAR (comandi Thor, Balder e Tir), verso le ore 12 del giorno dopo, viene recapitata una seconda rivendicazione in cui, pur non parlando esplicitamente dell’omicidio Verbano, si fa riferimento, in modo allusivo, al “martello di Thor che ha colpito a Montesacro”.

Dieci giorni dopo, compare a Padova un ulteriore volantino ancora a firma NAR, che smentisce categoricamente il coinvolgimento del gruppo terroristico nel delitto Verbano. Gli inquirenti, che esclusero la veridicità di quest’ultimo volantino, confermarono come rivendicazione più probabile la prima, telefonica, fatta dai NAR. Nel momento dell’arrivo di quella telefonata, infatti, il riferimento al calibro 38 della pistola usata per l’assassinio, effettivamente utilizzata per l’agguato, non era stata ancora confermata nel bollettino ufficiale dell’autopsia, redatto dal medico legale.

Fonte
Wikipedia
Omicidio di Valerio Verbano

Approfondimenti
Rai News
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Globalist
Dopo 41 anni nuove indagini sull’omicidio di Valerio Verbano, ucciso dai fascisti
Osservatorio Repressione
Roma 22 febbraio 1980 – L’omicidio di Valerio Verbano
SkyTG24
Roma, a 40 anni dall’omicidio di Valerio Verbano chiesta archiviazione

Video
Rai Storia
Valerio Verbano. Parte 1
Valerio Verbano. Parte 2
Valerio Verbano. Parte 3
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