1977
12 maggio, Roma
Giorgiana Masi, 18 anni, studentessa
Roma, 12 maggio 1977. Una ragazza cade colpita da un proiettile al centro di un incrocio, mentre scappa verso Trastevere. Dall’altra parte, sul ponte Garibaldi, sono attestate le forze dell’ordine. Lei si accascia. La soccorrono. Non c’è sangue né bossoli. Fermano un’auto. La portano in ospedale. Il medico del pronto soccorso constata la morte. Giorgiana Masi fu uccisa da un proiettile blindato sparato da notevole distanza che la trapassò da parte a parte alle 8 di sera. Alla fine di una giornata di violenze scaturite da una manifestazione pacifica del Partito radicale. Era il 12 maggio. Pannella e i suoi volevano celebrare il terzo anniversario della vittoria al referendum sul divorzio e raccogliere firme per altri referendum. Cossiga, ministro degli interni, aveva vietato ogni manifestazione a Roma, dopo l’uccisione dell’allievo sottufficiale di Ps Settimio Passamonti, avvenuta durante gli scontri del 21 aprile, iniziati all’università (affianco alla chiazza del suo sangue comparirà, sull’asfalto, la scritta: “Qui c’era un caramba, il compagno Lorusso è vendicato”). Il centro di Roma era blindato da 1.800 uomini. Pannella non aveva accettato il divieto, che di fatto sospendeva la Costituzione nella capitale per un mese. “È un dovere disobbedire a ordini ingiusti”, aveva detto nel corso di una drammatica seduta parlamentare, mentre per strada divampavano gli scontri.
Era col fidanzato, Giorgiana. Voleva andare a firmare in piazza Navona per i referendum radicali nel primo pomeriggio e poi godersi la giornata di sole. Trovò la zona militarizzata e ogni accesso vietato. Persino i deputati radicali erano stati respinti dal formidabile dispiegamento di poliziotti e carabinieri. Mimmo Pinto di Lotta continua, eletto deputato per Democrazia proletaria, era stato spintonato, buttato in terra e dileggiato dai tutori dell’ordine. Giorgiana, che aveva rassicurato i suoi (padre barbiere, madre casalinga) dicendo che era abbastanza accorta e che non si sarebbe fatta coinvolgere in incidenti (erano all’ordine del giorno) va a zonzo per la città, cercando altri accessi verso i banchetti delle firme, svicolando tra i numerosi focolai di scontri, accesi da cariche della polizia e da resistenze degli autonomi, tra i dintorni di piazza Navona e fino al lungotevere. Nella sua borsetta sarà trovato, tra le altre cose, un panino.
Poi capita alla fine di ponte Garibaldi, verso piazza Belli e Trastevere, nel momento in cui polizia e carabinieri hanno appena smantellato una barricata e stanno ingaggiando una lotta con i manifestanti, attestati verso Trastevere. Un giovane carabiniere è stato raggiunto di striscio da un colpo di arma da fuoco. Due giovani, Francesco Lacanale e Elena Ascione, vengono colpiti più o meno nello stesso tempo in cui viene ferita mortalmente Giorgiana.
Vari testimoni dichiarano che gli spari arrivano dalla parte delle forze dell’ordine. Eppure le armi in dotazione ai reparti non hanno sparato, sarà dichiarato dai dirigenti e accertato come verità giudiziaria. Da testimonianze visive di fotoreporter dei giornali e da varie altre fonti emerge che dal lato di poliziotti e carabinieri in divisa c’erano vari individui in borghese armati. Tutto il pomeriggio, a partire dai primi fuochi accesi in piazza della Cancelleria, dalle parti di Campo dei Fiori. Nei vari scatti viene anche riconosciuto un poliziotto, Giovanni Santone, in maglietta bianca con una riga nera e tascapane da “autonomo”. Qui la situazione inizia a confondersi. Il ministro Cossiga in una prima dichiarazione parlamentare negherà la presenza di militari in borghese. Poi, di fronte alle prove fotografiche, le ammette, dichiarando che si trattava di elementi in servizio per segnalare reati, non tenuti a intervenire. Chi ha sparato?
Domande rimaste senza risposta.
L’inchiesta sulla sua morte verrà chiusa il 9 maggio 1981. Il giudice istruttore scriverà: «Impossibilità a procedere poiché rimasti ignoti i responsabili del reato».
Quando l’istruttoria è chiusa l’avvocato Boneschi è l’unico a finire sul banco degli accusati. Ha commentato la sentenza riproponendo le domande inevase, le foto, i filmati, i bossoli ritrovati di armi in dotazione alle forze dell’ordine, le ricostruzioni dei periti della polizia sbugiardate e quelle degli esperti di parte con la dimostrazione che un proiettile sparato dalla parte del ponte occupata dai tutori della legge trapassò la schiena di Giorgiana. Il suo ragionamento, il suo sfogo a voce, è stato trasformato in una dichiarazione dal Partito radicale, in accusa scritta contro il giudice istruttore di non essere andato in fondo. Per potere sostenere la sua posizione nel processo seguente per diffamazione, intentatogli dal giudice D’Angelo, non accetta l’elezione a deputato, rinunciando a trincerarsi dietro l’immunità parlamentare.
La vicenda è grottesca e penosa. tanti gradi di giudizio, con sentenze contraddittorie, fino a una condanna civile definitiva per calunnia nei confronti del giudice nel 2008, l’unica verità giudiziaria certa decenni dopo.
Fonte
Doppiozero.com
Giorgiana Masi, la vera storia di un mistero italiano | Massimo Marino
Approfondimenti
Raicultura.it
Muore Giorgiana Masi | Storia | Rai Cultura
Wikipedia
Omicidio di Giorgiana Masi – Wikipedia
La canzone
Canzoni contro la guerra – Giorgiana Masi [12 Maggio 1977]
Video
Rai Play
Ossi di Seppia – S3E7 – Giorgiana Masi, morte di una studentessa – Video – RaiPlay
Tribuna Pannella 1977 – A “Tribuna Politica” dopo l’uccisione di Giorgiana Masi – Video – RaiPlay
Giorgiana Masi. Indagine su un mistero italiano. Il libro di Concetto Vecchio
L’omicidio di Giorgiana Masi nel ricordo e nelle foto di Tano D’Amico
Filmando in città – Roma 1977
Marco Pannella a Tribuna Politica (1977) su Giorgiana Masi e i fatti del 12 Maggio
Sound
Radio radicale
12 maggio 1977: L’assassinio di Giorgiana Masi
Immagini
da Sinistra Anticapitalista
da Rerum Romanarum
da La Repubblica
da Wikipedia